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 2015  settembre 07 Lunedì calendario

FCA VUOLE SPOSARSI, VW DIVORZIA: LE NUOVE VITE DEI BIG

Un’estate calda non solo dal punto di vista meteorologico, una stagione senza riposo per diversi costruttori, con tre aree geografiche in crisi: Cina, Brasile, Russia. Mentre Fca pensa ad una fusione con Gm, Volkswagen dopo quattro anni di procedure giudiziarie, approdate alla Camera di Commercio Internazionale di Londra, si è separata da Suzuki. Un matrimonio durato neppure due anni, i giapponesi hanno avuto via libera per ricomprarsi il 19,9% del loro capitale (un valore di circa 4 miliardi di dollari) divenendo nuovamente indipendenti. Il loro fatturato nell’esercizio 2014/2015 ha superato i 24 miliardi con un utile operativo di circa 1,4 miliardi.
La storia
Quando, nel 2009, era stato firmato l’accordo, Suzuki pensava di poter accedere alle tecnologie innovative di Volkswagen (quella ibrida per esempio) e nello stesso tempo apriva a Wolfsburg il mercato giapponese, dove il 90% è in mano ai marchi nazionali. Un’alleanza che era anche una chiave per entrare in India grazie all’accordo che la casa nipponica ha con l’indiana Maruti che possiede il 56% del suo capitale. I management dei due gruppi non si sono mai intesi. Suzuki non aveva potuto accedere alle innovazioni e Volkswagen aveva mal digerito l’accordo fatto da Suzuki con la Fiat di allora, per acquistare i motori diesel torinesi, ritenuti migliori di quelli germanici. Di fatto sono state due culture a scontrarsi, una fotocopia di quanto già accaduto tra Daimler e Chrysler nel 1999, un fallimento nato da visioni totalmente opposte, senza possibilità di convivenza.
L’obiettivo di Volkswagen di divenire il primo costruttore al mondo – si gioca la posizione con Toyota, entrambi vendono circa 10 milioni di veicoli – passava anche da questa cooperazione. Ora con il mercato cinese in netta stagnazione, Vw nel primo semestre ha consegnato quasi il 4% in meno e le strategie dovranno essere riviste.
La stessa Suzuki sta riflettendo se ridurre la costruzione a Pechino. Le sue fabbriche possono arrivare a costruire 500 mila unità all’anno, ma nel 2014 ha venduto non più di 250 mila vetture. Nel quartier generale, in Germania – dove pare ormai deciso che Hans Dieter Pötsch, attuale direttore finanziario del gruppo, sarà il successore di Ferdinand Piech alla presidenza del consiglio del gruppo Volkswagen – si sta affrontando sia il crollo del Brasile (circa il 30% in meno di immatricolazioni per Vw) sia la progressiva caduta della Russia, con gli Stati Uniti che non decollano. Negli Usa è stata registrata solo una crescita del 2,4% sempre nei primi sei mesi.
La mappa
In Europa le vendite salgono, sostenute da pesanti sconti e promozioni, che per forza di cose riducono i margini. Volkswagen rimane comunque un gruppo molto solido, con stabili posizioni in tutti i mercati e con una riserva di liquidità che, al 30 giugno superava i 21 miliardi, a cui si aggiungeranno a breve i miliardi in arrivo da Suzuki), con un cash flow in continua evoluzione, passato dai circa 3 miliardi di euro del 2014 ai quasi 5 miliardi di oggi.
Intanto Fca sta esaminando una nuova possibilità di trasformazione. La ricerca di un alleato da parte di Sergio Marchionne ha un preciso significato: dare un’ulteriore opportunità al suo gruppo per competere in testa alla classifica dei costruttori mondiali per rendimento del capitale, senza rimanere nella media.
L’obiettivo rimane General Motors che non ha rilasciato dichiarazioni recenti. L’opinione pubblica americana vede con favore l’unione delle due società: la possibilità di ottenere un 20% in più di utili lordi che, sommati ai 25 miliardi già acquisiti, consentirebbero di arrivare ai 30 miliardi di dollari calcolati da Marchionne, è considerata realistica.
La fusione è vista positivamente anche da diversi analisti. Ritengono complementari i marchi delle due società che possono incrementare la loro forza, contrastando le loro debolezze.
Nei giorni scorsi l’ad di Fca si è recato in Brasile per incontrare la presidente Dilma Rousseff. Il mercato dell’auto brasiliano sta vivendo un momento di grande difficoltà. Mercedes Benz, General Motors, Mitsubishi e Volkswagen hanno già annunciato tagli alla produzione e licenziamenti nelle fabbriche del paese. Fca ha inaugurato nell’aprile scorso un nuovo stabilimento a Goiana, nello stato di Pernambuco, dedicato alla produzione del suv Jeep Renegade, già entrato nella top ten delle vendite. In agosto il gruppo italo americano è ancora leader del mercato pur registrando una quota di circa il 18%, in calo rispetto al 22% del 2014.