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 2015  agosto 30 Domenica calendario

“BOLT HA RISCRITTO L’ATLETICA MIO PAPÀ JESSE LA STORIA”

[Intervista a Beverly Owens Prather] –
L’unico che riesce a reggere il confronto con Usain Bolt senza sfigurare ha già smesso di correre, non c’è più, però, per una strana coincidenza, è protagonista a Pechino proprio nella stesso giorno in cui il giamaicano vince il terzo titolo con la 4x100, l’11° oro Mondiale. Oltre la statistica, e molto oltre la squalificata America, ma non oltre la leggenda di Jesse Owens.
Hollywood ha preparato un film per celebrare l’uomo che ha messo in crisi Hitler, si chiama «The Race», uscirà in febbraio ed è stato girato con la supervisione della famiglia. La figlia Beverly Owens Prather ha raccontato ai cinesi chi era suo padre, «ma non c’è stato bisogno di spiegarlo», e davanti al Nido, a un’ora dalla 4x100 trainata da Bolt, la storia si è mescolata al presente.
Signora Owens Prather, stupita che 80 anni dopo i Giochi che hanno reso famoso suo padre si faccia un film su di lui?
«No, ho sempre avuto la percezione che più passa il tempo e più il suo nome cammini. Ha fatto qualcosa di speciale, la sua vita dà coraggio e i suoi risultati insegnano ancora».
Dentro il Nido si celebrava Bolt e fuori Owens. Una sorta di staffetta alternativa.
«Sono due atleti fuori dal comune, due talenti assoluti ma mi sembra difficile che possano passarsi il testimone».
Perché?
«Spesso mi chiedono un confronto tra mio padre e Usain. Credo sia perché Bolt ha battuto tutti i record, tutti i rivali del suo tempo e paragonarlo a chi è rimasto famoso fino a oggi è una bella suggestione, però il confronto è impossibile».
Non hanno proprio nulla in comune?
«No, epoche diverse, stili diversi, repertorio differente. Se stiamo alla matematica Bolt ha vinto più di tutti ma allora non si viveva di atletica, per mio padre gareggiare in tre Olimpiadi sarebbe stato impossibile. E poi c’era la guerra».
Suo padre però ha lasciato un’eredità. Non pensa che possa succedere anche a Bolt?
«Sì, come tutti gli atleti straordinari lascerà il segno, ma io non credo che tra 80 anni il mito di Bolt sarà ancora attuale. Mio padre ha superato il tempo, quando era vivo lo faceva con il cronometro, ora lo fa con il ricordo».
E la leggenda Bolt non reggerà tanto?
«Lui ha fatto l’atletica, mio padre ha fatto la storia».
Dove sono finiti gli ori di Berlino 1936?
«Uno era stato regalato da mio padre a un amico ed è andato purtroppo all’asta, gli altri sono all’Università dell’Ohio».
E va a vederli ogni tanto?
«Mi sono tenuta altri ricordi, quelli che parlano di mio padre. Le medaglie sono del Jesse Owens campione che appartiene a tutti».
Se suo padre fosse stato seduto dentro la stadio di Pechino a vedere le imprese di Bolt cosa avrebbe pensato?
«Sarebbe stato orgoglioso, molto fiero di vedere un campione genuino che incanta il pubblico».
Oggi sarà lei a consegnare le medaglie delle staffette. Cosa dirà ai giamaicani?
«Bravi. Sono momenti emotivi in cui parlare è inutile. So che si sentirà la magia del momento e spero di godermi le vibrazioni dello stadio».
Anche se l’America di Jesse Owens non sarà sul podio.
«Qui non si tratta di Usa o Giamaica, mi spiace per i ragazzi ma quando si parla di certi campioni si va oltre i confini».
Giulia Zonca, La Stampa 30/8/2015