David H. Freedman, LeScienze 9/2015, 26 agosto 2015
NASCITA DI UN RAZZO
Nelle profondità di una struttura della NASA, gigantesca ma poco conosciuta, si mettono in scena da anni elaborate missioni spaziali finte. Non si tratta di una teoria complottista: è la triste storia della Michoud Assembly Facility della NASA, il vasto complesso di New Orleans in cui per decenni l’agenzia spaziale aveva costruito i suoi razzi più grandi.
Dopo l’ultimo volo dello space shuttle nel 2011, le enormi strutture ad hangar di Michoud sono state noleggiate agli studi di Hollywood per ospitare parte della produzione di Ender’s Game e altri film di fantascienza.
Di recente però un gruppo sempre più numeroso di ingegneri e tecnici della NASA ha cominciato a lavorare a una nuova importante produzione: un sequel dei viaggi spaziali con equipaggio che hanno segnato l’epoca più gloriosa dell’agenzia spaziale statunitense. Il complesso di Michoud è tornato a produrre razzi, ospitando la costruzione del più grande e ambizioso veicolo spaziale mai realizzato: lo Space Launch System, spesso indicato con l’acronimo SLS.
SLS è il razzo con cui la NASA spera di far partire un equipaggio di astronauti da Cape Canaveral, in Florida, per un viaggio di circa un anno verso la superficie di Marte, portando con sé gli alloggi, i veicoli e le provviste di cui avranno bisogno per trascorrere almeno qualche settimana nella polvere color ruggine del pianeta. Per quella missione ci vorranno ancora circa 25 anni. Ma nel frattempo SLS potrebbe portare esseri umani sulla Luna o su un asteroide e inviare una sonda a cercare la vita su Europa, uno dei satelliti di Giove. È un progetto interplanetario avveniristico, uno dei più audaci mai intrapresi dalla NASA.
Ma allora perché tanta gente sembra detestarlo?
Dopo lo Shuttle
Dopo l’inebriante trionfo del programma di esplorazione lunare Apollo negli anni sessanta e nei primi anni settanta, si pensava che lo space shuttle avrebbe reso relativamente economico e di routine l’accesso all’orbita bassa terrestre. Invece lo shuttle aveva un costo medio di oltre un miliardo di dollari a viaggio, volava poche volte l’anno ed è stato colpito da due catastrofi. Nel 2004, un anno dopo che il Columbia si è disintegrato al rientro provocando sette vittime, il presidente George W. Bush ha incaricato la NASA di sostituire lo shuttle con un programma più simile all’Apollo, destinato a riportarci sulla Luna e poi su Marte. Il programma che ne è risultato, chiamato Constellation, ha portato al progetto di due nuovi razzi Ares: un veicolo a due stadi con equipaggio per il lancio di equipaggi e una versione gigante a tre stadi simile al Saturn V, destinata al trasporto di carichi. Ma nel 2011, dopo avere bruciato 9 miliardi di dollari, tutto ciò che Constellation aveva prodotto era la capsula per equipaggio Orion, in costruzione presso la Lockheed Martin, e un razzo lanciato una volta per prova. Il presidente Barack Obama cancellò il programma, invitando la NASA a indirizzare le proprie energie verso una missione su un asteroide. Per i servizi di trasporto di equipaggi e carichi alla Stazione spaziale internazionale (ISS), l’agenzia avrebbe dovuto rivolgersi al settore privato.
Al Congresso degli Stati Uniti però molti facevano pressione per continuare la ricerca di un nuovo razzo per carichi pesanti, in grado di portare esseri umani sulla Luna e su Marte. Il compromesso risultante è SLS, un unico grande razzo per equipaggio e carico che rinuncerebbe a molta della nuova tecnologia prevista per Ares, affidandosi invece a motori, razzi ausiliari e serbatoio dello space shuttle per gran parte della propria spinta. SLS era la versione a basso costo di Ares.
