Valentina Farinaccio, il Venerdì 28/8/2015, 28 agosto 2015
PROFESSIONE COMPARSA: QUANTO GUADAGNA CHI VA SUL SET
Avete presente il pubblico di un concerto, la gente in un ristorante, o le signore in fila alla cassa del supermercato? Nei film e nelle fiction, è tutta roba da comparse.
La parola esatta è figurazioni, lavoratori giornalieri, in pratica, impiegati per fare in modo che tutto, nelle scene, sembri reale. C’è da mangiare? Mangeranno. C’è da attraversare la strada? Attraverseranno la strada. C’è da ballare in discoteca? Lo faranno. E se la storia è ambientata in spiaggia ad agosto, saranno dei perfetti bagnanti, in costume, a fingere un grande caldo pure se è dicembre.
La paga è di 86 euro lordi al giorno. Se però capita di dover dire una battuta, accaparrandosi la promozione a figurazione speciale, il compenso schizza a 150 euro. E via a salire, a seconda dell’importanza dell’intervento, o delle condizioni di lavoro. Le notturne, per esempio, valgono come straordinario: e se la produzione dovesse chiedere a qualcuno di usare la propria auto, per esigenze di scena, il bonifico diventerà ancora più ghiotto. C’è chi, in alcuni periodi, riesce a tirar su un bel gruzzoletto con cui in genere si arrotonda quello che si ricava da altri lavori convenzionali, precari. Ma sempre più comparse sono esodati o disoccupati.
Per entrare nel gruppo non bisogna essere attori, né alti, né belli. Ogni tipologia fisica è utile: per un film ambientato in una clinica specializzata in dimagrimento, serviranno cinquanta persone in sovrappeso; per un altro che parla di un viaggio in Polonia, occorreranno molti polacchi, o qualcuno che lo sembri. E così via.
Quasi nessuno ha velleità artistiche: soltanto bisogno di lavorare. «Si cerca di convocare, a rotazione, quanta più gente possibile» spiega Angela D’Aguanno, coordinatrice dei generici (un altro termine per indicare le comparse) che, insieme a Maria Federica Razza, è responsabile della New Extras (una delle molte agenzie di reclutamento figurazioni per il cinema e la televisione). Il suo archivio conta circa dodicimila nomi: che vuole dire poter radunare una folla di quattrocento figurazioni, per una scena di massa, in soli dieci minuti.
Ma come si comincia a fare le comparse? D’Aguanno spiega: «Un tempo bisognava iscriversi al collocamento dello spettacolo, oggi non più. Talvolta la gente arriva sui set grazie al passaparola, introdotta da altre comparse. In molti casi, invece, basta fare un giro in rete e iscriversi online alle tante agenzie. Noi cerchiamo sempre di incontrarli, i candidati, perché le foto spesso mentono, non rappresentano la persona percome è nella realtà, e c’è il rischio di avere brutte sorprese quando si deve girare». Precisa: «Incappiamo spesso anche in figurazioni che percepiscono, nella vita, un regolare stipendio statale. Prendono le ferie e in quei giorni vengono a lavorare. Oltre a non poterlo fare, per legge, sarebbe carino che lasciassero il posto a chi fa la comparsa per necessità».
Cioè a persone come Fuji, 54 anni, giapponese, guida turistica. Ha un volto familiare: «Faccio la comparsa da tempo» racconta. E quando le chiediamo quale è il set più importante in cui abbia lavorato, non ha dubbi: «La grande bellezza di Paolo Sorrentino». Elisabetta, 19 anni, per mantenersi agli studi si è iscritta a un’agenzia. «Fra giugno e luglio sono stata chiamata spesso» dice allegra «e ho potuto regalare un bel viaggio a mia madre».
Così si scopre che ogni film contiene un mucchio di altre storie nascoste. Che continuano, dopo i titoli di coda.