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 2015  agosto 28 Venerdì calendario

VOLPI L’AFRICANO ALLA CONQUISTA DELL’ITALIA


[Gabriele Volpi]

GENOVA. Eraldo Pizzo, il mitico Caimano della pallanuoto, aveva visto giusto. «Quel ragazzo è intelligente. Capisce il gioco. Farà strada». Storia vecchia, oltre mezzo secolo. Tornata di attualità. Il promettente pallanuotista di quella Pro Recco d’antan oggi ha 72 anni, è uno degli imprenditori italiani più ricchi e meno noti. Il business all’estero, condotto sottotraccia, alla ligure, non gli ha evitato il bombastico soprannome di Abramovich italiano. Come il tycoon russo, Gabriele Volpi ha costruito la propria fortuna sul petrolio. Attraverso un percorso personalissimo, che ha inevitabilmente sollevato dubbi e domande, vista la quantità di denaro accumulata in Nigeria, Mozambico e Angola. Quarant’anni a costruire Oil Service Centres, ossia a fornire attrezzature logistiche per esplorazione, produzione e imbarco del petrolio. I trust e le holdings di Volpi sono al centro di un gigantesco business, con 27 mila dipendenti africani e seicento «espatriati». Tutto legale. Ma tutto alquanto misterioso. Per molti l’Africa resta, come si diceva un tempo, un «continente nero», in tutti i sensi.
Sparpagliati nei canonici paradisi fiscali (Panama, Bahamas, Isola di Man, Virgin Island Lussemburgo), al riparo dalle attenzioni del fisco italiano, le compagnie fanno capo alla Orlean Invest e, passando per l’«imbuto» della Intels, assicurano un fatturato di due miliardi di dollari l’anno. «Pago le tasse nei Paesi nei quali produco profitti e lo farò anche per le attività in Italia» taglia corto lui. Ha doppio passaporto, nigeriano e italiano. «La cittadinanza me l’ha concessa una decina di anni fa il presidente Obasanjo».
Partito ragazzo da Recco, stabilito a Lodi, aveva ripreso a giocare a pallanuoto nel Fanfulla e trovato moglie. Informatore medico per la Carlo Erba a un milione e mezzo di lire al mese, nel ’76, aveva spiccato il volo verso i lidi africani. «Per autofinanziarmi mi ero venduto la casa di Mulinetti all’insaputa di mia moglie» ricorda, «e lei non mi ha rivolto al parola per cinque anni...». Si era lanciato nell’avventura in Nigeria sulle tracce del «gemello» Gianangelo Penateci – sono nati a Recco a un giorno di distanza l’uno dall’altro, giugno 1943 – che lo aveva preceduto in Africa con la sua Medafrica, naufragata all’inizio degli Ottanta con tanto di strascichi giudiziari che travolsero Perrucci e sfiorarono lui. Volpi ora è tornato socio in affari di Perrucci.
Chiave di volta del suo business, i contatti col potere politico nigeriano, velato dalle ombre scese sul suo amico e socio in affari Atiku Abubakar, ex capo delle dogane e poi vicepresidente nigeriano, fino al 2007. Sospettato di corruzione, Abubakar era finito nel mirino del Comitato permanente per le investigazioni del Senato Usa. Attraverso le sue società, Volpi sarebbe stato l’intermediario che aveva permesso a 22 milioni di dollari di transitare sui conti americani della moglie di Abubakar. Di fronte al comitato del Senato Usa, l’imprenditore italiano si era difeso sostenendo che i soldi arrivati dia moglie di Abubakar erano legati agli interessi legittimi nella società e a una linea di credito col blind trust del politico africano. Volpi aggiorna la situazione con questa dichiarazione, resa a chi scrive: «Tutto chiarito. Non ho mai corrotto nessuno. Il nuovo presidente nigeriano Buhari detesta la corruzione e intende combatterla. A me sta bene così». In Nigeria il presidente Goodluck Jonathan, con cui Volpi era in cordialissimi rapporti, a maggio era stato scalzato alle politiche da Buhari. «Conosco Buhari da 37 anni» commenta Volpi «e credo che la sua elezione finirà per favorire le nostre attività». Volpi investirà un miliardo di dollari assieme a soci africani, europei e nordamericani per altre avventure. Il pollo di Badagry sarà il più grande scalo africano. Lo costruirà con la Maersk e la Oando (la multinazionale nigeriana del petrolio di cui è socio) su 1.100 ettari di territorio vergine a ovest di Lagos. Cinquecento ettari di zona industriale opereranno in regime di esenzione fiscale. In Angola con Sonangol, l’ente petrolifero di Stato, sarà in prima fila nella realizzazione degli Oil Service Centers di Quicombo e Soyo. In Mozambico con l’ente locale degli idrocarburi e i finanziatori cinesi del Chec, lavorerà all’apertura dell’Oil Service Centres di Pemba.