Fin dall’inizio SLS è stato ostacolato dall’impressione che il Congresso lo avesse inventato per proteggere posti di lavoro alla NASA e tra i suoi principali appaltatori. «Questo veicolo ha l’onore di essere il primo razzo progettato da un comitato di politici invece che di scienziati e ingegneri», ha scritto l’«Economist» lo scorso dicembre. Alcuni detrattori ridicolizzano SLS definendolo «Pork Rocket» o «Senato Launch System». In effetti, i senatori provenienti dagli Stati del sud che ospitano grandi centri della NASA o dei suoi appaltatori sono stati i più convinti sostenitori di SLS. Tra loro ci sono per esempio i senatori Richard Shelby, dell’Alabama (circa 6000 persone sono impiegate al NASA Marshall Space Flight Center a Huntsville, proprio in Alabama), e David Vitter, della Louisiana, in cui si trova la struttura di Michoud della NASA, dove la Boeing, principale azienda appaltatrice per lo stadio centrale di SLS, sta trasferendo molti dei suoi 1500 addetti già al lavoro su questo programma.
E il programma così come il razzo è davvero imponente. Inizialmente, SLS avrà un primo stadio alimentato da quattro motori RS25 dello space shuttle, che usano carburante standard a base di idrogeno e ossigeno liquidi. A entrambi i lati dello stadio centrale saranno fissati robusti razzi ausiliari per fornire l’ulteriore spinta necessaria a far decollare il razzo pesante. Un secondo stadio si attiverà a una quota di circa 50 chilometri per spingere il razzo in orbita, e in cima a tutta la struttura ci sarà la capsula Orion per l’equipaggio. Alto 98 metri, il razzo sarà leggermente più basso ma più potente del Saturn V che ha lanciato ogni missione con equipaggio sulla Luna, e porterà un carico triplo rispetto allo shuttle. Nessuno dei componenti è progettato per essere riutilizzabile. Nel corso del prossimo decennio, le versioni potenziate di SLS comprenderanno motori e razzi ausiliari più potenti. La versione finale, in grado di raggiungere Marte, avrebbe una potenza ancora maggiore nello stadio superiore, arrivando a una spinta doppia rispetto al modello iniziale.
I critici sostengono che il Congresso, stabilendo l’uso di componenti dello shuttle per SLS, abbia favorito i grandi appaltatori del settore aerospaziale che hanno collaborato a quel programma. «Ancora una volta, la Boeing ringrazia», afferma Peter Wilson, analista senior della ricerca per la Difesa presso la RAND Corporation. Altri sostengono che la scelta di riciclare lo shuttle renderà SLS un «razzo Frankenstein», ottenuto cucendo insieme i resti di un programma defunto. L’uso dei razzi ausiliari dello shuttle, per esempio, ha già dato origine a problemi con l’isolamento termico.
Le stime del costo finale di SLS sono estremamente variabili. Secondo una proiezione resa pubblica dalla NASA, per arrivare al primo lancio di SLS ci vorranno 18 miliardi di dollari: dieci per il razzo in sé, sei per la capsula Orion e altri due per preparare Cape Canaveral per i lanci di SLS. (Per inciso, un altro grande sostenitore del programma è il senatore Bill Nelson della Florida.) Ma è trapelato uno studio interno che stimava un costo superiore a 60 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Altri hanno previsto che mandare un equipaggio su Marte potrebbe costare fino a 1000 miliardi di dollari. L’obiettivo dichiarato dalla NASA è di 500 milioni di dollari per lancio, ma altri, calcolando tutti i costi del programma, sono arrivati addirittura a 14 miliardi.
I detrattori insistono nell’affermare che il governo e l’opinione pubblica non arriveranno mai a finanziare il loro entusiasmo per l’esplorazione spaziale con le centinaia di miliardi di dollari necessari per le missioni più grandiose di SLS. Varie analisi, tra cui uno studio interno della NASA, hanno suggerito che sia possibile raggiungere lo spazio profondo e Marte senza un razzo pesante. Alcuni sostengono che potrebbe essere meno dispendioso affidarsi a razzi più piccoli, simili al Delta IV usato da una decina d’anni per il lancio di satelliti, per inviare in orbita bassa il carburante, i componenti e i materiali necessari per costruire lì i grandi veicoli per lo spazio profondo.
