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 2015  agosto 29 Sabato calendario

DNA MODIFICATO CON TEST FAI-DA-TE COSÌ I BIOHACKER SFIDANO LA SCIENZA

Quello che ieri era l’ingegneria genetica oggi può essere ribattezzato il “fai-da-te del Dna”.
Altro che aziende biotech: per cambiare il codice della vita ora bastano un microscopio per osservare le cellule (ricavabile dalla lente di una webcam), un incubatore (ma c’è perfino chi suggerisce un’ascella), dei terreni di coltura e una serie di enzimi per fare il “taglia e incolla” dei geni.
Il kit da poche migliaia di euro entra in un garage e può essere acquistato su eBay proprio da quelle aziende biotech che nel frattempo stanno fallendo. I bricoleur della biologia — noti in rete con la sigla DIYBio da “do-it-yourself” — hanno da tempo iniziato a interessarsene. Ma oggi a rendere estremamente più semplice il loro lavoro è una tecnica che si chiama Crispr e che, nonostante il nome impegnativo di cui è l’acronimo (clustered regularly interspaced short palindromic repeats), permette anche a un biologo fai-da-te qualunque un intervento di ingegneria genetica sugli esseri viventi.
Su siti come www.diybio.org o www.biocurious. org, in cui gli appassionati di biologia di tutto il mondo si scambiano idee, consigli, libri e materiali per svolgere gli esperimenti, il termine “Crispr” compare sempre più spesso, racconta un servizio su Nature News . Un gruppo di Toronto sta per esempio cercando di produrre del formaggio vegano. Per eliminare la componente animale, gli appassionati puntano a ingegnerizzare il Dna di un lievito spingendolo a produrre caseina, una proteina del latte. Un artista di Tokyo, racconta sempre
Nature , ha in mente di usare Crispr per creare garofani dai colori nuovi. Ambizione di molti scienziati fai-da-te è poi la produzione di insulina esattamente come fanno le industrie farmaceutiche — modificando il genoma di un batterio — ma con una mentalità open source e un prezzo più basso.
Il lavoro avviene spesso in spazi comuni allestiti con attrezzature di seconda mano, o in laboratori professionali affittati a ore. Solo l’8% degli scienziati fai-da-te lavora esclusivamente a casa. Le informazioni si scambiano online. La maggior parte degli scienziati per hobby (il 37%) ha solo un diploma di maturità, secondo un sondaggio condotto da un think tank di Washington nel 2013. Il 3% non ha addirittura alcun titolo di studio.
Per i finanziamenti gli appassionati utilizzano spesso il crowdfunding, chiedendo piccoli contributi via internet. Seguendo questa strada, due anni fa (ma senza usare Crispr, che è una tecnica più recente), alcuni ragazzi di San Francisco hanno raccolto 500mila dollari per inserire un gene della lucciola in una piantina, rendendola così fosforescente di notte. Ma quando il gruppo “Glowing Plant Project” ha iniziato a spedire i semi ogm tra i suoi sostenitori, un campanello d’allarme è suonato tra le autorità federali. Lavorare in un laboratorio di seconda mano non vuol dire infatti poter bypassare le leggi sugli ogm o sulla sicurezza dei farmaci. E il timore che degli innocui appassionati si possano trasformare in apprendisti stregoni ha spinto la stessa Fbi a tenere gli occhi aperti sulla comunità dei biohacker (così sono soprannominati i biologi che lavorano al di fuori delle istituzioni). Dal 2009 gli agenti federali organizzano incontri con le comunità fai-da-te, invitandoli a segnalare attività sospette o esperimenti strani dei loro membri.
Elena Dusi, la Repubblica 29/8/2015