Luca Lippera, Il Messaggero 26/8/2015, 26 agosto 2015
FURGONE SUI PASSANTI, TERRORE E MORTE NEL CUORE DI ROMA
Nessuna buca, pieno Centro, strada non dissestata, pannelli per proteggere i pedoni, curva a gomito verso sinistra che invita a rallentare: via Maria Adelaide, a due passi da piazza del Popolo, strada di uffici e di palazzi umbertini, è l’ultimo posto di Roma dove ci si aspetterebbe di dover raccontare una tragedia come quella accaduta ieri poco prima delle due del pomeriggio: cinque impiegati che tornano dalla pausa pranzo, un furgone che finisce all’improvviso sul marciapiede, una donna di cinquantanove anni schiacciata e uccisa, un’altra in gravissime condizioni, urla, sangue, disperazione. Una distrazione ha cambiato molte vite in un attimo e ribadisce una “lezione” mai ripetuta abbastanza: le tragedie sulla strada possono accadere anche negli angoli apparentemente più innocui di una città e non bisogna mai dimenticarlo.
La strada dell’incidente collega via Ferdinando di Savoia a piazzale Flaminio e al Muro Torto. Per focalizzarla meglio, si tratta di quella dove sosta spessissimo un venditore ambulante di fiori con un’“Ape” azzurrina. Elena Fortuna, 59 anni, la vittima, architetto, stava rientrando in una delle sedi della ”Design Duemila”, uno studio di progettazione in via Maria Adelaide 8, dopo uno spuntino. Camminava, parlava e a tutto pensava tranne che a morire. Il furgone, guidatore italiano, passeggero un operaio romeno, carico di pannelli per controsoffitti (trenta quintali di carico) è piombato sul marciapiede arrivando alle spalle dei pedoni: due donne sono state prese in pieno, i colleghi si sono salvati per miracolo e con qualche graffio solo perché erano più all’interno rispetto alla carreggiata.
Il veicolo ha divelto i parapedoni sradicandoli dall’asfalto e un cartello stradale trovato tutto contorto alcuni metri più avanti: la velocità è stata sicuramente un componente della tragedia. «Ma stiamo valutando anche l’ipotesi di una distrazione nata tra chi era al volante e che gli stava accanto - dice Raffaele Clemente, comandante della Polizia Locale di Roma - Quando si è in macchina, non dovremmo mai dimenticarlo: si può uccidere in un attimo». Il guidatore dell’automezzo, Marco Pompei, 48 anni è indagato per omicidio colposo e non dimenticherà mai le due del pomeriggio del 25 agosto 2015. L’alcol-test è risultato negativo, niente droga, non è scappato e non stava usando il telefonino. Al suo fianco c’era il romeno. Pompei, sentito dai vigili del Gruppo Trevi, ha detto d’istinto di aver avuto un malore al momento in cui è uscito di strada. Ma gli agenti della Municipale sono scettici.
Gli istanti dopo l’impatto li si può solo immaginare. Precipitati dalla tranquillità di una giornata qualunque alla devastazione del dramma, gli impiegati della ”Design Duemila” sfuggiti al bestione, e altri scesi dall’ufficio (un piano rialzato dove tutti si sono resi conto di tutto affacciandosi alle finestre), si sono affannati attorno al furgone insieme al portiere dello stabile di via Maria Adelaide 8. Il veicolo ha finito la corsa proprio contro una delle colonne primo Novecento all’entrata dell’edificio. Elena Fortuna era là sotto e non dava segni di vita, l’altra ferita, 52 anni, in codice rosso al policlinico ”Umberto I” (operata fino a sera), aveva una gamba straziata e perdeva sangue a fiotti. Il camioncino, con l’aiuto di alcuni passanti, è stato ribaltato su un fianco nel tentativo di liberare le donne. Ma il peggio ormai era accaduto.
Luca Lippera