E se poi si scoprisse che un razzo gigante è davvero necessario, dicono in molti, perché non assegnare il lavoro al cosiddetto new space? La SpaceX, fondata da Elon Musk, icona della Silicon Valley, ha già vinto appalti con la NASA per servizi di trasporto orbitale con i suoi apprezzati razzi Falcon 9. «SLS non fa che aggiungere piccoli miglioramenti graduali a una tecnologia sviluppata quarant’anni fa», afferma James Pura, presidente della Space Frontier Foundation, un gruppo di pressione dedicato al progresso dell’esplorazione spaziale. «La NASA dovrebbe dire all’industria privata che tipo di carico vuole mandare nello spazio profondo, offrire un determinato importo di denaro per il lavoro e far sì che siano le aziende come SpaceX a svolgerlo». SpaceX sta sviluppando un razzo pesante con 27 motori, della stessa classe di razzi pesanti di SLS, e sta lavorando a nuovi motori più potenti che, in caso di successo, permetterebbero al razzo di avere una spinta superiore perfino al più grande SLS mai immaginato. E la SpaceX sta progettando tutti i principali componenti in modo che siano riutilizzabili, contrariamente a quelli di SLS.
Nonostante queste obiezioni, le missioni di SLS sono in corso di programmazione. Nel 2018 un primo volo senza equipaggio invierà SLS e Orion ben oltre la Luna, e un secondo volo, non ancora programmato ufficialmente, qualche anno dopo farà altrettanto con un equipaggio, portando gli esseri umani più lontano dalla Terra di quanto sia mai avvenuto. Quello che succederà poi dipenderà dal Congresso e da un nuovo presidente, ma al momento una visita con equipaggio a un asteroide è prevista indicativamente intorno alla metà degli anni venti, seguita da una missione umana su Marte negli anni trenta.
La fabbrica dei razzi
La NASA effettua i test dei suoi razzi più grandi allo Stennis Space Center, che si trova nella punta più meridionale del Mississippi, all’interno di una rete di laghi, fiumi, paludi e canali. Mentre indossiamo caschi e giubbotti di sicurezza, Tom Byrd, già vice direttore della struttura, mi dice che il centro è vicino all’acqua per tre motivi: le attività dello Stennis richiedono l’accesso a grandi chiatte, ad aziende esperte nelle costruzioni marine e a un modo per raffreddare velocemente enormi lastre di metallo esposte a temperature vicine a quella della superficie del Sole.
Allo Stennis ogni banco di prova è una gigantesca struttura in metallo e calcestruzzo che assomiglia un po’ alla sezione trasversale centrale di un’enorme nave mercantile. Ci arrampichiamo attraverso uno dei banchi, e durante il percorso mi fanno vedere una sala comandi che non sarebbe stata fuori posto in una centrale elettrica sovietica degli anni cinquanta del Novecento: per lo più manometri a vapore e manopole grosse e pesanti. Chiedo perché non li hanno sostituiti con pannelli digitali. La risposta si rivelerà una specie di mantra del programma SLS: ci sono voluti decenni per far funzionare bene queste cose nonostante forze imperscrutabili e innumerevoli guasti, perché cambiarle?
Dall’alto del banco di prova, però, vedo che in realtà lo Stennis è in pieno rinnovamento. Canali e strade vengono modificati in modo che possano affrontare carichi maggiori, e gli stessi banchi di prova sono sottoposti a ristrutturazioni e rinforzi perché con SLS subiranno stress molto più forti che con qualsiasi razzo precedente. «Le forze che si generano qui sono maggiori di quelle dei lanci veri e propri perché nel banco di prova un razzo non può sfuggire alla sua colonna di fuoco e fumo», spiega Byrd, che aiuta a dirigere i lavori di collaudo. Durante un test di circa nove minuti, migliaia di ugelli sparano getti d’acqua ad alta pressione sulle pareti del banco di prova, non per raffreddarle ma per contenere le vibrazioni estreme che altrimenti potrebbero distruggerlo. Anche prima di SLS, era vietato costruire strutture private in un raggio di 16 chilometri dai banchi di prova, perché le onde sonore provocate da un test sarebbero bastate a farle crollare. E i motori di SLS produrranno la spinta di un razzo più potente che sia mai stata generata sulla Terra.
Appena oltre il confine tra Mississippi e Louisiana, a qualche ora di distanza, si trova il complesso di Michoud, che ho visitato il giorno successivo. Contrariamente alla posizione isolata dello Stennis, è a un’area industriale nei sobborghi di New Orleans. Per certi aspetti è una fabbrica qualsiasi, con postazioni di saldatura, carrelli elevatori, gru e contenitori pieni di componenti. Ma tutto avviene su una scala molto più grande.
