Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/8/2015, 28 agosto 2015
PERISCOPIO
Salvini: «Nessuna misericordia per lo stupratore di Rimini». Il Vangelo secondo Matteo. Gianni Macheda.
Casamonica, Alfano indignato: «Non sapevamo nulla». Altrimenti si poteva organizzare un funerale di Stato. Spinoza. Il Fatto.
L’anno santo sembra una mission impossible, ma Expo insegna che in Italia tutto se pò fà. Mario Sechi. Il Foglio.
Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, è svuotato, reso superfluo e caraibico, espatriato in patria. È così irrilevante che ormai anche le sue dimissioni sarebbero insignificanti. Francesco Merlo. la Repubblica.
«Primarie? Ma se non ho manco la forza di tenermi il parrucchino in testa!». Vignetta di Vincino che ritrae un Berlusconi che sta armeggiando, senza esito, per sistemarsi la parrucca sul capo. Il Foglio.
Ci hanno spiegato che sanità, pensioni, stipendi, scuole, giustizia, polizia devono contenere le loro richieste entro i limiti fissati dagli accordi europei. Esiste un limite economico anche alla spesa per l’accoglienza? Non porsi il problema è volerlo nascondere: se ogni attività pubblica oggi cade sotto la mannaia della dura legge dell’austerity, perché ce ne è una fuori controllo? Nicola Porro. Giornale.
Berlusconi è politicamente un rottame ma il berlusconismo è vivo e vegeto. Marco Travaglio. Il Fatto.
L’allegra Brigata Kalimera (intendo i Fassina, i Vendola, le Spinelli, i Maltese, i Civati, la minoranza dem, i fan di Syriza e Podemos e la «sinistra di popolo» in viaggio-studio ad Atene, degli Erasmus fuori corso) è passata d’un tratto dal buongiorno (kalimera) alla buona sera (kalispera). È stata una questione di ore: «Ogni illusion xe senza luse, quando fa sera» (Biagio Marini). Aldo Grasso. Corsera.
Il Caimano prometteva i tagli fiscali, ma siccome non c’erano le coperture finanziarie, e senza quelle l’Europa ci sbatteva fuori all’istante, dava la colpa ora a Tremonti, ora a Casini, ora a Fini, ora ai Dracula Rossi. Marco Travaglio. Il Fatto.
Quattordici anni dopo l’unità d’Italia, nel 1875, la Destra può finalmente annunciare il pareggio del bilancio statale e presentarsi in Europa con i conti in ordine e una moneta forte: l’anno successivo perde rovinosamente le elezioni. Il partito trasformista che sale al potere, per non lasciarlo mai più, è, prima di tutto, il partito della spesa pubblica. La sua base elettorale, in maggioranza centro-meridionale, vuole meno tasse e, soprattutto, chiede sussidi e finanziamenti, interventi e agevolazioni da parte dello Stato. Vuole protezioni e favori. Il deficit pubblico, come è facile prevedere, aumenta di anno dopo anno. E così la corruzione. Fabrizio Rodolino, L’Italia non esiste. Mondadori, 2011.
In questa Spoon River siciliana delle colpe di tutti, orfana dei vivi e dei morti, sopravvive una sola lapide. Lì dove si legge: «Borsellino chi? È da anni che non abita più qui». Roberto Puglisi. Il Foglio.
Infine i conti con se stesso e una frase che suona come epitaffio: «Io non conosco la felicità. La mia vita è stata una corsa a ostacoli, e non mi sono mai fermato per dire a me stesso ora sei un uomo felice. Bettino Craxi». Antonio Padellaro. Il Fatto.
Guido Piegari nel 1948 aveva dato vita a Napoli al gruppo Gramsci. Mi affascinò. La sua storia, da un lato, mostrava l’ottusità e fanatismo di un partito che, grazie a Giorgio Amendola, ebbe la meglio. Fu vergognoso come Piegari venne trattato. Insultato, delegittimato, definito pazzo. Provincialismo e localismo ebbero la meglio. Piegari tornò alla sua professione di medico. Si trasferì a Londra. Lontano dalle nostre beghe e miserie. Ermanno Rea, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Se hai la stoffa dell’oratore politico, il comizio devi riuscire a tenerlo ai bordi di una tavolata in cui c’è un traffico indiscriminato di costolette di maiale e di birra. La prova della tua capacità di oratore è costringere le forchette dell’ozio, silenziare il tintinnio dei bicchieri. Roberto Calderoli. (Antonello Caporale). Il Fatto.
A Gesù il miracolo dei pesci, ad Albano quello del vino. Come fa l’ugola del Tavoliere a vendere agli ipermercati della Coop il suo vino a meno di 2 euro la bottiglia? Che tipo di uva impiega, quella a 45 giri? Dagospia.
Non per mancare di rispetto, ma dei cani-bagnino mi fido sì e no. Il bagnino è un lavoro importante. È come se un cane guidasse il traghetto sul Lambro. Si impasta subito. Ma, come al solito, i comunisti dicono che non ci sono problemi. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.
«A gennaio inizierò a girare con i Gatti un film sulla nostra storia. Con Jerry Calà ci siamo buttati tra le braccia di Berlusconi nella sua prima uscita in Sardegna, nel mio locale, e gli abbiamo chiesto di produrcelo con la sua Medusa. Si intitolerà Odissea nell’ospizio». E lui? «Ha sorriso e ci ha lasciato con una mezza speranza». Umberto Smaila (Stefano Landi). Corsera.
Negli Stati Uniti la miseria è aumentata del 13% mentre la vendita delle Rolls Royce diminuiva del 48%. I ricchi soffrono dunque di più dei poveri. Philippe Bouvard, Journal drôle et impertinent. J’ai lu, 1997.
Albert Speer divenne nazista il 4 dicembre 1930, il giorno in cui Hitler andò a parlare agli studenti dell’università e dell’Alta Scuola tecnica di Berlino. Sull’insistenza dei suoi studenti di architettura, Speer si era infine deciso ad assistere al discorso di Hitler, senza supporre assolutamente che quella decisione avrebbe completamente cambiato il corso della sua vita. Appena tre mesi più tardi, il 1° marzo 1931, Speer si iscrisse al partito nazista diventandone membro con il numero 474.481. Albert Speer, Au coeur du Troisième Reich. Pluriel, 2010.
Sono ritornato a Buchenwald nel quadro delle cerimonie organizzate per il cinquantesimo anniversario della liberazione dei campi. Noi facevamo parte di una folla immensa che provocò un intasamento monstre tra i pullman venuti da tutta Europa e le vetture ufficiali. Le cerimonie erano inquadrate in una sorta di fiera scostante. Noi ex deportati eravamo accompagnati da un odore di frittura, di salsicce arrostite, di bomboloni e di birra. C’era persino uno stand di souvenir, perché ormai si vende e si acquista tutto, persino la memoria dei morti. Hélie de Saint Marc, Memoires. Perrin. 1995.
Ci si bacia sulla bocca, non perché sia più eccitante, ma solo perché è più comodo. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 28/8/2015