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 2015  agosto 29 Sabato calendario

LA BIMBA CONTESA,NATA SU UN GOMMONE

LAMPEDUSA.
Gift ha solo tre settimane, ha già affrontato il viaggio più terribile della sua brevissima esistenza, ed è arrivata in Italia orfana e contesa. Sua madre, una giovanissima nigeriana che l’ha partorita in una “prigione” libica dove era in attesa del suo turno per attraversare il Canale di Sicilia, non ce l’ha fatta. È morta durante la traversata probabilmente per i postumi di un parto terribile, in condizioni igieniche disperate e senza alcuna assistenza sanitaria. Il suo corpo, insieme a quello di altre due donne, era su un gommone soccorso dalla guardia costiera di Lampedusa a poche miglia dalle coste libiche due giorni fa. Gli altri 103 compagni di viaggio stavano tutti bene e l’imbarcazione galleggiava ancora.
La bimba, un batuffolo nero avvolto in una coperta, è stata la prima ad essere issata a bordo dai marinai della guardia costiera che, di gran corsa, l’hanno portata a Lampedusa e affidata alle cure dei medici del poliambulatorio. Ma Gift, per fortuna, è sopravvissuta al terribile viaggio cominciato dal porto libico di Al Zwara il giorno prima e affidata ad una donna che diceva di essere la zia, sorella della madre appena morta. Ma la situazione si è subito complicata perché a reclamare la bimba sono arrivati più o meno contemporaneamente due giovani nigeriani anch’essi tra i superstiti. Entrambi sostenevano di essere i padri di quella bimba mentre la presunta zia affermava che il marito della sorella era rimasto in Nigeria.
Qualcuno, di certo mente e così davanti alle diverse versioni e alle contraddizioni nei racconti dei superstiti, la sezione anticrimine della questura di Agrigento ha deciso di avvertire il tribunale dei minori che ha già disposto l’affidamento temporaneo della piccola ad una struttura attrezzata per minori. «Davanti a situazioni delicate come questa e soprattutto davanti al dramma che una neonata così piccola sta vivendo con la morte della mamma è nostro dovere prendere delle precauzioni. Non possiamo affidare la bambina a chiunque afferma di essere un familiare. La magistratura ha disposto degli accertamenti che verranno eseguiti nei tempi più brevi possibili», dice il dirigente dell’Anticrimine Giovanni Giudice. Il timore è che qualcuno dei sopravvissuti possa approfittare dell’assenza dei genitori della piccola rivendicandone la paternità o un qualsiasi legame nella speranza di ottenere benefici o una via privilegiata nelle procedure di accoglienza.
Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, la Repubblica 29/8/2015