MilanoFinanza 4/9/2015, 4 settembre 2015
IL TESORETTO CIR CHE LA BORSA FATICA AD APPREZZARE
Il terremoto che ha colpito le borse di tutto il mondo nelle ultime settimane ha mietuto parecchie vittime in Piazza Affari. Fra i titoli più penalizzati c’è Cir, la holding di riferimento (controllata a sua volta da Cofide) dei business quotati e non della famiglia De Benedetti, che oggi è scambiata a poco più di 0,8 euro per azione e capitalizza 646 milioni. È vero che tipicamente la finanziaria sottoperforma il mercato in momenti come quelli vissuti di recente dal listino milanese, ma le quotazioni di Cir hanno raggiunto ormai prezzi di saldo.
La società, grazie alla cura targata Monica Mondardini, l’amministratore delegato della holding (somma anche la carica di amministratore delegato della controllata Gruppo L’Espresso, oltre che presidente di Sogefi), ha superato i problemi derivanti dalla crisi della ex controllata Sorgenia (ceduta alle banche creditrici) e nel primo semestre del 2015 ha ritrovato l’utile (di circa 40 milioni) rispetto alla perdita registrata alla fine dello scorso esercizio. Se si considera che Cir ha in pancia una ricca cassa, quasi 400 milioni, la valutazione borsistica attuale di tutti gli asset industriali del gruppo è di circa 200 milioni. Un valore ingiustificato se si pensa che le sole quote in Espresso (56,1%) e Sogefi (57,6%), alle quotazioni attuali, ammontano oggi a quasi 365 milioni. Tali quotazioni, peraltro, sono ai minimi storici. Per quanto riguarda la casa editrice non si tiene conto dei risultati della società (margini stabili e utile in crescita al 30 giugno) e degli incoraggianti successi che sta riportando sul fronte della riduzione dei costi e dello sviluppo del digitale (Repubblica.it è il primo sito italiano di news con oltre 1,5 milioni di utenti unici giornalieri). Mentre per quel che attiene alle prospettive future di Sogefi (componentistica per auto) toccherà attendere il piano che il nuovo management sta predisponendo, ma anch’essa rispetto ai competitor non pare particolarmente premiata a Piazza Affari. In più non va trascurato che nel portafoglio di Cir c’è anche Kos, uno dei leader italiani nei settori della sanità assistita e della riabilitazione con 72 strutture in gestione e 7.100 posti letto, che in considerazione dei multipli di settore (ev/ebitda di 11-12 volte), oggi potrebbe avere un equity value tra 550 e 600 milioni, di cui circa 275-300 in capo alla holding dei De Benedetti che ne controlla la maggioranza, affiancata dal fondo Ardian. Poi ci sono gli asset minori – tra i quali i private equity, la partecipazione nella svizzera Swiss education group, la scuola di formazione manageriale tra i leader di settore a livello mondiale, i non performing loans e per finire le azioni proprie (ben l’11,4% del capitale, che vale ai prezzi di borsa altri 74 milioni). Per queste ragioni, forse, nell’ultimo report stilato in agosto gli analisti di Akros hanno valutato il nav (net asset value) di Cir in 1,3 miliardi, vale a dire più del doppio di quanto riconosciuto dalle quotazioni di borsa attuali. Certo, di solito alle holding si applica uno sconto. Ma le medie europee si aggirano intorno al 20-25%, con punte che arrivano fino al 33%. Nel caso di Cir, sottolineano in Akros, lo sconto sarebbe addirittura del 47%. E senza considerare la cassa, lo sconto sui soli asset industriali sale al 65%. Decisamente alto. Infatti per Akros il prezzo giusto per Cir è di 1,25 euro.
MilanoFinanza 4/9/2015