Maurizio Porro, Corriere della Sera 27/08/2015, 27 agosto 2015
REALTÀ VIRTUALI, GOSSIP, DIVISMO: LE PROFEZIE DELLA «DOLCE VITA»
Se non c’eravate, non potete sapere cos’è successo in Italia, anzi nelle due Italie, dopo la tempestosa prima della Dolce vita il 5 febbraio 1960. Non si parlava d’altro, in ufficio, nei salotti, in taxi, in ascensore e al bar, proiezioni notturne, la Chiesa in fibrillazione, era una corsa a vederlo prima che lo sequestrassero e si aspettava col batticuore l’«orgia» finale col finto strip di Nadia Gray.
E invece a Fellini non fu tolto-torto un fotogramma (uno, per la verità, prima dell’uscita, quello del cappello da prete di Anitona che copre tutta Roma): mai più la storia del cinema avrà un caso simile a questo e un incasso paragonabile, oltre 12 milioni di presenze.
Non solo si tratta di un capolavoro (primo italiano di 3 ore), ma le sue virtù profetiche risultano evidenti ogni giorno di più: la solitudine dell’intellettuale (Alain Cuny, doveva farlo Romolo Valli che lo doppiò), la realtà virtuale della tv coi bambini che vedono la Madonna, il giornalismo gossip che travolge Marcello, il divismo da Cinecittà e la Fontana di Trevi, l’immagine più famosa di sempre: tutto ciò che Fellini aveva pre-visto nel 1960, compreso il reportage sullo spogliarello di Aiché Nanà, Sorrentino l’ha confermato poi nella Grande bellezza . È andata così. Non bene.
Mastroianni, col suo sguardo malinconico (l’occhiata tra lui e il clown Polydor nel night è la più bella della storia) vive sette albe livide in una società che andava mutando nel profondo, senza che l’autore faccia la morale. Altro che pregare per l’anima di Fellini come aveva scritto qualche curato devoto in chiesa. Del cast sono ormai tutti scomparsi, restano la giovane Ciangottini «madonnina umbra» e Anouk Aimée, che aveva la voce di Lilla Brignone.
Sempre su Iris potete gustare il primo Fellini di Lo sceicco bianco nella Roma ben diversa del 1950, l’Anno santo, con Sordi divo da fotoromanzo e Brunella Bovo. Rota ci accarezza con motivi che poi risentiremo e arriva sullo schermo già Cabiria , sì, lei, la Masina.