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 2015  settembre 04 Venerdì calendario

FERNANDO: «DALLA GUERRA A CASSANO, LA MIA SAMP È IL PARADISO»

Non c’è niente di più bello che vedere l’arcobaleno dopo un furioso temporale. Forse anche per questo il sorriso di Fernando Martins ha qualcosa di speciale. Dopo i guai sopportati in Ucraina e l’esordio shock con la maglia della Sampdoria in Europa League contro il Vojvodina, il centrocampista brasiliano ha scoperto anche il lato migliore dell’avventura italiana. «Ma io – ribatte – non avevo mai dubitato di questo. Sognavo l’Italia da sempre, persino mio figlio ha un nome italiano: Enzo. Ero già stato vicino alla Serie A, prima con la possibilità Napoli, attraverso uno scambio con Vargas, poi, lo scorso gennaio, per l’interessamento della Fiorentina. Il prestito pareva cosa fatta, ma non è stato così. Io confido molto in Dio e sapevo che avrebbe scelto per me il posto giusto. Quando ho saputo che mi voleva la Sampdoria ho accettato di corsa. Qui c’è un presidente speciale come Ferrero. Qui hanno giocato grandi campioni e per me è un onore provare a imitarli, penso a Cerezo e a Silas, quest’ultimo una persona speciale per me: è stato il primo tecnico a scommettere sulle mie capacità al Gremio ed è una persona che sento sempre volentieri».
Magari la sera a Torino con il Vojvodina le aveva fatto nascere qualche pensiero negativo?
«No. Nel calcio capita di incappare in serate così: vorresti presentarti da campione, magari segnare un gol, invece succede un disastro e perdi 4-0. Ma io avevo visto che i giocatori avevano qualità, che c’erano parecchi nuovi, che ci serviva solo un po’ di tempo. Già nella partita di ritorno a Novi Sad lo abbiamo dimostrato. Ho trascorso un ultimo anno tremendo in Ucraina: giocavo poco e con l’avvicinarsi della guerra anche la vita fuori dal campo era diventata difficile. Ero sempre triste, teso, mia madre mi chiamava e mi diceva: “ritorna a casa”. Qui ho trovato un paradiso: una bella città, il mare, un’ottima squadra. Adesso poi ho anche trovato casa in centro per viverci con mia moglie Raphaela e mio figlio. Bellissimo».
Ha ritrovato pure l’ispirazione sui calci di punizione, quelli che l’avevano resa famoso da giovanissimo in Brasile nel Gremio, quando conquistò pure un Mondiale Under 20 con la Seleçao.
«È vero. Allo Shakhtar tirava solo Dario Srna, il capitano, per me non c’erano possibilità e avevo perso pure il gusto di provare in allenamento. Qui ho trovato subito la fiducia di Zenga, che mi ha invogliato a lavorarci ogni giorno. Già quella sera contro il Vojvodina ho sfiorato il gol, così tutti hanno cominciato a spingermi e contro il Carpi è venuto il gol».
Ha avuto qualche maestro in Brasile?
«No, ho sempre avuto questa capacità, anche da ragazzino. Il tiro è sempre stato un mio punto di forza».
Ora che ha conosciuto l’ambiente e la squadra, cosa pensa di poter conquistare?
«Avevamo l’obiettivo Europa League e l’abbiamo perso subito, ora siamo concentratissimi sul campionato, ma con la permanenza di Eder e Soriano, due giocatori di grande qualità, sono convinto che possiamo ripetere la strepitosa stagione scorsa. Anzi potremmo fare anche meglio dello scorso anno e conquistare una nuova chance europea. Dobbiamo rispettare tutti, ma anche confidare nella nostra qualità. Credo che qui ci siano giocatori che non hanno ancora capito quanta qualità hanno. Comprenderlo ci farà fare un bel salto».
Ha visto in azione anche Muriel, sa che qualcuno lo ha paragonato a Ronaldo il Fenomeno?
«Non lo sapevo, ma anch’io sono rimasto sorpreso da lui. È giovane, ha solo un anno più di me, è fantastico, fa cose che altri neppure pensano, vede spazi dove a tutti sembra ci sia solo un muro di difensori. Lui può portare la Sampdoria in alto».
In più c’è Cassano. Che cosa pensa di lui?
«Devo confessare una cosa: io proprio non lo conoscevo, non sapevo chi fosse. Ne ho sentito tanto parlare e ho visto che molti lo consideravano un idolo, così sono andato a vedermi dei video e sono rimasto a bocca aperta. Non vedo l’ora di ritrovarlo al massimo delle sue possibilità. So che è stato molto criticato per la sua personalità, ma a me non è parso così: nello spogliatoio è simpaticissimo e disponibile, mi parla sempre anche se usiamo lingue differenti. Per la sua storia e la sua qualità Antonio deve tornare ad essere il punto di riferimento del nostro gruppo».