All’interno il complesso di Michoud è scintillante. Percorrerlo significa vederlo riempirsi di minuto in minuto di nuove attrezzature: imponenti bracci robotici in grado di muoversi a velocità impressionanti, piattaforme rotanti e sollevatori telescopici simili a gru che spostano rapidi da una stazione a un’altra componenti pesanti decine di tonnellate, sistemi di organizzazione dei componenti che assicurano che un motore composto da centinaia di migliaia di parti non finisca per averne qualcuna in più o in meno. Quando si costruisce un macchinario potente come il motore di un razzo SLS, bisogna avere una tolleranza bassissima alle imprecisioni nell’assemblaggio. «Se il nostro sistema di tracciabilità dei pezzi ci dicesse che manca una di queste minuscole rondelle, bloccheremmo tutto il lavoro fino a ritrovarla», spiega Patrick Whipps, uno dei manager NASA nel complesso di Michoud.
Molti dei componenti che finiranno nei razzi costruiti qui provengono da altri veicoli. «Puntiamo a usare il più possibile i componenti di altri razzi, che siano trasduttori di pressione, termometri o sistemi idraulici», afferma William Gerstenmaier, l’amministratore associato della NASA che ne dirige il programma di esplorazione spaziale umana. «Su SLS non avremo molti componenti unici».
Però, aggiunge Whipps, nuovi macchinari e metodi produttivi dovrebbero rendere la costruzione dei componenti di SLS molto meno costosa di quanto fosse per lo shuttle. Gli aggiornamenti comprendono una macchina da saldatura per attrito grande come una cisterna cittadina verticale. Enormi sezioni di razzo in lega di alluminio possono entrare interamente in questo mostro, dove dei trapani uniranno le due sezioni lungo i bordi che le collegano. È il più grande macchinario di questo genere al mondo.
SLS va oltre la tecnologia dello shuttle anche per molti altri aspetti. Per analizzare gli stress provocati dallo scuotimento e da altre instabilità aerodinamiche durante la salita nell’atmosfera, la NASA si è affidata a un software per la dinamica dei fluidi all’avanguardia. Senza di esso gli ingegneri avrebbero dovuto riprogettare il razzo per fornirgli più resistenza agli stress, in modo da coprire un margine di errore molto più ampio. Inoltre nuovi sistemi avionici e di controllo digitale, basati su microchip più avanzati di varie generazioni rispetto a quelli dello space shuttle, faranno sì che i comandi automatizzati di volo e dei motori reagiscano molto più rapidamente a cambiamenti improvvisi e situazioni pericolose.
Mentre per i primi quattro voli SLS viaggerà con motori avanzati dallo shuttle, a partire dagli anni venti ne serviranno nuove versioni. Per costruirle la NASA si sta affidando a macchinari che produrranno le migliaia di pale di turbina necessarie, grandi come monete, saldando con il laser nelle forme desiderate il metallo ridotto in polvere, invece di realizzarle singolarmente, riducendo il tempo di produzione delle pale per un motore da un anno a un solo mese. «Stiamo usando dappertutto i comandi computerizzati per ridurre al minimo i costi della manodopera e migliorare la precisione», spiega Gerstenmaier.
I punti a favore
Quando il programma SLS sarà pienamente avviato, l’obiettivo sarà realizzare almeno due razzi l’anno, forse addirittura quattro: in questo settore, è una produzione di massa. Ma, se la NASA non riuscirà a convincere l’opinione pubblica statunitense che vale la pena di costruire il suo Space Launch System, si bloccherà tutto.
Alle due obiezioni di fondo – che 18 miliardi di dollari sono troppi per un razzo e che a fare scienza nello spazio si dovrebbero mandare sonde e robot invece di esseri umani – si può rispondere in termini di prospettiva. Diciotto miliardi di dollari non sono poi così tanti per acquisire la capacità di mandare esseri umani su un altro pianeta, e ritorno: migliorare il traffico automobilistico di Boston attraverso il cosiddetto «Big Dig» costa un terzo di più. Ed è facile sostenere che ci sono metodi più economici per farlo: i successi e i record di sicurezza della NASA hanno stabilito parametri di confronto elevati, ed è difficile che l’opinione pubblica accetti di alzare le probabilità di una catastrofe per risparmiare cifre che rappresentano qualche millesimo del bilancio federale.
Quanto all’uso di sonde e robot, spesso si ricorre all’argomento che i risultati scientifici di una missione umana possono essere di gran lunga maggiori di quelli che può ottenere un robot. Ma la vera ragione del volo spaziale umano sono i progressi verso l’espansione della specie umana oltre il pianeta d’origine.
