VARIE 25/8/2015, 25 agosto 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI VA AL MEETING DI CL E PROMETTE DI TOGLIERE IMU E TASI
REPUBBLICA.IT
ROMA - Da Rimini all’Aquila, passando per Pesaro: il premier Matteo Renzi, dopo la pausa estiva, riparte dal Meeting di Comunione e Liberazione e dal teatro Rossini (scelto come numero zero di cento teatri in Italia, dai quali raccontare il lavoro dell’esecutivo) dove ha affrontato i temi più caldi per l’Italia e per il governo. Il premier, arrivato alle 11 alla kermesse Cl, ha salutato la folla che lo attendeva. Autografi e gli immancabili selfie, ma anche la contestazione di un ciellino, che ha accusato i politici di avere stipendi troppo alti.
Va detto, tuttavia, che alla sua prima apparizione al Meeting, il capo del governo riesce a fare breccia nella kermesse estiva. Lo testimoniano gli applausi che hanno puntellato il suo intervento - al suo arrivo, dirà "a Rimini vengo da amici" - ma anche i commenti a fine incontro di Emilia Guarnieri (presidente della fondazione Meeting per l’amicizia dei popoli) e Giorgio Vittadini (presidente della fondazione Per la sussidiarietà), che hanno diviso il palco con il premier.
Più tardi, dal palco di Pesaro il capo del governo affronta il tema fisco e annuncia: "Dall’anno prossimo togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino".
Meeting di Rimini, il premier contestato da un ciellino
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Immigrazione. Netta e decisa la posizione del premier sull’emergenza immigrazione e sull’operato del governo: "Sull’immigrazione non cederemo mai al messaggio che vuol far diventare l’Italia la terra della paura, possiamo anche perdere 3 voti, ma non cederemo al provincialismo della paura. Non è buonismo, ma umanità: secoli di umanità ai quali non rinuncio per 3 voti. Prima salviamo le vite", ha detto Renzi rivolto alla platea. Poi, nel pomeriggio, una stoccata a quanti hanno sottovalutato il problema: "C’è chi si sveglia ora perché colpito", "se ne sono accorti adesso che c’è un problema immigrazione. Glielo abbiamo detto per mesi".
Tasse. Il prossimo anno verranno tagliate Tasi e Imu per tutti, ha detto Renzi, respingendo le critiche di chi lo paragona a governi passati: "Mi si dice: ’ma la tassa sulla casa l’aveva tolta Berlusconi’. Non è vero, Berlusconi l’ha rimessa, insieme a Monti. E poi non si tratta di chi ha fatto o non ha fatto una cosa, ma se quella o giusta o meno". Ricordando che la "prima cosa fatta sono gli 80 euro", Renzi ha aggiunto che "abbassare le tasse è una scommessa che non si fa solo per un anno. Abbassare le tasse sul costo del lavoro è una cosa di buon senso". Poi "nel 2017 ci possiamo concentrare sull’Ires cioè sulle tasse sulle imprese, oggi al 31% e portarla al 24% sotto la Spagna, e poi per il 2018 intervenire sull’Irpef". Così come le azioni fatte per l’immigrazione, anche quelle relative al fisco, sottolinea Renzi, non sono state fatte per conquistare consensi: "La riduzione delle tasse aumenta il tasso di libertà del Paese, aumenta il tasso di giustizia sociale".
Sindacati. Dal teatro di Pesaro, il numero uno di Palazzo Chigi ha respinto le accuse di attacchi ai sindacati: "Abbiamo dimezzato i permessi sindacali: il sindacato è una cosa bella, ma se riduci i permessi non fa male. Noi abbiamo il maggior numero di sindacalisti e politici e se noi riduciamo il numero un po’ non è un attacco al sindacato, ma è un modo per dire fai meglio il tuo lavoro", ha precisato.
