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 2015  agosto 23 Domenica calendario

NEI QUARTIERI ROMANI CONTROLLO DIFFUSO DEL TERRITORIO «MODELLO CAMPANO» – 

Interi quartieri di Roma come Scampia a Napoli, Zen a Palermo o Archi a Reggio Calabria, nei quali incombe il controllo militarizzato del territorio e non si muove foglia che i clan o le cosche non vogliano.
Fin che a raccontarlo è un giornalista, a scriverlo è uno sceneggiatore o a filmarlo è un regista, tutti liberi di non crederci e gridare all’esagerazione, al facile sensazionalismo. Facile capirlo: fino a pochi anni fa c’erano amministratori, politici e servitori dello Stato che, da Milano alla capitale, negavano l’esistenza delle mafie.
Quando a metterlo nero su bianco sono i magistrati antimafia, beh, qualche fondo di verità – e si usa volontariamente un paradosso, un eufemismo – dovrà pur esserci.
Il narcotraffico, in quartieri degradati di Roma come San Basilio, Tor Bella Monaca, Pigneto, si legge nell’ultima relazione della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dnaa) «si sta atteggiando secondo il modello delle piazze di spaccio importato dal territorio campano. In tali zone si sono infatti stanziati nuclei criminali particolarmente attivi, che operano attraverso la parcellizzazione dello spaccio, i depositi temporanei degli stupefacenti, l’articolata presenza di vedette destinate ad allertare i pusher in caso di avvistamento di persone sospette». Lo scrive testualmente a pagina 691 il sostituto procuratore nazionale antimafia Diana De Martino, in modo che ciascuno possa verificare che non è una esagerazione giornalistica né un facile sensazionalismo cinematografico.
Il fatto che il capoverso precedente è riferito alla famiglia allargata dei Casamonica, vale ad dire i gruppi di origine nomade tra loro legati da vincoli di parentela e stanziati nella periferia sud di Roma (Tuscolana, Anagnina, Tor Bella Monaca e altre aree meridionali della città), non appare affatto casuale.
Nella sentenza 13000/10 del 26 gennaio 2013 il Gup del Tribunale di Roma Simonetta D’Alessandro scriverà: «Il richiamo a realtà criminali pervasive e pulviscolari, capaci di penetrare la vita di interi gruppi familiari, che si è colta espressamente nella requisitoria del pubblico ministero, evoca – con Scampia – spaventose condizioni di povertà, degrado disoccupazione, terreno fertile per la penetrazione della criminalità alimentata dal traffico di droga soprattutto al dettaglio. Dagli atti emerge un territorio militarizzato in cui l’attività di spaccio è praticata di giorno e di notte, senza sosta, a condizioni di vendita uniformi, con la consegna di bustine dal prezzo uniforme, dalla confezione elettrosaldata uniforme, dalla qualità uniforme, dalla quantità uniforme, sicché nulla può far pensare ad attività individuali, ma tutto riconduce ad un sistema organizzato e coeso».
Sul controllo con le vedette effettuato dai soggetti legati ai Casamonica, ricorda il rapporto aggiornato a febbraio 2015 “Le mafie nel Lazio”, curato dall’Osservatorio per la legalità e la sicurezza di Libera, un diverso giudice (sentenza 17086/13 emessa dal Tribunale di Roma sezione VI il 21 ottobre 2013) sottolinea: «il controllo delle vedette, sempre per come riferito dal teste, era talmente efficace che una volta che eravamo stati avvistati noi (la polizia), non si vendeva più».
Sono parole scolpite in provvedimenti giudiziari e in relazioni trasmesse ufficialmente al Parlamento. Se poi un giornalista, uno sceneggiatore o un regista vorranno raccontarli con parole, musiche o immagini, si sappia che nei sistemi criminali la realtà supera spesso la fantasia.