Vincenzo Cito, SportWeek 22/8/2015, 22 agosto 2015
STREGONE FACCI UN GOL
Uno dice tanto è un film, figurarsi se è esistito davvero uno come Oronzo Canà che fregava il pallone a Zico in allenamento per sottoporlo a sortilegio. A parte il fatto che Lino Banfi si ispirò a un personaggio vero, Oronzo Pugliese che ne faceva anche di peggio (sale sul campo, bicchieri di vino tracannati per far vedere ai giocatori come bersi gli avversari, corse sulla linea laterale per confondere i giocatori dell’altra squadra invitandoli a passargli la palla...), c’è stato ben altro, fra scaramanzie, gherminelle, trucchi, riti e superstizioni. E per quanto il calcio – secondo le moderne metodologie di preparazione – aspiri a diventare una scienza esatta, spesso non resiste alla tentazione di ricorrere alla magia. Quella del campione? Semmai dello stregone, una presenza fissa sulle panchine delle nazionali africane, che spinse poi la Confederazione a proibirla, per i troppi sfottò che arrivavano dalle altre parti del mondo. Fu un medico africano a rivelare negli Anni 90 che ogni squadra aveva un rito segreto e prima delle partite venivano distribuite pozioni magiche, sacrificati animali, sparse polverine. Memorabile quanto avvenne in un Uganda-Ruanda, con la squadra di casa che continuava a mangiarsi occasioni da gol. Invece che prendersela con i propri attaccanti, i tifosi di casa si accanirono col portiere avversario per un paio di guanti appesi alla rete, considerati stregati. I giocatori cominciarono a litigare fra di loro e la partita fu sospesa per invasione di campo. Ci fa specie che nella trappola sia finito anche Thomas N’Kono, portiere del Camerun che da bambino Gigi Buffon considerava proprio idolo tanto che un figlio lo ha poi chiamato col suo nome. Diventato viceallenatore della sua nazionale, nel 2002 fu addirittura arrestato, durante una semifinale di Coppa d’Africa, per avere seppellito sotto l’erba qualcosa di sospetto, salvo poi essere rilasciato il giorno dopo con tante scuse. Non ci fece, comunque, una gran bella figura: perché se credi di poter vincere solo con i mezzucci, vuol dire che tu per primo non credi nelle tue doti o negli uomini che ti sono stati affidati.
NEMICI IMMAGINARI
Altra cosa sono le maledizioni, alcune fanno davvero paura. Ne sa qualcosa il Benfica che non riesce più a vincere una finale europea da quando nel 1962 l’allenatore Bela Guttmann, conquistata la Coppa dei Campioni coi lusitani, non si vide riconosciuto il premio in denaro che gli era stato promesso. Offesissimo, lasciò il club con queste parole: «Per cento anni a livello internazionale non vincerete più nulla». Parole sin troppo profetiche e a 53 anni di distanza ancora attualissime: per ben 8 volte il club portoghese è arrivato in una finale, però l’ha sempre persa. Beffarde le ultime due, entrambe in Europa League: sconfitta contro il Chelsea al 93’ nel 2013 e poi ai rigori contro il Siviglia nel 2014. Disperati, i tifosi lusitani più volte sono andati in pellegrinaggio sulla tomba di Guttman, sperando di placarlo. Niente da fare: è ancora arrabbiato. Sembra pura leggenda metropolitana, invece, la maledizione dei sette gatti neri che i tifosi dell’Independiente avrebbero fatto seppellire nel campo del Racing dopo che i rivali avevano conquistato la Coppa Intercontinentale nel 1967. È anche vero, però, che da allora il Racing a livello internazionale ha fatto da tappezzeria...
IL CAPPOTTO COL SOLE
Da derubricare alla voce scaramanzia la tendenza a indossare oggetti portafortuna, specie se hanno prodotto buoni effetti in occasioni precedenti. L’allenatore Renzo Ulivieri, quando si accorse che la cosa fruttava punti, indossava il cappotto anche nelle belle giornate, Zeman continuò a farsi offrire una caramella da un tifoso prima di ogni partita casalinga del Foggia perché portava bene. Per non parlare di toccamenti, strizzatine, riti propiziatori, barbe fatte crescere apposta, creste recise di netto (come quella di Hamsik dopo la Coppa Italia vinta nel 2012 col Napoli). Già imprevedibile di suo, il calcio ama aggiungere ulteriori elementi di casualità, credendoci pure, come la saga del polpo Paul che indovinava al Mondiale 2006 ogni risultato della Germania. Solo che poi la coppa la vincemmo noi. A quello del 1998 non cominciava partita senza che Blanc non baciasse il portiere Barthez sul cranio rasato e alla fine la Francia sollevò il trofeo. Spesso non sai nemmeno se ci sono o ci fanno: sembrava un messaggio in codice, invece davvero Claudio Lotito ha suggerito al telefono un esorcista ad Antonino Pulvirenti, e così è uscito dall’inchiesta delle partite comprate dal Catania. A fare troppo i fenomeni, c’è però il rischio di farsi male. Quando l’insospettabile Nils Liedholm, ai tempi della Roma, si portava dietro Mario Maggi, un presunto mago del quale si fidava tantissimo anche per fare la formazione, una volta il vate sentenziò: «Mi sento che Graziani non può essere di aiuto alla squadra». Ciccio, che aveva ascoltato tutto, da dietro gli mollò un ceffone e gli disse. Questo però non te lo sentivi...».