Risse e ritardi. Tanto il tempo perso, secondo il premier, in questi anni: "L’Italia in questi 20 anni ha trasformato la Seconda Repubblica in una rissa permanente ideologica che ha smarrito il bene comune e mentre il mondo correva è rimasta ferma in discussioni sterili interne...Il berlusconismo e antiberlusconismo hanno fatto mettere il tasto pausa", ha insistito. "Le riforme che stiamo portando avanti sono un corso accelerato per riportare l’Italia in pari". Poi la frecciata a chi, invece, come Salvini, l’Italia vorrebbe fermarla: "Come tutte le estati c’è la classifica di chi la spara più grossa: bloccare per tre giorni l’Italia? Oggi la scommessa è opposta, l’Italia è stata bloccato da veti e controveti, oggi dobbiamo far ripartire l’Italia".
Riforme. E proprio alle riforme Renzi ha dedicato molta attenzione, elencando il lavoro fatto "dal jobs act alle riforme istituzionali, dalla legge elettorale alla riorganizzazione PA, dalla Buona Scuola alla responsabilità civile dei magistrati:il tentativo è che l’Italia recuperi il tempo perso. L’Italia può giocare un ruolo nell’Europa che cambia, ma a condizione che sia essa stessa a cambiare". Certo, ha detto il premier, "non sarà semplicemente con le riforme che l’Italia ritroverà la propria identità ma le riforme sono la premessa". Un paragrafo a parte è quello dell’Italicum che, ha ribadito il presidente del Consiglio. è una rivoluzione: "La legge elettorale è il primo tassello per riuscire finalmente a governare e non difendersi dagli assalti della minoranza o dell’opposizione. È una rivoluzione".
Senato. Liquidata, invece, come una "discussione incredibile" quella relativa al Senato, alimentata da quanti sostengono che "se non c’e’ elezione diretta è a rischio la democrazia". Matteo Renzi avverte che "non è che devi votare tante volte perché ci sia più democrazia. Quello - ironizza - è il Telegatto". E lancia la sferzata: "moltiplicando le poltrone si fanno contenti quei politici, non gli elettori". Non teme la massa di emendamenti presentati dall’opposizione, ma anche dalla minoranza Pd: "Ci portano mezzo milione di emendamenti, una risata li seppellirà", ha detto a Pesaro parlando delle riforme costituzionali. "Ti immagini - ha aggiunto il capo del governo - se noi ci facciamo bloccare da qualcuno che pensa di farci paura con gli emendamenti... E noi resisteremo un minuto di più!". Poi ha rivendicato di aver varato delle "riforme anti-casta", come l’introduzione del "tetto agli stipendi dei manager. Nel pubblico dall’anno scorso c’è un tetto - ha osservato - che è alto, sono 240mila euro, ma c’è. Non l’hanno preso tutti, c’è qualcuno che approfitta del fatto di essere organo costituzionalmente rilevante e ne ha ancora diritto".
Europa. "Essere la terra delle opportunità e non dei rimpianti". Così Renzi ha definito il ruolo dell’Italia nel suo intervento, durante il quale ha accusato l’Europa di visione ’strabica’ e ritardi: "Quando parliamo di strategia per l’Ue forse si è persi vent’anni, quando parliamo di Mediterraneo non parliamo di frontiera Ue, ma del cuore dell’Ue ma non c’è stata sufficiente attenzione della politica nel considerare il Mediterraneo il cuore del dibattito Ue". L’Italia, ha proseguito, è di fronte a un bivio: "Deve tornare a fare l’Italia e allora c’è spazio per uscire dalla crisi". Anche l’Europa ha cambiato volto, passando "da essere una nostra creatura a una nostra matrigna, è diventata un luogo dove ci danno i voti, dove ci dicono se abbiamo fatto bene o male e questo deve cambiare". Non è mancata, poi, una frecciata a chi vuole un’Europa divisa: "Abbiamo una stella polare che sono gli Usa. Non credo ad un’equidistanza dell’Italia nel mondo internazionale, credo nell’Italia come portatrice di dialogo - ha detto -. Ma pensare di costruire l’Europa contro la Russia, come vuole fare qualche Paese recentemente entrato, è un errore. Non è un fatto economico, il problema non sono le sanzioni. È un fatto culturale, le radici culturali che ci legano sono superiori a differenze che abbiamo".
