Gianni Mura, la Repubblica 6/9/2015, 6 settembre 2015
LA LEZIONE DEL BAYERN E IL G5 DEL MERCATO
Scandalo in Baviera. Il Bayern ha annunciato l’apertura di un campo d’allenamento per bambini e ragazzi profughi. Avranno lezioni gratuite di tedesco, pasti quotidiani e l’equipaggiamento per giocare a calcio. Inoltre la squadra bavarese ha messo a disposizione un milione di euro per l’emergenza profughi. Gesto un po’ meno simbolico del minuto di raccoglimento a Firenze, prima di Italia-Malta. Su un punto del mio commento ho ricevuto tre messaggi critici. Ho scritto che il Sassuolo a Malta due gol li avrebbe fatti. Scrivono i critici: il Sassuolo ne avrebbe fatti tre, forse quattro con Berardi in campo. Opinioni. Come quelle che giravano venerdì mattina al solito bar. Cosa costava a Pellè ammettere di aver fatto gol di braccio? E a Conte? Non costava nulla, suppongo. E non era, alla lunga, patetico quel sottolineare come i maltesi difendessero a oltranza? Lo sapevate già prima, ragazzi. Sarebbe bastato un buon regista. Non visto. O un buon tiratore da fuori. Assente. O un inserimento a sorpresa di un centrocampista. Non pervenuto. O qualcuno capace di saltare l’avversario in dribbling. Non presente, fino all’ingresso di Candreva, che poi ha sciupato tutto con una simulazione (tuffo in area senza essere sfiorato) che nemmeno a uno specialista come Neymar sarebbe venuta in mente.
Anche nelle partite più brutte si trova qualcosa di utile che non sia il risultato. Consiglio per gli acquisti: Rowen Muscat potrebbe giocare in serie A. Ha 24 anni e forse dal Berkerkira viene via per poco. L’ultima volta che ho fatto il talent scout ci ho azzeccato: Martusciello dalla C dell’Ischia alla A dell’Empoli. Visto il non ancora diciottenne Diousse mandare in crisi da solo il centrocampo del Milan, ho pensato: questo ragazzo tra un anno sarà in una grande squadra. Ma arrivo in ritardo: all’Empoli l’avevano già richiesto Roma e Juve. Quanto al mercato, mi dicono sia una cosa seria. Io penso di no, almeno com’è strutturato o destrutturato adesso. Due mesi a rincorrere Draxler, posto e non concesso che servisse, mi sembrano tantini, idem un mese per accaparrarsi Astori. Ha detto Marotta che l’anno prossimo i prezzi cresceranno del 20%, ma perché? La domanda, al bar, viene da Y., fornaio egiziano e juventino. Già poco convinto «che una riserva dell’Inter, Hernanes, diventi la chiave del nostro centrocampo». Y. è uno juventino critico: «Se va avanti così, Pogba ci convincerà che era meglio venderlo per 100 milioni». Non avrebbe mai ceduto Vidal: «Uno così meglio averlo dalla tua che contro». Guai a toccargli Buffon, lo venera. Il mercato ha delle regole non scritte, gli ho risposto. Risposta che non rispondeva, un addetto ai lavori (ai livori, ai favori) non avrebbe risposto così.
Al mio bar il tifo è ristretto a quattro squadre. E quattro tifosi. Y, poi Z, elettrauto milanese che ancora rimpiange Mourinho e continua a dire che Thohir non ha i soldi, K, fruttivendolo tunisino milanista fino al midollo (secondo lui quello senza soldi è Berlusconi) e W, il barista, napoletano e tifoso del Napoli che ha due unità di misura: ‘nu bbabbà e ‘na chiavica (più la seconda, di recente). K e Z hanno scommesso sul derby: 12 lattine di birra a chi vince. Si era parlato anche di costo e valore. Secondo Y, «bel colpo dare Coman al Bayern per 28 milioni. Adesso capisco perché all’inizio Allegri l’ha messo davanti a Dybala: per venderlo meglio». In effetti, 28 milioni sembrano tanti per un ragazzo che ha totalizzato 22 presenze segnando un gol (nel 6-1 al Verona in Coppa Italia). Ma bisogna legger bene le condizioni: prestito biennale, 5 milioni subito, 2 tra un anno e altri 21 di riscatto obbligatorio se Coman arriverà a un certo numero di presenze nel Bayern. Dubito che ci arrivi. Coman è tramontato di fronte agli 80 milioni che a Manchester hanno investito su Martial. Ma di costo e valore bisognerà continuare a parlare. Chi decide le leggi di mercato? Chi lo fa. Immagino un G14 o un G8, forse basterebbe un G5 con Jorge Mendes, Mino Raiola e altri tre per fare numero.
Raiola è anche intervenuto su questioni lessicali, per correggere una dichiarazione attribuita a Ibrahimovic. Non ha detto che al Milan lo cercavano da disperati, ma che lo avevano cercato disperatamente. Apprezzerete la differenza. Io apprezzo che Raiola sia puntiglioso come la maestrina dalla penna rossa. Non di soli contratti vive l’uomo. Anche di contatti. Non so che procuratore abbia Nainggolan, ma sarebbe opportuno un suo intervento. Sulla Gazzetta di ieri, in prima pagina, sotto il titolo “Ahi, Juve” si legge: “Manca il mastino e Nainggolan urla: Roma da primato”. A pagina 7, titolo: “Nainggolan ringhia”. Ora, fermo restando che il buon giorno si vede dal mastino (per chi ci crede), nel testo non si accenna a urla e ringhi. Come si usa in un’intervista, Nainggolan dice, parla. In futuro, escludendo che uno con le sue caratteristiche di gioco possa tubare, zirlare o cinguettare, non si possono escludere latrati, ululati, bramiti e barriti. Le vie dei titolisti, come quelle del Signore, sono infinite. O quasi. Sia detto con un grugnito.
Gianni Mura, la Repubblica 6/9/2015