In effetti, il programma ha molti fan. I suoi sostenitori comprendono il personale NASA dall’attuale dirigenza alla base, un certo numero di esperti dello spazio e una fetta crescente dell’opinione pubblica statunitense, che lo scorso dicembre si è entusiasmata per l’impeccabile volo orbitale della capsula per equipaggio Orion che si troverà in cima a SLS quando sarà diretto verso lo spazio profondo.
Sarebbe possibile usare razzi più piccoli per portare i componenti e il carburante nello spazio e assemblarli in orbita? Secondo i calcoli di Gerstenmaier, per una missione su Marte con equipaggio serviranno circa 500 tonnellate di materiale. È un’impresa che SLS potrebbe compiere in quattro lanci, ma che ne richiederebbe almeno due dozzine con un Delta IV a pieno carico. E ciascuno di quei lanci aumenta un po’ il rischio del programma, perché la probabilità che accada il peggio è più alta nel primo minuto di una missione. Inoltre aumenta il rischio di allungare i tempi, e quindi di sommare i ritardi di tutti i lanci. «Con lo space shuttle abbiamo adottato l’approccio dei molti lanci per costruire la Stazione spaziale, e alla fine ci sono voluti decenni», ricorda.
Ma il potenziale difetto più importante di un trasporto in piccoli segmenti, continua Gerstenmaier, è l’enorme entità della costruzione che dovrebbe essere eseguita in orbita, che include abitacoli, veicoli interplanetari e depositi di carburante. È un compito scoraggiante, vista la nostra limitata esperienza nell’attività molto insidiosa dell’assemblaggio nello spazio. «Ci sarebbe un numero enorme di agganci; si tratterebbe di montare tutto nello spazio», afferma. «Inevitabilmente alcuni pezzi non funzionerebbero bene, e sarebbero difficili da riparare in loco. Aggiunge una misura impressionante di complessità e rischio». Le enormi dimensioni di SLS permetteranno di mettere insieme carichi più ingombranti e larghi fino a 10 metri, come quelli con le schiere di pannelli solari e antenne, che altrimenti dovrebbero essere ripiegati con difficoltà, quindi con un maggiore rischio di danni o malfunzionamento.
Un altro vantaggio dei veicoli pesanti è che parte della spinta extra di un razzo più grande si può convertire in maggiore velocità, con cui arrivare a destinazione più rapidamente. Questo è un fattore essenziale per i voli con equipaggio verso Marte, in cui l’esposizione alle radiazioni e la necessità di approvvigionamenti pongono limiti rigorosi alla durata di una missione. E ne possono trarre vantaggio anche le missioni robotiche su lunghe distanze. Grazie alla sua potenza, SLS può inviare sonde nello spazio profondo con il suo stesso carburante, invece di sfruttare la fionda gravitazionale intorno ai pianeti come le missioni Voyager e Galileo. «SLS ridurrà il tempo di un viaggio su Europa da oltre 6 a 2,5 anni», afferma Scott Hubbard, docente di aeronautica e astronautica alla Stanford University. «Sarebbe uno stimolo a una missione scientifica estremamente interessante». Aggiungete questi minori tempi di viaggio ai carichi più alti e alla maggiore flessibilità, e avrete ottimi argomenti per un razzo pesante. È uno dei motivi per cui Cina e Russia stanno lavorando a progeni simili a SLS.
E lo stesso vale per la SpaceX. Ma se il new space è una fonte naturale per i trasporti da e verso l’ISS, non lo è altrettanto per i razzi destinati allo spazio profondo. Non esiste un mercato per l’esplorazione nello spazio profondo oltre alla manciata di missioni che la NASA ha programmato a livello indicativo per SLS. Questo elimina la possibilità che la SpaceX finanzi i costi dello sviluppo di un razzo pesante grazie a vari clienti commerciali, come ha fatto con i razzi più piccoli. Priva di questo vantaggio, la SpaceX non ha una posizione migliore rispetto a Boeing, Lockheed Martin e altri appaltatori tradizionali del settore aerospaziale, spiega l’ex astronauta della NASA Scott Parazynski, oggi all’Arizona State University. «Sono appaltatori molto capaci, e non vedo la SpaceX in modo radicalmente diverso», spiega.