Expo. "Noi siamo pieni di gente in Italia che è tanto presa dal raccontare che va tutto male che non si ricorda più nemmeno le previsioni che ha fatto": l’attacco del premier è contro Beppe Grillo, definito "noto statista" che, in un video del marzo 2015, criticava l’Expo, pronosticando un flop. Invece, rivendica Renzi, è uno straordiario successo. "Se aprite i giornali di oggi, ci sono - aggiunge - tre ore e mezzo per entrare nei padiglioni. I numeri dell’expo sono pazzeschi".
Proteste fuori dal teatro. Triplice contestazione al premier Matteo Renzi all’uscita del teatro Rossini di Pesaro. Ad attenderlo nella città marchigiana i contestatori della Lega, movimenti contrari alle trivellazioni nell’Adriatico e nell’entroterra marchigiano, rappresentanti del mondo della scuola e alcuni simpatizzanti del Movimento 5 Stelle. Urla, cori e improperi sono stati lanciati contro l’auto del premier all’uscita laterale del teatro, controllato dalle forze dell’ordine, che non si aspettavano un numero così ingente di contestatori, circa 200. Uno dei contestatori ha anche cercato di fermare l’auto del premier, si tratta di un rappresentante delle scuole di Urbino, che è stato prontamente placcato dagli agenti di polizia. Il premier ha lasciato la zona del teatro senza che ci fosse alcuno scontro.
Tensione all’Aquila. Momenti di tensione all’Aquila tra manifestanti e forze dell’ordine. Alcuni manifestanti sono riusciti ad arrivare fin sotto il municipio, dove è prevista a breve una riunione tra le istituzioni locali e il premier. La polizia è poi riuscita ad allontanare il gruppetto di contestatori e poco prima delle 17 alcune decine di esponenti di comitati locali sono stati tenuti a distanza da un cordone di polizia a circa 300 metri dalla sede del Comune. I manifestanti espongono striscioni e cartelli e sono stati accesi alcuni fumogeni. È la prima volta che il presidente del Consiglio arriva in questa veste nel capoluogo abruzzese, colpito dal sisma del 6 aprile 2009 e ancora ferito. Più volte era stata annunciata la presenza di Renzi in città, ma ogni volta l’appuntamento era stato annullato.
FINE
LA STAMPA.IT
10.00 - IL BLITZ (A SORPRESA) AL CASTELLO
Visita a sorpresa del premier Matteo Renzi (ospite questa mattina del Meeting di Comunione e liberazione) nel centro storico di Rimini. Ieri era annunciata una tappa in municipio ma, appena arrivato in città, Renzi ha fatto tappa al castello Malatestiano accompagnato dal sindaco Andrea Gnassi che gli ha illustrato i progetti di riqualificazione del centro storico. Fuori, quando ha iniziato a circolare la notizia della sua presenza, si è assiepata una piccola folla, circa un centinaio di persone, che ha accolto il premier con gli applausi. «Matteo mandaci in pensione», «tieni duro», «sistema Roma», sono state le frasi che hanno gridato alcuni tra i presenti. Prima di entrare per la visita il premier si è avvicinato alle transenne che circondavano l’area per saluti e strette di mano. Il «fuori programma» è durato circa 40 minuti.
11.00 -L’ARRIVO
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi è giunto alla Fiera di Rimini, dove alle 13 interverrà dal palco del Meeting di Cl.
12.00 - IL TOUR IN FIERA
Giro degli stand del Meeting di Cl «assediato» da giornalisti e cameraman per Matteo Renzi che però non ha risposto a nessuna domanda. L’accoglienza del popolo di Cl è stata fin qui rispettosa: in molti erano incuriositi per la ressa che accompagnava il passaggio del premier. Un anziano gli ha urlato: «Quando vi abbassate gli stipendi voi politici», ma non ha avuto risposta. Dopo la visita alla mostra su Piazza del Duomo di Firenze, il presidente del Consiglio ha visitato lo stand di Federlegno Arredo. Alle 13 è previsto il suo intervento.
13.00 - AL VIA IL CONVEGNO
Renzi parlerà al convegno dal titolo «L’Italia e la sfida del mondo», con un intervento che dovrebbe toccare temi istituzionali e di governo. Il premier è stato accolto da un lungo applauso dal popolo di Comunione e liberazione.
