Sebastiano Vernazza, SporteWeek 29/8/2015, 29 agosto 2015
IL MATUSA DI FROSINONE –
Il Frosinone ha debuttato in Serie A contro il Torino e confessiamo la nostra ignoranza: noi credevamo che il “Matusa” – così è conosciuto lo stadio frusinate – dovesse il nome a un vecchio protagonista del calcio locale o a un eroe di guerra, cosa che capita in tanti casi simili. Ne eravamo così persuasi che a un certo punto ci siamo chiesti quale fosse il nome di battesimo di questo “Matusa” ed è stato in quel momento che siamo caduti dal pero: lo stadio di Frosinone in realtà si chiama ufficialmente e banalmente Comunale, “Matusa” è soltanto un nomignolo. La storiella ha un suo perché. L’impianto fu inaugurato durante il fascismo, nel 1932, ma è stato edificato a strati, un pezzo alla volta. Una specie di mosaico, assemblato alla bell’e meglio e invecchiato in fretta. All’inizio degli Anni ’70 un giornalista di Frosinone, Luciano Renna, in un suo articolo lo definì «Matusa» in onore di Matusalemme, patriarca biblico che secondo alcuni sarebbe vissuto quasi mille anni, e la battuta piacque così tanto da diventare di uso comune e da oscurare l’intestazione ufficiale. Quarant’anni e passa dopo quel nuovo battesimo, il “Matusa” – riverniciato e ristrutturato per il necessario – è entrato nel ristretto circolo della Serie A. Dovrebbe andare in pensione l’estate prossima, quando si spera che sia pronto il nuovo stadio di via Casaleno. Nell’attesa ci sembra il testimonial perfetto di gran parte delle arene calcistiche italiane, che sono vecchie come il cucco (dal nome del profeta Habacuc, più o meno un collega di Matusalemme).
Sebastiano Vernazza