Gian Antonio Stella, Sette 4/9/ 2015, 4 settembre 2015
I SEGRETI DI SOPHIA LOREN «SUL SET NON HO MAI BACIATO NESSUNO, HO SCOPERTO CAPRI GRAZIE A CLARK GABLE E A 80 ANNI MI SENTO UN’ADOLESCENTE»
«Ué, stamm’ce accuorti ca simmo arrivati a sessanta», rideva vent’anni fa spiegando allegra a Sette di non sentirsi affatto angosciata dallo scorrere del tempo: «E poi io dentro di me, di anni, ne ho sempre dodici. Sono più giovane dei miei figli. Gioco sempre. Pure con le nocciole sul pavimento». Passata l’ottantina, Sophia Loren ammette che gli anni sono trascorsi anche per lei: «Dentro, ora, me ne sento quattordici».
Va da sé che quando Dolce & Gabbana le hanno proposto di fare da testimonial e di dare il nome a un nuovo rossetto rosso (vedi box a pag. 26), quello che di solito viene affidato a certe sventolone supersexy di coscia lunga, quasi quasi le sarebbe venuto di ammiccare ironica: «Non sarò un po’ troppo giovane?»
Così è fatta. Dopo una vita in cui ha conquistato tutto ciò che voleva conquistare, fino a recitare con tutti ma proprio tutti i miti di Hollywood e vincere due Oscar («La prima volta non c’ero neppure, lì a Hollywood: come potevo immaginare che dessero il premio a un’italiana, anzi una “puzzulana” che recitava in italiano!»), Nostra Signora del Cinema sa di potersi concedere tutto. Perfino di sorridere della bellezza («il mio fisico non mi assomiglia», spiegò una volta) e di quelle sue labbra che hanno fatto sospirare più generazioni di fan devoti sparpagliati per il mondo e incantati davanti a quei baci leggendari immortalati in tanti capolavori.
«Baci? Io? Mai baciato nessuno!».
Come sarebbe a dire?
«Finzione. Sono solo finzione. Il nostro è un lavoro. Metti la manina in un certo modo e pare che… A meno che non ti innamori pazzamente del tuo partner, ma allora poi te lo sposi!».
Ma se il cinema è pieno di baci…
«Ma io sono eccezionale. Che c’entro? Sono eccezionale e sono di Napoli. Quindi ho il “sense of humour”».
Insomma lei ha stampato baci solo sulle facce dei figli e dei nipotini…
«Quelli sì. Tanti».
Almeno il primo bacio se lo deve ricordare: a Manlio.
«Ma quello non fu un vero bacio…».
Leggo ciò che raccontò ad Alberto Moravia tanti anni fa: «A Pozzuoli mi piaceva un ragazzo di diciassette anni. Un giorno andammo a fare una passeggiata in direzione di Bagnoli, sulla strada maestra. Lui, a un tratto, mi prese la mano, mi accorsi che aveva il fiato grosso e che gli occhi gli si erano fatti rossi. A un tratto mi diede un bacio sulla bocca. Terrorizzata, lo piantai in asso e corsi via…».
«Fu alla Pietra, tra Pozzuoli e Bagnoli... Ma non fu un vero bacio. Aveva davvero gli occhi rossi rossi… Ero molto, mooolto giovane. Era la prima volta che prendevo il treno… Tornai a casa con la testa fuori dal finestrino. Sconvolta…».
Addirittura! Lo visse come un peccato?
«Insomma… Per me era una trasgressione… Ancora adesso, guardi, reagirei così…».
L’ha più rivisto, Manlio?
«No. Mai più».
Almeno il primo bacio cinematografico se lo ricorderà!
«Con Mastroianni ho passato una vita quindi l’avrò dato a lui».
Quattordici film ci ha fatto: quattordici.
«Sì, una vita intera».
Li fa ancora i fagioli con le cotiche che cucinava per lui?
«No. Lui ne era ghiotto. Ma devo dire che non è il mio piatto. Lo faceva nonna ma è pesante. Preferivo il ragù. Il ragù era il cibo dei ricchi e io volevo il ragù».
Le manca?
«Marcello? Sempre. Mi manca sempre. Era speciale. Per la semplicità. Il talento. L’onestà. Era una persona gelosa della sua vita. Pieno di pudori. Siamo andati d’accordo subito. Dal primo giorno di riprese di Peccato che sia una canaglia. Era su una scala. Lo vidi e dissi: io con questo qui andrò molto d’accordo».
Sarà successo anche il contrario: ha visto qualcuno e ha pensato «con questo qui non andrò d’accordo mai».
«Sì, ma non si dice».
Ormai…
«Come “ormai”? Non si dice. Anche se sono morti».
Insomma, sul set non ha mai baciato nessuno.
«Gli attori non si baciano. O almeno ai miei tempi non si baciavano».
Rivediamo qualche foto?
«Certo non c’è Marlon Brando…».
… che le mise una mano sul sedere e si beccò una sberla in faccia…
«Che modi sono? Eravamo sul set de La contessa di Hong Kong. Fermai la troupe e dissi a Chaplin, che era il regista: “Charlie! Succede questo, questo e questo. Fai tu”. Mica potevo risolverla io la questione. Quello era capace di piantare in asso il film».
E lui?
«Disse che era solo uno scherzo. E io: “Okey. It’s fine”. Va bene. Incidente chiuso».
Ha detto cose terribili su di lui, in passato. Che «non era importante fare pace con Brando, tanto lui era sempre in guerra con il mondo».