Africa, ma non solo. Volpi è proprietario della squadra di calcio croata del Rijeka e non ha abbandonato al proprio destino l’omonimo club di pallanuoto. Calciatori e pallanuotisti – i migliori, ovviamente – si muovono a senso unico lungo l’asse Rijeka-Recco-Spezia. Le entrature politiche in Croazia gli hanno aperto la strada nella partita per il porto di Ploce, in vista dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi che i croati contano di aprire nell’Adriatico, di fronte alla coste pugliesi. «Fino ad ora l’Italia non permette le trivellazioni in mare» spalanca le braccia. Ancora business. Non è troppo per uno uomo già ricchissimo? «Se non lavorassi, che cosa farei tutto il giorno?». C’è del business anche in Liguria. Volpi si è preparato il terreno allacciando rapporti con i politici locali. Ma con prudenza. Appreso che Toti e Paita, in campagna elettorale, sarebbero stati spettatori di una partita della Pro Recco, è rimasto lontano dalla piscina. A cena da Puny, il ristorante di Portofino preferito da Silvio Berlusconi, Volpi, il suo grande amico Flavio Briatore, il commercialista Nanni Grazzini (uno degli uomini più vicini a Volpi, tra l’altro si occupa della Maltauro – coinvolta nello scandalo Expo – per conto del commissario anticorruzione Cantone) e il neogovernatore Toti hanno amabilmente conversato di sport e delle prospettive di sviluppo della Liguria. «Ma lo sport è una cosa e la politica un’altra» precisa. «E a Toti non ho versato un euro per la campagna elettorale». Il cambio di maggioranza in regione non lo ha gettato nella disperazione. Anzi. Per la prima volta si è affidato a una holding italiana, la San Rocco Immobiliare spa, che avrà presidente e amministratore delegato italiani. La holding gestirà gli interessi italiani distribuiti in un grappolo di società che, assieme ai progetti immobiliari, comprenderanno Pro Recco e Spezia calcio. Volpi ripete: «Pagherò le tasse in Italia per tutte le attività svolte entro i confini nazionali. Ho creato la holding per questo».
Tre progetti immobiliari sono al decollo a Recco, Santa Margherita e Rapallo. Un investimento da oltre 150 milioni di euro che salgono a 400 conteggiando le società sportive, le partecipazioni in Carige e nella Tip (Tamburi Investment Partners), di cui ha acquistato il 6 per cento. Residenze e alberghi, un porticciolo e un centro benessere, appena disegnati sulla carta, hanno fatto drizzare le antenne agli ambientalisti. Spalleggiati dall’architetto Renzo Piano, scesi in campo contro il Centro benessere alle spalle del porticciolo di Santa Margherita. Il progetto era sostenuto da Gian Antonio Bandera, costruttore vicino al Cardinal Bertone, che ora è uscito di scena. Il Comune ha ottenuto che la Santa Benessere, la società creata ad hoc da Volpi, ridimensionasse l’intervento attenendosi ad un catalogo di 47 paletti insuperabili. I principali: la concessione ridotta da 50 a 35 anni, la diminuzione dei volumi del retroporto (appunto la Spa), il mantenimento al comune degli ormeggi di transito con i relativi introiti. La soluzione non ha convinto l’opposizione in Comune, che minaccia ricorsi. Il parlamentare di Sel, Stefano Quaranta, aveva chiesto lumi sui progetti con una interrogazione al Senato. Anche Flavio Briatore, grande amico di Volpi, è della partita. Sta cercando una location di charme per un nuovo Twiga e Santa Margherita è in testa alla lista.
