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 2015  agosto 30 Domenica calendario

ASILI, DIECIMILA MAESTRI PRECARI PERDONO IL POSTO

Martedì è il 1° settembre e quindi riaprono gli asili statali. Cioè, forse. Specialmente nelle grandi città c’è un problema non piccolo che discende da una scelta fatta dal governo nella “Buona Scuola”: la legge, infatti, esclude dalle assunzioni i precari della scuola materna, che tecnicamente è pertinenza dei comuni e non del ministero. Per gli asili, insomma, continuano a funzionare le vecchie graduatorie: per la fine della “supplentite” (come la chiama il presidente del Consiglio) se ne riparla un’altra volta.
Solo che pure coprire i posti da supplente è un problema: oltre 10mila insegnanti precari della materna infatti, su circa 23mila, hanno già avuto contratti a termine per più di 36 mesi e quindi non possono essere ulteriormente prorogati, ma solo assunti. Il problema si presenta quest’anno perché il mondo della scuola, con una legge del 2011, era stato escluso dalla norma sulle stabilizzazioni dopo tre anni di precarietà: a novembre 2014, però, una sentenza della Corte di Giustizia europea ha bocciato lo stato d’eccezione creato per la scuola con la buona ragione che, se quegli insegnati servono, vanno assunti e non tenuti a bagnomaria.
A Roma, la battaglia è particolarmente infuocata perché riguarda la metà della platea: circa 5mila insegnanti precari delle materne che – magari dopo supplenze reiterate per un quindicennio – ora rischiano di perdere il lavoro. Un bando per coprire i posti vacanti firmato dalla Giunta il 14 agosto, infatti, escludeva i cosiddetti precari “+36”, ma ora il nuovo assessore Marco Rossi Doria ha sospeso l’iter imponendo almeno all’inizio dell’anno i “turni unici” per maestri e maestre di ruolo. In alcuni istituti, però, su una pianta organica di 12 posti, ne risultano vacanti fino a 5: reggere a lungo in questa situazione è impossibile, senza contare che nei nidi settembre è il delicato mese del cosiddetto “inserimento” dei bimbi.
La soluzione? Non c’è. Per ora i ministeri interessati si sono rimpallati domande, ma la via per uscirne non si trova. La prima, e più ovvia, sarebbe che i Comuni assumano le persone di cui hanno bisogno, specialmente quelle che – avendo avuto un decennio di contratti a termine – ne hanno diritto per legge (a quello o a un risarcimento, dicono le sentenze). Gli enti locali, però, com’è noto, sono sottoposti ai rigori del Patto di Stabilità interno e non hanno lo spazio finanziario per assumere. Ieri Il Sole 24 Ore parlava di una possibile soluzione in due tempi: lunedì 31 agosto una circolare per chiarire il destino dei “+36 mesi” e poi, con la legge di Stabilità, un intervento per aiutare i comuni nelle assunzioni (sempre che si trovino i soldi).
Quanto al governo, con la legge “La Buona Scuola” ha già detto che per ora non metterà le mani nella scuola materna. La cosa curiosa, e in un certo senso paradossale, è la seguente: le 102.734 assunzioni previste e finanziate dal governo per elementari e medie (inferiori e superiori) non saranno raggiunte. I nuovi insegnanti saranno tra gli 80 e i 90mila.
È successo che – analizzando le 71.643 domande di regolarizzazione arrivate – il ministero si è accorto che per vari motivi non sono coperti alcuni profili: mancano docenti abilitati all’insegnamento della matematica e, in misura minore, di altre materie scientifiche e mancano pure gli insegnanti di sostegno. Per questi posti si dovrà continuare ad affidarsi alle supplenze annuali.
Un vero peccato che nasconde un paradosso: le 71mila e dispari domande, infatti, ne nascondono tremila di docenti che nel frattempo sono stati assunti e quasi 15mila di insegnanti abilitati nella scuola materna, di cui però la legge Giannini-Renzi ha scelto di non occuparsi. Alla fine, ma siamo ancora a un conteggio a spanne, entreranno in ruolo attraverso le domande arrivate al ministero 52-60mila insegnanti, cui vanno aggiunti i 29mila già assunti dai provveditori per effetto del turnover annuale: insomma tra gli 80 e i 90mila invece dei 102.734 conteggiati nella relazione tecnica della “Buona Scuola”. Al ministero pensano di risolvere aumentando i posti da mettere a concorso a fine anno: 80mila invece di 60mila.
Tutto bene, ma forse va ricordato che la legge fu fatta approvare in tutta fretta dal governo con la scusa che non si potevano far saltare le assunzioni: se Renzi e i suoi avessero previsto norme più elastiche (e ascoltato i sindacati), oggi i 10mila precari delle materne potrebbero rientrare nelle stabilizzazioni già previste, avrebbero un lavoro e le famiglie saprebbero con certezza che martedì riaprono gli asili.
Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 30/8/2015