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 2015  agosto 27 Giovedì calendario

Il nuovo padre (e la madre) di Millennium David Lagercrantz e l’ombra di Stieg: «Non l’ho scimmiottato, ho scritto un libro mio con i suoi personaggi»– STOCCOLMA L’imponente edificio della casa editrice Norstedts a Riddarholmen, nella città vecchia di Stoccolma, è il cuore della saga Millennium

Il nuovo padre (e la madre) di Millennium David Lagercrantz e l’ombra di Stieg: «Non l’ho scimmiottato, ho scritto un libro mio con i suoi personaggi»– STOCCOLMA L’imponente edificio della casa editrice Norstedts a Riddarholmen, nella città vecchia di Stoccolma, è il cuore della saga Millennium . Qui arrivò il primo manoscritto delle avventure di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander, spedito dagli amici di Stieg Larsson che parlava, parlava dei suoi personaggi ma non aveva il coraggio di sottoporli a un editore. E qui si è deciso che, nonostante la morte dell’immenso Stieg, i suoi personaggi gli sarebbero sopravvissuti. Oggi, a 10 anni dall’esplosione di un fenomeno editoriale senza uguali — 80 milioni di copie vendute —, esce nel mondo il quarto volume della serie Millennium , edito in Italia come i precedenti da Marsilio, con il titolo Quello che non uccide (traduzione di Laura Cangemi e Katia De Marco, pagine 503, e 22). A firmarlo non è Larsson, morto di infarto nel 2004 prima di conoscere il successo, ma David Lagercrantz, giornalista-scrittore noto per le biografie (dal genio matematico Alan Turing al calciatore Zlatan Ibrahimovic) e non per le battaglie contro l’estrema destra che furono la vita stessa di Larsson, prima che la fatica lo uccidesse. Al piano terra della Norstedts, davanti a giornalisti scandinavi e stranieri arrivati da ovunque, dal Portogallo alla Polonia, si tiene la conferenza stampa di lancio internazionale per un libro stampato con la enorme tiratura iniziale di 2,7 milioni di copie. David Lagercrantz, 52 anni, sembra sentire la pressione di essere il successore di Stieg Larsson. Ripete quanto era pazzo di gioia quando la Norstedts gli offrì il lavoro — «tornando a casa alzai le braccia al cielo come Ibrahimovic dopo un gol, mi sentivo la febbre» —, parla del suo enorme rispetto per Stieg Larsson e della responsabilità di seguire le sue orme «nella speranza di non tradirlo», racconta di notti insonni e di una sindrome bipolare tra esaltazione e scoraggiamento. «Credo comunque di essere bravo a calarmi nella testa degli altri, in questo caso di Mikael e Lisbeth. Non ho cercato di scimmiottare Stieg, sarebbe stato ridicolo e non avrebbe funzionato. Quello che non uccide è un mio libro, credo però che rispetti l’universo inventato da Stieg». Ma la vera protagonista del giorno è Eva Gedin, l’editrice. Fu lei a leggere per prima il manoscritto di Uomini che odiano le donne , il volume d’inizio della trilogia seguito da La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta . Fu lei a decidere di pubblicarlo, oltre 10 anni fa, ed è stata lei a decidere di andare avanti senza Larsson. «Mi ricordo — racconta adesso — quando lessi per la prima volta il libro di Stieg. Non ebbi esitazioni, andava pubblicato subito, senza toccare una virgola. Era fantastico, si capiva che era stato scritto e riscritto, Stieg era un uomo meticoloso». Dopo il successo in Svezia e nel resto della Scandinavia, Millennium venne pubblicato in Francia dalla piccola casa editrice Actes Sud, e da quel momento Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander divennero personaggi popolari nel mondo. Cominciarono subito le polemiche che Stieg Larsson non poteva domare, morto senza avere saputo che i suoi libri si vendevano a milioni. Da una parte gli eredi legali, il padre Erland e il fratello minore Joakim, dall’altra la compagna Eva Gabrielsson, che aveva condiviso per oltre trent’anni la vita di Stieg ma non aveva diritti sulla gestione