http://www.letteraturadimenticata.it/Treves.htm, 28 agosto 2015
Biografia di Virginia Treves Tedeschi, con una genealogia dei Treves
Virginia Treves Tedeschi – Virginia Treves Tedeschi nasce a Verona il 22 marzo 1849 da Guglielmo e Fanny Modena, oriunda di Rovigo. La famiglia è benestante, il fratello di Guglielmo, Donato, è il fondatore della casa editrice Drucker & Tedeschi di Verona. Ha un fratello, il giornalista Achille Tedeschi (1859-1912) con il quale collaborerà. Virginia si mostra subito portata verso le belle lettere, tanto che le furono impartite lezioni private e fu allieva anche di Erminia Fuà Fusinato, all’epoca una delle maggiori educatrici-pedagoghe. Sebbene giovanetta, è coraggiosa, e non esita a scrivere poesie libellistiche contro gli Austriaci. L’11 settembre 1870 convola a nozze con Giuseppe Treves, il quale naturalmente pubblicherà i suoi scritti. Il primo di una lunga serie di romanzi fu II regno della donna, apparso nel 1879, nel quale si elogiava il focolare domestico come il luogo eletto per la donna, nel quale essa poteva eccellere e al contempo trarre godimento. Più o meno tutti i successivi romanzi non si discostano molto da questo input, così come la sua propria esistenza fu sempre improntata alla gentilezza e alla probità. Piccoli eroi, romanzo per fanciulli, ebbe un successo enorme ed arrivò alla 62a edizione, testo di ardori ed esaltazioni virtuose, ispirato patriotticamente e probabilmente ispiratore di tanti arruolamenti tra i giovani che presero parte alla guerra irredentista, quella "sacra guerra di rivendicazione dei nostri confini" come venne definita dai giornali di casa Treves (non dimentichiamo l’origine triestina della famiglia). Per molti anni Virginia Treves diresse il famoso giornale di mode Margherita, nata il 1° dicembre 1878, annunciato come "giornale delle signore italiane di gran lusso, di mode e di letteratura", e nell’edizione di lusso (v’erano due distinte classi di abbonati, quella dell’edizione di lusso e quella dell’edizione economica) campeggiava sulla testata l’immagine della Regina Margherita, con le sue famose perle al collo. Margherita divenne presto il degno concorrente di Cordelia e della Rivista per le Signorine; per i più piccoli Virginia Treves diresse II Giornale dei Fanciulli (1881-1891), concorrente del Giornale per i Bambini, e Mondo piccino, che dà anche il titolo alla collana di testi per bambini. Il fatto che Virginia scegliesse come pseudonimo il nome Cordelia, l’indimenticabile eroina shakespeariana, all’epoca di gran moda, più o meno nello stesso momento in cui De Gubernatis iniziava le pubblicazioni dell’omonimo giornale per fanciulle, peraltro derivato dal nome di sua figlia, ha ingenerato una qualche confusione tra i disattenti moderni critici, che a tutt’oggi scrivono tranquillamente saggi dove confondono l’autrice con la rivista. Sic transit gloria mundi. Virginia Treves non era solo una scrittrice, era anche una signora, e come tale riceveva e teneva un salotto celebre per le frequentazioni colte: letterati, scrittori, artisti, sia nella casa milanese di via Conservatorio, sia nella sua bella villa di Pallanza. I nomi ricorrenti in casa Treves erano quelli di Giuseppe Giacosa e Arrigo Boito, Gerolamo Rovetta, Eugenio Torelli Viollier, Raffaello Barbiera, Ada Negri, Annie Vivanti, Giovanni Verga; e nelle loro visite a Milano anche Luigi Capuana, Matilde Serao, e Gabriele D’Annunzio. Le questioni sociali la interessarono sempre molto, e infine si decise a pubblicare un suo studio sulla donna che lavora, figura emergente nei primi decenni del Novecento. Il saggio è un misto di pensieri di economia, di psicologia, di filosofia, che oggi appare spicciola: può continuare la donna elegante e ricca ad essere paga dei suoi abiti e dei suoi gioielli, o non debba concedere le sue elette prestazioni al bene sociale, del popolo, della patria? Oggi, quasi un secolo dopo, tale domanda appare anacronistica, ma all’epoca le signore della buona borghesia non si sognavano neppure di avere un’occupazione, tranne quella di scrivere o di educare; le donne che all’epoca lavoravano lo facevano per bisogno, come avevan sempre fatto dai tempi dei tempi. Virginia Treves si chiede qualcosa d’altro: le donne possono lavorare non per bisogno ma per interesse intellettuale? In quest’ottica ella stessa fu tra i fondatori nel 1912 del "Lyceum" femminile di Milano, sorto per incoraggiare le donne negli studi e alle opere artistiche, scientifiche e umanitarie. Virginia Treves morì a Milano il 7 luglio 1916. ***** La numerosa famiglia Treves– Emilio Treves sposò Suzette Thompson (1841-1927) con la quale arrivò a festeggiare le nozze d’oro e che nel 1864 gli diede la figlia Maria la quale sposò nel 1885 Angelo Mosso (1846-1910) dandogli l’adorata nipotina Emilia, detta Mimi (1890-1937), che sposò nel 1915 il cugino Mario Ferraguti. In assenza di eredi maschi diretti, egli si affezionò molto ai nipoti Treves, Senigaglia e Ferraguti. Enrico Treves, avvocato, visse a Vienna e nel 1885 si trasferì a Milano, specializzandosi nei diritti d’autore. Sposato con Elena Wiwodzoff (1848-1940), ebbe i figli Olga, Guido e Giulia. Guido (1875-1932) condirettore de L’Illustrazione Italiana e dirigente della casa editrice, sposò nel 1909 Antonietta Pesenti (1882-1978). Olga (1873-1945) sposò il pittore Arnaldo Ferraguti nel 1891 dal quale ebbe i figli Mario (1892-1976), Alessandro (1896-1971) e Renata; Giulia sposò Guido Senigaglia, nipote di Virginia Tedeschi. A Pallanza avevano villa Giuseppe e Virginia, e lì se la fecero costruire anche Olga e Arnaldo Ferraguti, mentre Emilio e Suzette avevano villa a Belgirate. Anche questa comunanza estiva contribuì alla formazione di questa grande famiglia, che gravitava comunque attorno alla casa editrice. Il matrimonio che più legò tutti quanti fu quello tra Mimi Mosso e Mario Ferraguti, che chiudeva il cerchio della discendenza di Emilio e di Enrico.