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 2015  agosto 30 Domenica calendario

IL BALO IN MASCHERA DEL LUNGO MERCATO


Bonaretti, Canazza, Corno, C. Meroni, Milan, Minghelli, Blasone, Tassi, Nuvoli, Tafuni, Di Pietropaolo , Turchi, Isabella, Russo, Marangone, Pulino, Sguaitzer, Solfrini. Tutti hanno avuto a che fare con un campo di calcio, spesso calcio minore. Allineare altri nomi farà capire il nesso: Segato, Vincenzi, Rognoni, Signorini, Borgonovo, Soldan, Bernardini, Lombardi, Beatrice, Cucchiaroni, Galdiolo, Garritano. Calcio maggiore. Come Astle, Johnstone, Nowak, Ricksen. Il nesso si chiama Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Massimiliano Castellani, collega dell’Avvenire, in “Sla il male oscuro del pallone” (ed. Goalbook, 199 pagine, 14 euro) racconta di morti e di vivi che stanno lottando contro la Sla. Un male identificato da Charcot nel 1869, allora la chiamavano malattia dei contadini perché ne erano colpite persone per lavoro a contatto con l’erba. E da allora un rimedio non è stato trovato. Si tratta di una malattia che colpisce sei persone su centomila, ma in Italia la percentuale è molto superiore per i calciatori. La ricerca latita o è scarsamente finanziata. La fondazione creata da Vialli e Mauro nel 2004 ha raccolto un milione di euro, ma sono gocce nel mare. Un’altra fondazione ha il nome di Stefano Borgonovo, fa capo a Chantal, la sua coraggiosa moglie. C’è molto coraggio nelle storie che Castellani racconta con discrezione. C’è il coraggio del malato, atleta o ex atleta, abituato a considerare il suo corpo un alleato, un amico. La Sla si manifesta con segnali subdoli: non si riesce più ad aprire una lattina di birra, o la portiera dell’auto, non si riesce più a pronunciare alcune consonanti (r, s, z). E poi non ci si muove più, non si parla più, è indispensabile l’assistenza 24 ore su 24. E c’è il coraggio delle famiglie, spesso chiamate a fronteggiare, oltre al dolore, emergenze economiche: oltre all’assistenza , le medicine, anche duemila euro al mese.
Si chiama anche morbo di Gehrig, la Sla. Lou Gehrig detto Cavallo d’acciaio, dal 1925 al ‘39 disputò 2130 gare di campionato con gli Yankees, record battuto nel 1995 da Carl Ripken dei Baltimora Orioles. Gehrig morì nel giugno 1941, non ancora trentottenne. Era considerato il più grande giocatore di baseball del mondo, dopo Babe Ruth. Altri casi si sono verificati in sport Usa praticati sull’erba (football americano e golf, oltre al baseball). Non nel calcio, i campi più recenti sono sintetici. In Europa sì, ma ben al disotto delle percentuali italiane. Ipotesi, su cui anche Guariniello ha indagato: un intreccio tra antidolorifici e sostanze dopanti, senza escludere pesticidi e diserbanti. Si può essere colpiti dalla Sla senza essere calciatori. In Italia si registra un caso nel basket e uno nel volley. Nessuno nel ciclismo. Si può essere colpiti da arbitri: Nuvoli di Alghero. S’è lasciato morire a 53 anni. Si può essere colpiti senza essere atleti: Mao, David Niven. È un male oscuro non solo del pallone. E c’è un altro dato allarmante nel libro di Castellani: il 56% dei farmaci somministrati a giovani calciatori, tra i 12 e i 18 anni, è privo di autorizzazione medica.
Di calciatori più anziani in questa rubrica si tornerà a parlare a mercato concluso. Perché la penso come Gasperini (Gasp per molti organi d’informazione), allenatore del Genoa, che trascrivo dalla Gazzetta: «Un mercato ancora aperto dopo due turni di campionato non va bene. Alla fine, dopo cinquanta giorni di lavoro, le amichevoli precampionato e la preparazione estiva rischiano di non avere senso». Non va bene ma è regolare e chi rischia più figuracce è l’allenatore. Fino all’ultimo giorno d’agosto si assiste al festival del provvisorio, difficile lavorare in profondità. La Gazzetta vive con effervescenza il mercato. Vedi titolo “Manca Pocho” su Lavezzi. Le abbreviazioni affascinano i titolisti, oltre ai giochi di parole. Ieri, apertura della prima pagina: “Miha, Balo & C prima alla Scala”. Persa l’occasione di “Un Balo in maschera”. Sconsigliato “Miha stupido” che suona elogiativo solo se letto alla toscana. In caso di un futuro cambio di panchina, “Scala a Pioli”. In caso di Balotelli immobile, “Supermarmo”. Banalotto “S’usa Suso” e pure ripreso da un vecchio Carosello ( sa se a Susa Sesa s’usa?). In caso di superpartita di Cerci, “Cerci beaucoup”. Si potrebbe allestire una tavola rotonda con Honda e Handa(novic), perché Cip e Ciop hanno altri impegni. Sul fronte opposto, “Il resto Mancio” è scontato, mentre di fronte a turbolenze interne si propone un leopardiano “Inter: minati spazi”.
Eccezione per un calciatore anziano, che nomino: mi mancherà Pizarro. Lo so, 36 anni, qualche gigioneria di troppo, ma uno col suo senso della regia lo avrei visto ancora volentieri. Pazienza. Infine, vorrei che Tizio o Caio la smettessero di telefonarmi ogni volta che Mourinho perde una partita. Come ieri col Crystal Palace, che sul campo del Chelsea non aveva mai vinto. Non ho visto la partita, ero impegnato come Cip e Ciop, E poi non sono di quelli che festeggiano le sconfitte di Mourinho, voglio dirlo con chiarezza. Sono compostamente amareggiato quando Mourinho vince, questo sì.