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 2015  agosto 23 Domenica calendario

DEBITO TROPPO ALTO BANCHE IN DISSESTO. E IL VOTO NON RISOLVE

L’accordo firmato dal Governo greco con la Troika contiene le stesse condizioni offerte 10 mesi fa, imponendo però riforme che allora erano probabilmente negoziabili. Inoltre, il sistema bancario è tornato in dissesto. E la ristrutturazione del debito, chiaramente insostenibile, che avrebbe dovuto essere il primo obiettivo, rimane un problema insoluto. Un risultato disastroso, frutto dell’incompetenza, o del cinismo politico, di Tsipras. L’accordo sposta al 2018 l’obiettivo di un avanzo primario del 3,5% del Pil, e richiede appena lo 0,5% e 1,5% nel 2016 e 2017. Niente di nuovo: già a gennaio si riconosceva alla Grecia gli sforzi compiuti per pareggiare disavanzo pubblico e bilancia dei pagamenti. Ci sono poi 29 pagine di aumenti di imposte, tagli alla spesa pubblica, liberalizzazioni, privatizzazioni, riforma dello stato sociale, della giustizia civile, della pubblica amministrazione. Aumentano l’Iva, le imposte societarie, sulla casa, sul tonnellaggio, sulla pubblicità in tv, sui giochi, sui beni di lusso. Via i sussidi ai carburanti agricoli, taglio alle spese militari, riduzione della spesa sanitaria e previdenziale (aumento dell’età pensionabile, dei contributi sociali, passaggio al metodo contributivo). E poi, liberalizzazione delle professioni, del commercio, dei farmaci da banco, delle stazioni di servizio, di acqua, elettricità e gas. Privatizzazione delle frequenze Tv, della rete elettrica, porti, e aeroporti regionali. Infine, riforme del mercato del lavoro ( e divieto di abrogazione di quanto imposto coi precedenti Accordi), del diritto fallimentare, della legge di bilancio, e della pubblica amministrazione.
Ventinove pagine che sembrano dettate dal fantasma di Margaret Thatcher. Molte riforme alla lunga beneficeranno la Grecia. Ma che Tsipras le abbia sottoscritte dopo 10 mesi di duri negoziati e iniziative straordinarie come il referendum, quando a marzo avrebbe potuto ottenere condizioni più favorevoli, è prova di incompetenza, o estremo cinismo.
Un negoziato coi creditori, pubblici o privati, è una trattativa economica: ci vuole pragmatismo per puntare all’accordo più favorevole, a prescindere da questioni ideologiche o politiche. Invece Tsipras ha trasformato la trattativa in uno scontro politico con la Germania egemone, ottenendo l’unico risultato di irrigidire la posizione del Governo tedesco (che doveva gestire la sua opinione pubblica). E ha brandito come un’arma la minaccia di rottura del negoziato e un’uscita dall’euro, che avrebbe mandato in crisi l’Eurozona; per arrivare al colpo di scena del referendum, con la richiesta del no. Scopo evidente era seminare il panico nei mercati per fare pressione sulla Germania e ammorbidire la sua posizione. Un errore madornale: il debito greco è quasi tutti in mano pubblica; e la Bce aveva appena lanciato il QE che offriva una rete di protezione contro il contagio.
Tsipras ha invece creato il panico in Grecia: fuga di capitali, corsa agli sportelli e ondata di insolvenze, che hanno messo il sistema bancario alla mercé dei finanziamenti della Bce. E poiché nessuna economia sopravvive con le banche chiuse, è bastato che la Bce chiudesse i rubinetti per indurre Tsipras a firmare un accordo peggiore di quello che poteva ottenere 10 mesi prima. Su questo negoziato disastroso Tsipras si è però costruito una reputazione di novello Davide: per il consenso, non serve abbattere Golia, basta far credere di averci provato.
Con il nuovo colpo a sorpresa delle elezioni, Tsipras rilancia. Vuole una maggioranza forte: o per rinnegare l’Accordo, ma sarebbe follia perché senza finanziamenti della Bce durerebbe una settimana, e l’uscita dall’euro sarebbe ancora più costosa; o per accreditarsi presso i tedeschi come leader affidabile che garantisce la stabilità, ottenendo come ricompensa una ristrutturazione del debito, sulla quale però già tutti sono ufficiosamente d’accordo (purché non lo si chiami “taglio”), e che addirittura il Fmi reclama. E che finora non è stata concessa proprio per l’inaffidabilità dimostrata da Tsipras. Ma per il premier greco, ottenerla sarebbe un trionfo politico, e l’inizio di una lunga carriera.
Incompetenza o cinismo? Comunque sia, ai mercati la Grecia non interessa più e il rischio contagio è inesistente. Hanno capito, loro, che la tragedia greca in verità è un dramma giocoso. Come il Don Giovanni di Mozart.
Alessandro Penati, la Repubblica 23/8/2015