Restare legati alle soluzioni già affermate, invece di cercarne di nuove, potrebbe essere una strategia fallimentare nel settore delle auto, dei cellulari o del software, ma quando si tratta di lanciare un equipaggio di eroi nello spazio profondo sfruttando un’esplosione appena controllata, un certo livello di conservatorismo potrebbe non essere una cattiva idea. Con i suoi primi razzi, la SpaceX ha subito varie esplosioni e perdite di controllo: niente di strano nello sviluppo di nuovi progetti. Lo scorso ottobre un membro dell’equipaggio è rimasto ucciso nell’esplosione del prototipo di un razzo costruito dalla Virgin Galactic per portare turisti nello spazio suborbitale; appena tre giorni prima era esploso un razzo senza equipaggio costruito dall’azienda privata Orbital Sciences e destinato alla Stazione spaziale.
Questi incidenti servono a ricordare che, nonostante decenni di esperienza, quello dei razzi è un settore difficile, con un forte rischio che si verifichino catastrofi. È uno dei motivi per cui i leader dell’Inspiration Mars Foundation, un’organizzazione privata che cerca di rendere possibile una missione su Marte, sono tra coloro che, dopo uno scetticismo iniziale, sostengono SLS. Altri esperti di Marte concordano. «SLS è stato criticato da subito e definito un razzo senza una meta», commenta Hubbard. «Ma adesso ha missioni chiare e difendibili, ed è ora che tutti si mettano a pensare come si può fare perché riescano».
Velocità di fuga
Lo scorso gennaio uno degli imponenti banchi di prova dello Stennis Space Center si è trasformato in una palla di fuoco per 500 secondi. Era il primo test di un motore R25 dal 2009, ed è perfettamente riuscito. Se anche i prossimi test avranno successo, il tempo potrebbe essere un vantaggio per SLS. Più a lungo dura il programma – se rispetta costi e scadenze – più dimostrerà la propria validità. Nei suoi primi tre anni ha ottenuto progressi facili e rapidi, superando agevolmente le rielaborazioni del progetto e arrivando alle prime fasi della produzione. Per essere un nuovo grande razzo con equipaggio, si tratta di una velocità incredibile. Sono emersi pochi problemi tecnici: in fondo il peggiore è stato quello delle intercapedini di isolamento, ma si è risolto rapidamente con uno strato di adesivo.
Negli anni a venire, con nuovi presidenti e nuovi rappresentanti al Congresso, potrà succedere di tutto, sostiene Joan Johnson-Freese, docente all’U.S. Naval War College specializzata nello spazio. Forse nel governo prevarrà l’idea che per ora dovremmo abbandonare Marte e pensare ad allestire una base che sia un po’ più vicina a casa. «A Washington alcuni hanno una nostalgia della Luna quasi criminale», commenta Johnson-Freese. Altri credono che la NASA per ora dovrebbe lasciar perdere sia la Luna sia Marte e concentrarsi sugli asteroidi, non solo perché potrebbero contenere risposte a domande importanti sull’origine del sistema solare, ma anche perché potremmo imparare a deviare questi oggetti celesti o distruggerli nel caso fossero diretti verso il nostro pianeta.
Tuttavia il fascino di Marte è ancora diffuso. E ultimamente si è rafforzato, perché sempre più persone si rendono conto che il Pianeta Rosso potrebbe essere raggiungibile nel corso della loro vita. «Tutti vorremmo vedere il nostro sbarco su Marte», commenta Parazynski. «Altre missioni sarebbero una distrazione». Le sue perplessità su SLS derivano dalla preoccupazione che lo possiamo abbandonare in quanto costoso o non immediato come mezzo per andare su Marte, non dal dubbio che possa essere inadeguato per arrivarci.
Al momento non ci sono ostacoli in vista per SLS. Tuttavia non si può dire altrettanto delle proposte alternative di razzi per Marte, e potrebbe bastare questo ad assicurare che il progetto continui. Certo, è stato raffazzonato con mandati del Congresso. Ed anche vero che a SLS manca l’entusiasmo innovativo dei progetti rivali. Ma tutto fa presagire che funzionerà secondo i programmi e che ha la copertura finanziaria per il prossimo futuro. Tutto questo dovrebbe bastare a fare in modo che sia SLS a portarci su Marte. E se ci riuscirà, di sicuro le critiche saranno subito dimenticate.