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 2015  agosto 27 Giovedì calendario

LA CINA VUOLE DIVENTARE COME L’AMERICA LE BOLLE FINANZIARIE SONO PARTE DEL COPIONE

Come può un paese comunista produrre una bolla finanziaria? La Cina ha prodotto anche questo primato, perché la massa, anche a Pechino, è sempre alla ricerca di facili occasioni per arricchirsi rapidamente. Pochissimi lo ricorderanno ma negli anni 80, quando il comunismo cinese era molto meno annacquato di quello di oggi, si produsse una bolla simile a quella dei tulipani olandesi. Il fiore al centro della passione dei nuovi ricchi cinesi era allora la Lycoris, una pianta importata anni primi dall’Africa e ribattezzata Ju Zin Lan. All’inizio degli anni 80 una pianta tipica veniva venduta per 100 yuan, circa 30 dollari. Nel 1985 il boom della domanda aveva fatto schizzare il prezzo a 200 mila yuan cioè circa 60 mila dollari. In termini di incremento si tratta di duemila volte in un lustro. Poi la bolla scoppiò e il prezzo crollò del 99% in pochi mesi.
Stessa musica negli Usa negli anni 60, quando scoppiò la prima moda, poi diventata bolla, degli Ipo delle start-up legate all’elettronica. La Bonton electronics vide la propria azione volare dai cinque dollari e mezzo della quotazione ai primi di maggio del 1961 ai 24 e mezzo di poche settimane dopo, mentre la Geophisycs schizzò dai 14 dollari dell’Ipo ai 58 in una manciata di mesi. E che dire della bolla delle blue chip che fece perdere la testa a Wall Street nel 1972? Sony capitalizzava un multiplo sul p/e (rapporto tra prezzo e utili) di 92, Polaroid di 90, McDonald’s appena di 83 e Walt Disney di 76. Gestori e analisti erano convinti che questi p/e fossero giustificati dalle mirabolanti prospettive di crescita, senza limite alcuno, delle più grandi aziende per capitalizzazione di borsa. Forse anche loro, come i cinesi, erano seguaci di Marx e credevano nella azienda unica monopolista e con extra rendimenti. Fatto sta che gli stessi multipli tornarono sulla Terra qualche anno dopo: nel 1980 il moltiplicatore del p/e di McDonald’s era pari a 9, quello di Walt Disney a 11 è quello di Sony a 17. Un esercito di gonzi che si erano bevuti le semplificazioni di Wall Street finì tosato alla grande. Le bolle speculative sono la relazione dominante del capitalismo, perché mettono in contatto il sogno del facile guadagno della massa con l’avidità di spregiudicati uomini di finanza. In Cina, in fin dei conti, è accaduta una cosa analoga pur essendo il vigilante del mercato il partito comunista con pieni poteri, anche quelli militari, non una Sec qualsiasi. Per questa ragione la bolla cinese non deve spaventare più di tanto: come le molte che l’hanno preceduta e le molte che la seguiranno si limita a registrare l’ingresso definitivo degli investitori cinesi nelle sofisticazioni della finanza. Certo, che qualcuno possa fare ingenti minusvalenze o meravigliose plusvalenze all’ombra di Mao disorienta un po’, ma la Cina sogna di essere l’America e le bolle finanziarie fanno parte del copione. Ma non bisogna farsi prendere da alcun panico, scoppiano e rifioriscono sempre. Questo è il capitalismo della massa.
Edoardo Narduzzi, ItaliaOggi 27/8/2015