Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 29/8/2015, 29 agosto 2015
DAI FONDI UNA LEVA DA 313 MILIARDI DI DOLLARI
PECHINO
Nel Paese del welfare che non c’è fioccano gli esperimenti sulle risorse accantonate per garantire una decente copertura assicurativa dei cinesi.
Se la riforma del welfare è sicuramente un altro punto critico della società cinese, è anche vero che i fondi accantonati finora fanno gola, specie in un frangente critico come quello attuale.
Sono soprattutto le grandi vituperate aziende pubbliche a fornire con i loro utili i contributi assicurativi per i lavoratori ma gli assicurati, alla fine, possono contare su pensioni ridicole, inadeguate a garantire la sopravvivenza in una società competitiva come quella cinese.
Per non parlare della copertura sanitaria, altro incubo del cinese medio: “The sick men of Asia” era il titolo di un approfondimento di Foreign Policy che in tempi non sospetti, già cinque anni fa, evidenziava le distorsioni del sistema, tra l’altro il timore del futuro impedisce ancora ai cinesi di consumare a sufficienza.
La leadership però si è accorta che i Social Security Fund sono cresciuti a dismisura e mentre ci si chiedeva che farne si è pensato bene di utilizzarli per far ripartire l’economia.
A fine 2014, gli asset in mano al National Social Security fund avevano raggiunto la somma astronomica di 1,53 trilioni. Un tesoro di opportunità. Com’è noto, avendo cambiato in parte la destinazione di queste risorse, in una percentuale pari al 30% potranno essere utilizzati per emettere bond locali.
D’ora in poi inoltre la collaborazione della previdenza integrativa, cioè dei fondi pensione, sarà altrettanto necessaria.
Proprio ieri in un incontro allo State Council i vice ministri delle Risorse umane e della previdenza sociale hanno detto che i fondi pensione locali in Cina inizieranno a investire 2 mila miliardi di yuan (313 miliardi di dollari) in azioni e altre attività finanziarie.
You Jun, vice ministro delle Risorse umane e della Previdenza Sociale, ha detto che il Consiglio di Stato ha approvato la possibilità di investire in equities per i fondi pensione decretata lo scorso 17 agosto.
Il Consiglio di Stato ha attribuito grande importanza alla questione delle operazioni di investimento dei fondi pensione, definita «una grande riforma della costruzione del sistema di previdenza sociale», ma anche per soddisfare le esigenze attuali di riforma globale, per promuovere lo sviluppo economico e sociale, in linea con gli interessi fondamentali del popolo cinese.
Wei Yu Ping, vice ministro cinese delle Finanze, ha aggiunto che l’obiettivo del fondo è quello di organizzare le operazioni di investment, i fondi pensione locali cinesi inizieranno quindi a investire il più presto possibile.
Sembra che circa il 30% dei soldi di queste istituzioni verranno dirottate sulle azioni, sugli equity fund e sui fondi bilanciati. Il resto potrà essere investito in bond convertibili, strumenti di money market e cioè prestiti a brevissimo termine, asset-backed securities, future azionari e future obbligazionari, così come in grossi progetti infrastrutturali.
La mossa della scorsa settimana aveva visto le autorità di Pechino preannunciare l’esordio sui mercati dei fondi pensione locali. Il mercato aveva fatto orecchie da mercante.
Passata la bufera si ritorna a parlare di fondi e soprattutto di incentivi, dato che il viceministro delle Finanze, Yu Weiping, fa sapere che il governo centrale concederà trattamenti fiscali preferenziali agli investimenti dei fondi pensione locali.
La precisazione finale di Yu va annotata, a futura memoria: «Salvaguardando le pensioni e promuovendo investimenti diversificati». Ecco un binomio tutto da verificare in concreto.
Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 29/8/2015