del patrimonio sia finanziario sia letterario. Come era prevedibile, la guerra si è riaccesa in occasione di questo quarto volume. Gli amici di infanzia di Stieg, Svante Brandén e Anders Lindblom, sono intervenuti sul quotidiano svedese «Dagens Nyheter» gridando allo scandalo e denunciando «il saccheggio della tomba» del creatore della saga. Eva Gabrielsson si è indignata, e nella settimane scorse ha detto che «lasciare un altro continuare l’opera di Stieg è come incaricare un pittore qualsiasi di finire un quadro di Picasso. Lui non lasciava mai nessuno intervenire nei suoi testi letterari, sarebbe stato furioso. Chissà, magari manderà un segnale in occasione della festa di lancio». La maledizione di Eva Gabrielsson non si è avverata, e Eva Gedin risponde con pazienza alle accuse. «So che alcuni parlano di operazione commerciale, ma è un argomento che non capisco. Siamo una casa editrice, è ovvio che il nostro scopo è vendere libri. La trilogia scritta da Stieg Larsson si è venduta finora in 80 milioni di copie. Quando sarebbe cominciato lo sfruttamento commerciale che fa storcere il naso a molti? A 10, 15, 30, 50 milioni di copie? Dove mettere l’asticella? Stieg non aveva scritto un piccolo pamphlet di nicchia, sperava che i suoi libri conoscessero il pubblico più vasto possibile e noi abbiamo fatto del nostro meglio per fare avere alla sua opera la diffusione che merita. Stieg aveva concepito un piano di 10 volumi, purtroppo la morte lo ha fermato quando ne aveva scritti solo tre. Ecco perché ci siamo rivolti a un altro scrittore, con la massima cura che il lavoro e lo spirito di Stieg venissero rispettati». A lungo si è parlato di un misterioso quarto manoscritto redatto dallo stesso Stieg prima di morire. «Non l’ho mai visto — dice Eva Gedin — né lo abbiamo mai preso in considerazione. Questo quarto volume è una nuova opera, una storia inventata di sana pianta da David Lagercrantz, l’unico autore che abbiamo interpellato e che pensiamo abbia compiuto un lavoro eccellente». Ci sono differenze di stile? «Sì, perché è un vero romanzo di un vero scrittore diverso da Stieg. Ma abbiamo ridato vita a personaggi che ormai vivono di vita propria, basti pensare alle decine di Lisbeth Salander più o meno mascherate che vediamo disseminate nella cultura popolare». Più del giornalista d’inchiesta Blomkvist, alter ego di Larsson, è la hacker ribelle e scontrosa Lisbeth l’eroina che alla distanza emerge come il carattere più originale, dominante della saga. «Ma in questo quarto episodio dovrà affrontare altri hacker molto potenti, quelli della National Security Agency americana», dice Lagercrantz, anticipando il plot di un libro scritto nel massimo segreto, su un computer non collegato a Internet, usando chiavette usb e non l’email per trasmetterlo agli editor e ai traduttori, nella speranza di evitare fughe di notizie. Come un commissario Maigret senza Simenon, Blomkvist e Salander arrivano a mezzanotte nelle librerie di Stoccolma e poi di tutto il mondo. «Finalmente», dicono con sollievo i familiari, Erland e Joakim Larsson in una stanza della Norstedts. «Io credo che Stieg sarebbe felice dell’amore per i suoi personaggi — dice il padre Erland —. Non è una questione di soldi. Daremo la nostra parte dei guadagni a “Expo”, la rivista che indaga su estrema destra e xenofobia. Anche quella è una creazione di Stieg, e come Millennium continua a vivere dopo la sua morte». L’attacco del romanzo è promettente. «Questa storia inizia con un sogno, e nemmeno un sogno poi tanto speciale — si legge nel prologo del nuovo libro —. È solo una mano che batte ritmica, insistente, sul materasso nella vecchia cameretta di Lundagatan. Eppure è sufficiente a farla alzare dal letto all’alba. Dopodiché Lisbeth Salander si siede al computer e inizia la caccia». La ragazza che sognava il padre, e «il senso di minaccia le pesava addosso come un cappotto», è tornata.