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 2015  agosto 30 Domenica calendario

PUTIN SFIDA OBAMA E VA A NEW YORK

MOSCA.
Una vera e propria incursione in “terra nemica” seppur in zona neutrale. Con spirito di sfida ma anche con qualche preoccupazione, lo staff di Vladimir Putin sta preparando la missione di metà settembre a New York dove il Presidente guiderà personalmente la delegazione russa alla Settantesima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il suo ultimo viaggio negli Stati Uniti risale esattamente a dieci anni fa e sempre per una breve puntata a Palazzo di Vetro. L’unica vera visita di Stato ufficiale resta invece quella del 2001 per un vertice con George Bush dominato dalla sincera emozione per la recente tragedia dell’11 settembre.
Putin vedrà Obama? I due troveranno il modo di avere un dialogo almeno in apparenza sereno, in questo clima da Guerra Fredda e dopo una serie infinite di sgarbi e accuse reciproche? «Assolutamente no», è la risposta ufficiale del Cremlino. Ma contatti, telefonate, una specie di trattativa segreta sarebbe in corso per provare a mettere su, magari in extremis, un incontro a due.
La scelta di Putin di presenziare a una cerimonia, importante sì ma già disertata altre volte, ha sorpreso molti in Russia. Se non altro perché il clima tra Mosca e Washington non è mai stato tanto pesante. Proprio l’altro ieri un’intera delegazione di senatori russi invitati a una conferenza internazionale a New York, ha deciso di cancellare il viaggio sdegnata per il trattamento riservato a Valentina Matvenko, speaker del Senato, ex sindaco di San Pietroburgo e molto cara a Putin. Il visto concesso dalle autorità americane conteneva restrizioni di spazi e di tempi giudicate a Mosca «eccessive perfino per un pericoloso criminale». E mentre i senatori chiedono adesso di restituire lo sgarbo agli americani con nuove liste di politici da bandire, Putin li spiazza preparandosi a partire per New York.
Le speculazioni sulla scelta del presidente sono varie e anche contraddittorie. Di certo c’è che i rapporti personali tra i due leader non sono mai stati buoni.
L’ultimo incidente è del giugno scorso quando durante una telefonata piuttosto burrascosa Obama avrebbe usato, secondo la versione russa, «offensivi toni da ultimatum». Pochi giorni dopo Putin parlò degli Stati Uniti come di un Paese che «sta trascinando l’Occidente verso una bancarotta morale». Eppure il realismo dovrebbe spingere i due verso un ammorbidimento dei toni. Putin sa bene che la crisi economica, innescata dalle sanzioni volute dagli Usa, sta cominciando a farsi sentire pesantemente. Obama avrebbe frenato le pressioni ucraine per una nuova offensiva contro le repubbliche ribelli filorusse per non rischiare di farsi trascinare in un conflitto sanguinoso e imprevedibile. Entrambi avvertono allo stesso tempo il pericolo comune del terrorismo islamico che si fa sempre più incombente.
Un incontro a quattr’occhi sarebbe dunque auspicabile da una parte e dall’altra. Ma bisogna studiare come, e soprattutto concordare prima temi e comportamenti. La lunga trattativa è appena cominciata.
Nicola Lombardozzi, la Repubblica 30/8/2015