Antonio Calitri, Il Messaggero 30/8/2015, 30 agosto 2015
RIFORME, FISCO E GIUSTIZIA L’AUTUNNO CALDO DI RENZI
ROMA Le prossime settimane saranno cruciali per il governo che con la riapertura del Parlamento della prossima settimana, dovrà affrontare numerosi nodi da sciogliere. Dal più importante passaggio sulle riforme istituzionali in Senato con la paventata ipotesi di scissione nel Pd e il rischio di non avere i numeri per farla passare, al varo della legge di stabilità che dovrà reperire le risorse per l’annunciato taglio della Tasi sulla prima casa.
E poi il ddl sulle unioni civili che fa salire la tensione con Ap che si è dimostrato l’alleato più fedele del premier ma che non vuole cedere su alcuni punti. Molto delicati poi, saranno alcuni gli ultimi decreti attuativi del Jobs Act dove il passaggio sull’utilizzo degli strumenti di controllo a distanza da parte dei datori di lavoro potrebbe far partire una nuova ondata di scioperi, mentre i decreti della riforma della Pubblica amministrazione come il taglio delle municipalizzate potrebbe accendere focolai di malcontento sui territori.
I PATTI ALL’ORIZZONTE
Senza dimenticare i nodi a Montecitorio sulla riforma del processo penale, delle intercettazioni e dello ius soli che allontanerebbero eventuali nuovi patti del Nazareno con Forza Italia oltre a creare tensioni con Ncd. Insomma inizia in salita l’autunno per Matteo Renzi e la sua maggioranza tanto che si torna a parlare di possibile voto anticipato.
E se venerdì anche una colomba come il ministro Graziano Delrio dalla festa dell’Unità ha avvisato i ribelli che «il presidente del Consiglio non ha paura di andare a votare e nemmeno io», segno che al di là della tranquillità che apparentemente si respira al Nazareno, il segretario del Pd non si vuole trovare impreparato in caso di uno o più sgambetti soprattutto da parte dei ribelli dem. Che ieri hanno risposto di non avere paura e che «la minaccia di elezioni è una pistola scarica». Il nodo più importante, almeno a settembre è quello dell’articolo 2 sul senato non elettivo della riforma Boschi.
Su questo punto i 25 ribelli del Pd che hanno respinto la mediazione del capogruppo Luigi Zanda, restano compatti e se non cambia qualcosa potrebbero creare seri ostacoli al proseguimento della legislatura con la scissione che ha quel punto diventerebbe certa e la stampella dei verdiniani che potrebbe non bastare.
Per questo i renziani guardano anche a Forza Italia per questo passaggio delicato. Ma la tensione è alta e trapela da Dario Ginefra che ieri ha detto che «l’idea di risolvere il confronto interno al PD con una spallata istituzionale, approfittando dell’esame al Senato della Riforma costituzionale, è atto suicida e tradisce la storia riformista di chi la teorizza».
IL NODO TASSE
Altro nodo cruciale sarà la legge di stabilità con Renzi che ha annunciato la rivoluzione del fisco e l’abolizione di Tasi sulla prima casa ma dovrà schivare anche la clausola di salvaguardia per l’aumento dell’Iva con il conto che tocca i 25 miliardi di euro e il reperimento comporterà non pochi malcontenti. Prima però ci sarà da dirimere il nodo del ddl unioni civili, che torna in commissione giustizia del Senato mercoledì prossimo.
Il testo sta creando tensioni con Area popolare e mal di pancia tra i cattolici del Pd. Per Carlo Giovanardi va tutto riscritto mentre gran parte di Ncd e Udc chiedono di cancellare il punto sull’utero in affitto che Maurizio Sacconi considera "il macigno della rivoluzione antropologica". La relatrice Monica Cirinnà ha anticipato i cambiamenti che intende apportare e che "invece di citare gli articoli del codice civile che fanno riferimento al matrimonio si avrà un elenco di diritti" ma questa modifica, da sola non basterà a portare la pace e se servirà di nuovo la stampella di M5s che a marzo votò il testo base col Pd, le tensioni in maggioranza sono destinate a crescere.