13.20 - OLTRE 5MILA PERSONE
Oltre tremila e seicento persone sono presenti nel padiglione dove tra pochi minuti parlerà il premier Renzi. Altre due mila seguono il convegno dagli spazi vicini alla struttura.
13.35 - L’INTERVENTO DI RENZI: «NON VOLEVO VENIRE QUI»
«C’è una grande possibilità che si apre per l’Italia: essere terra di opportunità e non di rimpianti». Sono le prime parole scelte dal premier Renzi. Che poi spiega: «Non volevo venire al Meeting di Rimini. Qualche mio predecessore ha usato il Meeting per questioni politiche, altri per questioni legate all’industria. A me non andava di trovare domani i titolo sulla cogliendo più o meno calda. Io riconosco questo luogo per il luogo in cui tanti amici e amiche hanno arricchito il loro percorso di vita».
13.40 - «SUL MEDITERRANEO PERSI 20 ANNI»
«Quando parliamo di strategia per l’Ue forse si è persi vent’anni, quando parliamo di Mediterraneo non parliamo di frontiera Ue ma del cuore dell’Ue ma non c’è stata sufficiente attenzione della politica nel considerare il Mediterraneo il cuore del dibattito Ue, si è guardato in direzione strabica», dice Renzi. E poi aggiunge: «L’Europa a 28 è troppo o troppo poco. È nata senza una visione politica da parte dell’Italia. Ha cancellato il Mediterraneo dalla discussione e cancellato anche i Balcani. C’è una emergenza Balcani che è pazzesca».
13.45 - «BASTE RISSE IDEOLOGICHE»
«L’Italia si è impantanata in una discorso ideologico negli ultimi vent’anni che ha smarrito il bene comune. Il berlusconismo e l’anti berlusconismo hanno fatto mettere il tasto “pausa” alla politica. E mentre il mondo lì fuori correva, l’Italia stava ferma in discussioni sterili interne».
13.48 - «SUI MIGRANTI NO IMPRENDITORI DELLA PAURA»
«Non cederemo mai al provincialismo della paura», dice il premier sulla questione migranti. L’Europa «non è solo spread», non è solo «un accozzaglia di numeri», «ma è ideali. Noi non dobbiamo far passare il messaggio del provincialismo della paura. Possiamo perdere pure tre voti ma non rinunciamo a secoli di civiltà».
13.50 - LA DIFESA DELLE RIFORME
«Non sarà semplicemente con le riforme che l’Italia ritroverà la propria identità ma le riforme sono la premessa», spiega il premier. «Il pacchetto di riforme che stiamo tentando di fare dal jobs act a quelle istituzionali, dalla legge elettorale alla riorganizzazione PA, dalla Buona Scuola alla responsabilità civile dei magistrati. Il tentativo è che l’Italia recuperi il tempo perso», spiega il premier. «L’Italia può giocare un ruolo nell’Europa che cambia ma a condizione che sia essa stessa a cambiare», aggiunge Renzi . «È incredibile la discussione. Dicono che se non c’è elezione diretta» dei senatori «è a rischio la democrazia» ma «non è che devi votare tante volte, quello è il Telegatto. Moltiplicando le poltrone si fanno contenti quei politici, non gli elettori».
13.55 - LA «RIVOLUZIONE» ITALICUM
«Non mi sono candidato al Parlamento perché il sistema non prevede la corrispondenza tra chi si candida e chi guida il Paese. La legge elettorale è il primo tassello per riuscire finalmente a governare e non difendersi dagli assalti della minoranza o dell’opposizione. È una rivoluzione».
14.00 - “USA STELLA POLARE, MA ERRORE ANDARE CONTRO LA RUSSIA”
«Abbiamo una stella polare che sono gli Usa. Non credo ad una equidistanza dell’Italia nel mondo internazionale, credo nell’Italia come portatrice di dialogo». Ma «pensare di costruire l’Europa contro la Russia, come vuole fare qualche Paese recentemente entrato, è un errore». «Non è un fatto economico, non sono le sanzioni il problema dell’economia russa, ma un fatto culturale. L’Europa non può essere costruita contro il vicino più grande».
