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 2015  agosto 26 Mercoledì calendario

MA DOVE STA SCRITTO CHE IL MONTEPASCHI DEVE CONVOLARE A NOZZE?

Da un po’ di tempo la stampa inglese, specialmente il Financial Times, mostra grande interesse al tema del consolidamento bancario in Italia. È dell’altro ieri la notizia, da parte del suddetto quotidiano, di un progetto di aggregazione al quale sarebbero interessati diversi banchieri di affari, che riguarderebbe il Banco Popolare, Ubi Banca e il Monte dei Paschi.
Si tratterebbe di una aggregazione a tre. In realtà non c’è molto di nuovo in queste cronache, quanto all’ipotesi Ubi-Montepaschi più volte riportata dalla stampa sempre con margini di dubbio e poi regolarmente smentita. A un certo punto si arrivò a malignare che la riforma delle banche popolari fosse stata decisa per agevolare un’operazione del genere, ma la cosa aveva scarso fondamento perché una concentrazione sarebbe stata possibile anche a prescindere dalla trasformazione della Popolare in Spa. La variante, questa volta, che sarebbe gradita ai non meglio indicati banchieri – sicuramente però esistenti, considerato che essi guardano in primis alle loro remunerazioni – è data dal Banco Popolare il quale, interessato comunque a un’aggregazione, in passato aveva mostrato interesse per un’intesa con la Popolare di Milano. Giustamente è stato osservato che una operazione a tre è difficile, soprattutto se intende mettere insieme mondi diversi con tradizioni e radicamenti del tutto differenti. E non sono sicuramente gli innominati banchieri d’affari che debbono decidere le sorti della riorganizzazione bancaria e dei singoli istituti. In più, si da per scontata la necessità di un matrimonio del Montepaschi: cosa invece messa in dubbio da alcune settimane, dopo quella che sembrerebbe sia stato un invito perentorio della Vigilanza Unica a un’aggregazione. Neppure da Francoforte adesso arrivano più notizie in tal senso. Sarebbe in atto un ripensamento dopo i risultati conseguiti dall’istituto, a cominciare dalla semestrale. Quell’invito, dato con molto anticipo e privo di un solido fondamento, e che addirittura intendeva avere un riscontro dal Monte entro l’ultima decade dello scorso mese di luglio, è ancora valido? Oppure adesso viene nettamente rivisto, come apparirebbe giusto in ragione dei recuperi di redditività dell’istituto e delle sue migliorate prospettive? Almeno non sarebbe il caso di inquadrare un’eventuale aggregazione in un ampio arco temporale e sulla base di una più estesa autonomia di valutazione del Monte, che ha registrato un deciso progresso sulla strada del risanamento e nel rilancio? Non è comunque, quanto accaduto, un insegnamento per Francoforte se dovesse rivedere la propria linea al riguardo, per evitare in futuro di impartire indirizzi in modo precipitoso, tale da farli poi risultare scollegati dai presupposti di fatto e giuridici? Vedremo come questa storia si concluderà, ma in ogni caso il ruolo della Vigilanza centralizzata nei progetti e nei processi di aggregazione andrà meglio definito.
MilanoFinanza 26/8/2015