«Mangiava gelati. Solo gelati. Era ghiottissimo di gelati».
Un talento enorme, però…
«Stavo per dirlo. Quando lo vidi la prima volta in Fronte del porto svenni. Un attore straordinario. Ma il carattere… Insomma, me le fa vedere queste foto dei baci che avrei dato sul set?».
Ecco qua, questa è con Mastroianni…
«E va be’, Marcello! Che c’entra?».
Questa con Anthony Quinn…
«Ma no, è solo un trucco. Era un duro. Un po’, come dire, mexicano».
Questa con De Sica…
«Ma figuriamoci: Vittorio era come mio padre!».
Questo con Grant…
«Vabbè, era Cary… Bacio a metà. E poi, uffa, bisogna vedere la trama, il momento, la tragedia…».
Ci sarà stato bene, oltre a Mastroianni, un altro con cui si sia trovata bene… Richard Burton, ad esempio…
«Grandissimo. Recitava e stavi lì a guardarlo: Madonna mia, che meraviglia! Stavamo in piscina, a Marino, con mio marito Carlo e i miei figli. Disse: voglio recitare per te Riccardo III. E fece tutto Riccardo III. Tutto. A memoria. Dall’inizio alla fine. Una voce stupenda, unica. Lo filmammo. E ce l’ho, quella “pizzetta”».
Una gemma straordinaria: non la mostra a nessuno?
«No».
È così gelosa delle sue cose?
«Sono molto gelosa».
Essere napoletana c’entra, con la gelosia?
«Non lo so».
È vero che scoprì Capri grazie a Clark Gable?
«Certo. Non c’ero mai stata prima».
Ma se è di Pozzuoli!
«Per questo non c’ero mai stata. Se stai a Pozzuoli, se non hai una lira per mangiare, se fatichi anche ad andare a Bagnoli o a Bacoli… E chi la conosceva, Capri? Era lontana come la luna. Mi ci portò lui, Clark. Lo so che pare una cosa pazza ma è così».
E come le sembrò?
«Bella! Ma la costa è tutta bella. Tutta l’Italia è bellissima».
Erano anche gli anni dello stupro ambientale della costa napoletana, di Pozzuoli, di Bacoli…
«Solo Pozzuoli e Bacoli?».
Voglio dire: vi rendevate conto di stare dentro una brutta storia di veleni e di aggressione all’ambiente?
«Ma si figuri. Avevo altri pensieri. Il mio problema era: mangerò domani? Riuscirà la nonna a fare un prendisole con quel lenzuolo?».
Va da sé che anche i piccoli lussi…
«Sa quale fu il mio primo rossetto? Avevo un’amica carissima, Adele. Abitava sul mio stesso pianerottolo, dove ho passato le più belle ore della mia infanzia. Il nostro gioco preferito era andare in giardino, dove c’erano molti gerani. Toglievamo i petali e ce li mettevamo sulla bocca. Gerani rossi».
C’è chi l’ha studiato, il rossetto rosso: pare che le vendite abbiano sempre avuto un’impennata dopo le guerre, dopo le grandi crisi, dopo l’11 settembre…
«Magari si potessero superare le crisi col rossetto. Però sì, se ti guardi allo specchio aiuta».
In un’intervista a Vanity Fair lei disse che, dopo gli anni di povertà, ha conservato un tale rispetto per il pane che se ne avanza un pezzo, prima di buttarlo, lo bacia.
«Certo. Il pane significa vita, sopravvivenza. Non sono tipo che butta via il cibo. Mangio fino all’ultimo boccone sul piatto. Naturalmente non lo riempio troppo».
E magari mangia la sera le cose avanzate a pranzo?
«Capita. Perché no? Ci sono i frigidaire… Si riscalda ed è tutto più buono».
Ha fatto pace, ormai, con suo padre?
(Silenzio lunghissimo, interminabile). «Non c’è più».
Dentro se stessa, intendo: ha fatto pace?
(Ancora silenzio) «No. Un papà o è un papà o non è niente. Mio nonno è stato mio papà. È lui che chiamavo papà».
Ma dopo che lei era diventata immensamente famosa lui cercò di recuperare il rapporto?
«Non voglio parlare di queste cose. La prego».
Le dà ancora tanto dolore?
«No, perché ho avuto un uomo, Carlo, che è stato un fidanzato, un marito, un padre, tutto. Non mi è mancato proprio niente. Ma preferisco non parlarne».
Quella lontana volta lei disse a Moravia che non capiva come mai sua madre fosse rimasta innamorata di suo padre, nonostante tutto, per 27 anni e che solo da due mesi aveva cessato di esserlo. Ha poi capito perché?
«No. Non ricordo neppure bene quell’intervista a Moravia. Credo che mia mamma non si sia mai dimenticata di mio padre. Anche se lui sposò quell’altra donna quando noi, io e mia sorella, ci eravamo già. Ebbe due figli maschi».
Li ha conosciuti?
«Sì, tutti e due. Li ho voluti conoscere. Uno, purtroppo, morì molto giovane. Due bravissimi ragazzi. Bravissimi».
Guardandosi indietro, a ottant’anni, pensa di aver avuto più o meno di quanto meritava?
«Come faccio a dirlo? Non tocca a me. Avevo dei sogni, si sono avverati molto più di quanto pensassi».
Ci vediamo per la prossima intervista, tra vent’anni.
«Ci conto».