14.01 - FISCO
Intervenire oggi sul fisco «non è per far trovare consenso al premier. La riduzione delle tasse aumenta il tasso di libertà del paese, aumenta il tasso di giustizia sociale. Non sono invenzioni prese da un coniglio pescato da un cilindro qualunque, ma l’unico modo per consentire a chi vuole fare di farglielo fare» e per farlo bisogna «rendere l’Italia più semplice». oggi occorre togliere le cose di troppo che zavorrano il paese: «quando a Michelangelo gli domandarono come aveva fatto il capolavoro del David - ha ricordato il premier - ha risposto: ho solo tolto tutta la roba che c’era in più. Ed è quello che dobbiamo fare noi oggi...».
14.05 - “GLOBALIZZAZIONE PRINCIPALE ASSET PER L’ITALIA”
«Non dobbiamo avere paura della globalizzazione. Ci hanno detto per anni che il pericolo prima era americano e poi cinese. Io sono il primo governo che è stato per due volte in Africa, un’area che avevamo abbandonato. Ma ci avevano detto che la globalizzazione è il nemico, l’incubo, il problema ed invece è il più grande asset per l’Italia nei prossimi anni perché un mondo che cambia chiede bellezza».
14.06 - “LA LEGA BLOCCA L’ITALIA A NOVEMBRE? LO FANNO DA 20 ANNI”
«L’Italia ha bisogno di rimettersi in movimento». Lo ha detto Renzi. «Ho letto che c’è stato un politico - ha aggiunto riferendosi senza citarlo a Salvini - che ha detto di voler bloccare il paese per 3 giorni a novembre... ma sono 20 anni che la stanno bloccando! E la risposta, invece, è rimetterla in moto».
14.10 - “L’ITALIA VA AVANTI NONOSTANTE I PROBLEMI”
«Nel corso dei secoli è stata prodotta qualità e bellezza. A chi dice che l’Italia è un elenco straordinario di problemi, portategli le tante storie affascinanti di un paese che va avanti, talvolta “nonostante”, la politica».
15.35 - “NEL 2016 VIA TASI E IMU PER TUTTI”
«Il prossimo anno togliamo Tasi e Imu per tutti. Non è possibile continuare questo giochino», annuncia il premier Matteo Renzi durante un incontro pubblico al Teatro Rossini di Pesaro. «In Italia la tassazione è esagerata» e bisogna abbassare le imposte ma per fare questo «non basta un anno». Il segretario del Pd ha ribadito che abbassare le imposte restituisce «equità sociale» e non lo si fa «per guadagnare consensi». E ha concluso: «Nel 2017 ci possiamo concentrare sull’Ires cioè sulle tasse sulle imprese, oggi al 31% e portarla al 24% sotto la Spagna, e poi per il 2018 intervenire sull’Irpef».
15.40 - “GLI 80 EURO PROVVEDIMENTO PER SEMPRE”
«Gli 80 euro rimarranno per sempre e non solo per un periodo», specifica Renzi riguarda al provvedimento.
15.53 - “IN ITALIA MAGGIOR NUMERO SINDACALISTI”
«Abbiamo dimezzato i permessi sindacali: il sindacato è una cosa bella ma se riduci i permessi non fa male. Noi abbiamo il maggior numero di sindacalisti e politici e se noi riduciamo il numero un po’ non è un attacco al sindacato ma è un modo per dire fai meglio il tuo lavoro».
15.58 - “IL PIL? I NUMERI STANNO CAMBIANDO”
«Ad agosto ho visto grandi polemiche sul pil che cresce poco. Per mesi siamo stati in una situazione di difficoltà del Pil e ora che torna a crescere i giornali dicono: “cresce poco”. È chiaro che l’0,5 non basta ma, guardando, i numeri stanno cambiando»
16.00 - “EMENDAMENTI? UNA RISATA LI SEPPELLIRA’”
«Ci portano mezzo milione di emendamenti? Una risata li seppellirà», dice Renzi guardando ai 600mila emendamenti di Calderoli e della Lega al ddl Boschi. «Te c’hai la tigna? Ma noi ce l’abbiamo più di te. Non ci facciamo bloccare dallo spauracchio degli emendamenti. Non ci faremo fermare da qualche cultore del blocco».