«Sento di dover fare qualcosa di utile per la terra dove sono nato e cresciuto» ripete Volpi. Il primo cantiere ad aprire sarà a Recco, in località San Rocco, sull’area della ex Iml (Industrie Meccaniche Liguri). Residence, albergo e foresteria per i pallanuotisti e un palazzetto dello sport. Poi il centro natatorio a Rapallo. «Sarà il centro della pallanuoto del levante ligure da Nervi a Sestri Levante. E il teatro di manifestazioni internazionali di nuoto e pallanuoto. Con fasce orarie libere per i residenti» assicura Volpi, che ha incontrato il sindaco della città, Carlo Bagnasco (giunta di centrodestra).
Volpi e la pallanuoto. Quella è pura passione. Acquistata nel 2004, la Pro Recco ha infilato una serie impressionante di successi – nel 2015 l’ennesimo Triplete, campionato coppa Italia e coppa dei campioni – che l’hanno resa il club più titolato al mondo. Confermato il fidato Angelo Barreca alla presidenza, affidato l’incarico di direttore generale a Maurizio Felugo, che ha appeso la calottina al chiodo, ha ingaggiato come allenatore Amedeo Pomilio, il secondo in azzurro del ct Campagna. Con gli acquisti del serbo Mandic, del croato Sukno (un ritorno) e del francese con passaporto italiano Bodegas; mantenendo in squadra i serbi neocampioni del mondo Filipovic, Prlainovic e Pijetlovic e il montenegrino Ivovic, la Pro Recco è destinata a dominare ancora. In Italia e in Europa. Per l’amata creatura Volpi spende un paio di milioni di euro a stagione. L’argent de poche. Con lo Spezia calcio, acquisito nel 2008 dal fallimento Ruggeri, ha sfiorato la promozione in serie A. Un giocattolo costato una settantina di milioni.
Acquisterà anche la Sampdoria? «Ho parlato al telefono con Ferrero una sola volta, di un calciatore (Kramaric) che poteva interessargli. Non gli ho mai dato quattrini e non intendo acquistare la società» ripete Volpi come un mantra. I tifosi blucerchiati si aggrappano a un ricordo: la sua antica simpatia per la Sampdoria di Ravano e Monzeglio. Flavio Briatore vaglierà eventuali acquirenti disposti a rilevare il club da Massimo Ferrero. Alla fine sarà proprio l’uomo del petrolio africano? Genova e la Liguria sono tornate al centro dei suoi interessi italiani. Lo conferma l’acquisto per 83 milioni di euro, attraverso il Summer Trust affidato al finanziare svizzero Francesco Cuzzocrea, del 5,7 per cento di Banca Carige uscita dal baratro della gestione Berneschi. «Era doveroso dare una mano per salvare una banca impegnata nel sostegno all’imprenditoria ligure. Malacalza? Non ci conosciamo bene, ma ho molto rispetto per quello che ha fatto per la Liguria». Vittorio Malacalza, industriale piacentino trapiantato a Genova, socio di Pirelli al 6,98 per cento, ha acquisito, insieme ai figli Davide e Mattia, il 17,6 per cento di Carige e intende stringere alleanze per rafforzare la presenza dell’istituto sul territorio. Il terminalista Aldo Spinelli (presidente del Livorno calcio) col 2 per cento delle azioni («Con Volpi abbiamo parlato di calcio...») e la stessa Fondazione, scesa al 2, appaiono gli interlocutori naturali dei due azionisti di maggioranza. Volpi smentisce l’interesse sulla privatizzazione dell’aeroporto Colombo. Che però stuzzica Spinelli. Tout se tient, direbbero i francesi.
Renzo Parodi