16.05 - “NIENTE ELEZIONE DA QUI A DUE ANNI”
«Da qui ai prossimi due anni e mezzo nessuna elezione in vista», dice sicuro il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.«È arrivato il momento di coltivare le proprie idee ma, quando c’è da lavorare, lavoriamo tutti insieme per il bene dell’Italia - conclude - Non credo che sia possibile permettersi il lusso di perdere tempo nel chiacchiericcio della politica tradizionale»
16.30 - LA “CAMPAGNA ELETTORALE” NEI TEATRI
Parte dal teatro Rossini di Pesaro, con uno «stress test», come lo ha definito il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il percorso «in cento teatri» per illustrare quanto fatto finora dal Governo e quanto c’è da realizzare nel cammino dei prossimi due anni e mezzo, da qui alle elezioni. Sei i temi presentati da Renzi, riforme, tasse, economia, valori, diritti, cantieri, in una slide di sintesi per illustrare le iniziative, le leggi e le proposte per cambiare il Paese. Un confronto e un resoconto, con la platea del massimo pesarese, pensato da Renzi «durante questo mese in cui sono stato a casa, nei luoghi dove si è cresciuti, nei bar dove tutti ti conoscono e dove una signora mi ha detto che non facevamo abbastanza per far conoscere quanto stavamo realizzando. Un commento che ci ha spinto a riflettere e a decidere di raccontare quanto fatto all’interno dei teatri del nostro Paese».
17.20 - LA CONTESTAZIONE A L’AQUILA
Al grido di “L’Aquila libera” un gruppo di rappresentanti dei comitati antipetrolizzazione manifestano a pochi metri da palazzo Fibbioni, sede del comune dove è atteso a breve l’arrivo del premier Matteo Renzi. I manifestanti hanno forzato i posti di blocco. La polizia li ha fermati e sta cercando di ricacciarli indietro. Anche lancio di fumogeni dalle fila dei manifestanti.
17.35 - ANNULLATA LA TAPPA IN COMUNE ALL’AQUILA
Annullata la prima tappa all’ Aquila del Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo ha riferito il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci. Prima dell’arrivo del premier momenti di tensione tra forze polizia e manifestanti. L’appuntamento era alla nuova sede del Comune. Scontri anche vicino alla sede della seconda tappa.
17.50 - AL GRAN SASSO INSTITUTE
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato all’Aquila, direttamente al Gran Sasso Science Institute. Per proteste era infatti saltata la prima tappa in Comune. Presente il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente.
18,51 - “SULL’AQUILA NO AD ANNUNCI CHOC”
«No agli annunci choc, no agli annunci show, no alle comparsate, no alla medianizzazione dell’Aquila che è già stata sufficientemente resa mediatica, anche per alcuni aspetti positivi, buona l’idea di farci il G8, sì a una discussione di merito sulle questioni aperte». Così il premier alla sua prima visita alla città.
19,16 - PROTESTE E CORI CONTRO RENZI
Circa 500 persone tra cui molti manifestanti, hanno continuato a manifestare alla Villa Comunale davanti alla sede della Gran Sasso Science Institute dove il premier Matteo Renzi ha tenuto una riunione istituzionale. In mezzo al folto gruppo anche tanti cittadini venuti per vedere Renzi. Tra i manifestanti, che hanno intonato cori di critica, i comitati contro le trivelle, quelli contro la realizzazione del metanodotto, e il comitato delle 3 e 32 sorti dopo il terremoto. Pesanti i toni usati per gli slogan intonati contro il premier. «Renzi, Renzi fuori dall’Abruzzo», «non vogliamo le trivelle» «non vogliamo i metanodotti» «non vogliamo le lobby» «non ci piace lo Sblocca Italia che devasta i territori», «vogliamo la ricostruzione dell’Aquila», sono alcuni delle affermazioni delle persone scese in piazza.
DAVIDE VECCHI PER IL FATTODiceva don Giussani che esiste "un potere nemico del popolo", quello che "si costituisce e prende forma attorno a interessi parziali, unilaterali: il potere che spadroneggia". Era il 1993. Da allora molto è cambiato nel movimento che a lui ancora oggi dice di ispirarsi ma che ormai si riunisce alla Fiera di Rimini non più per "difendersi dal potere" ma per celebrarlo.
L’anno 35esimo del Meeting di Cl mostra come gli eredi del don non potendo dar sfoggio dei propri figli migliori arrivati al potere, Roberto Formigoni e Maurizio Lupi che è comunque presente (e si aggira nella speranza di convincere i nuovi leader a sostenerlo nella corsa a sindaco di Milano), si accontentino di adottare chi non ha mai fatto parte del movimento ma ha quello che qui appare l’unico merito: aver conquistato il potere. Più che le persone contano le poltrone.
E a dieci anni dalla morte di don Giussani al Meeting di Rimini il potere spadroneggia. Oggi arriverà il premier, Matteo Renzi, celebrato con la copertina di Tempi - il periodico di riferimento ciellino - dopo esser stato preceduto da mezzo governo e dalla sfilata dei suoi uomini. Solo ieri sono stati celebrati tre ministri. Al mattino il titolare delle Infrastrutture, Graziano Delrio, che ha garantito come il governo voglia proseguire il percorso per riconoscere le unioni civili.
Una dichiarazione, secondo alcuni, per tastare il polso al pubblico ciellino sull’ argomento in vista di un possibile annuncio nel merito da parte di Renzi oggi. Nel pomeriggio è arrivato il ministro dell’ Ambiente, Gian Luca Galletti, che senza farsi pregare ha garantito che "in Italia non ci saranno più condoni edilizi" e, infine, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Ma più ancora dei membri del governo sono i renziani a spadroneggiare.
Si ritrovano tutti alle 19 in una sala leggermente nascosta e che si riempie a metà di pubblico - complice l’ incontro in contemporanea del direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana - ma a parlare, per la prima volta, c’ è l’ eminenza grigia del potere renziano: quello schivo e riservato Marco Carrai, l’ uomo a cui il premier deve almeno metà della sua fortunata (e folgorante) ascesa politica.
Il presidente di Toscana aeroporti- nonché membro dei cda del San Raffaele, della fondazione ente cassa di Risparmio di Firenze, di Bassilichi spa e vari altri incarichi - arriva accompagnato dalla moglie, Francesca Campana Comparini, e dall’ amico fraterno Alberto Bianchi che, oltre a essere l’ avvocato di fiducia di Renzi, presiede la fondazione Open del premier ed è stato nominato dal Governo attuale nel Cda di Enel.
In prima fila arriva trafelata anche Monica Maggioni, neopresidente della Rai molto legata alla moglie di Carrai. Pochi mesi fa, infatti, Maggioni fece da madrina al festival delle Religioni organizzato a Palazzo Vecchio dalla signora Campana Comparini in Carrai. La guida di viale Mazzini arriva dopo aver moderato l’ incontro più seguito e importante dell’ intero programma: l’ intervento di don Julián Carrón, il sacerdote a capo di Cl, insieme al professore e studioso ebreo Joseph Weiler su "La scelta di Abramo e le sfide del presente".
Un dibattito interessante che si è sviluppato attorno ai concetti di io, responsabilità e dialogo tra differenti culture, a partire dalla figura e dalla storia di Abramo, fino a ad arrivare alle recenti stragi di Parigi, di cui sono state proiettate alcune immagini. Un dibattito a due: Weiler e Carrón.
Con quest’ ultimo che ha citato, tra gli altri, Francesco Guccini ("Quando non ci sei io resto solo con i pensieri miei") conquistando definitivamente il compagno Fausto Bertinotti, diligentemente seduto in prima fila. Maggioni, dal canto suo, è intervenuta lo stretto necessario per i saluti di rito, presentando Carrón come "caro amico". Ed è poi corsa dall’ altro caro amico Carrai.