Manuel Costa, MilanoFinanza 25/8/2015, 25 agosto 2015
L’IPO FERRARI DIVENTA UN REBUS
Non c’è solo la crisi della borsa cinese tra gli elementi che potrebbero condizionare negativamente la prossima ipo di Ferrari. Secondo gli analisti di Bernstein, che ieri hanno focalizzato la propria attenzione sulla quotazione in borsa della casa di Maranello, ci sono anche altre ragioni per rimanere cauti sul valore che verrà attribuito alla Ferrari in fase di collocamento del 10% da parte di Fiat Chrysler Automobiles (Fca).
Gli analisti pongono l’accento sulla bassa crescita fatta registrare dal Cavallino dal 2005 a oggi, sul limitato livello di cash flow, sui modesti ritorni, sui forti costi legati alla tecnologia e su contesto regolatorio sfidante. Nel dettaglio, spiegano gli esperti di Bernstein, i bassi flussi di cassa generati da Ferrari (136 milioni di euro il cash flow 2014) rendono la valutazione di 10 miliardi, più volte ipotizzata, molto generosa. L’altro fattore critico segnalato dagli analisti riguarda le regole Usa sulle emissioni di CO2, che rischiano di limitare i volumi di vendita della Rossa. Per queste ragioni gli esperti di Bernstein mantengono invariato il proprio giudizio sul titolo Fca a «underperform» con prezzo obiettivo a 9 euro.
Di segno diametralmente opposto, invece, la visione di Morgan Stanley. Gli analisti della banca d’affari Usa hanno riavviato la copertura sul titolo Fca con rating «overweight» e target price di 16 euro.
Gli esperti di Morgan Stanley ritengono infatti che il momento positivo in Nord America e in Europa e lo spin-off di Ferrari possano più che compensare i rischi macroeconomici legati alla Cina e al Brasile. Quattro i fattori su cui la banca d’affari pone l’accento. In primo luogo gli esperti apprezzano proprio la limitata esposizione in Cina rispetto ad altri competitor, come ad esempio General Motors e Ford. Nel 2014, infatti, solo il 4% dei volumi del gruppo guidato da Sergio Marchionne era legato all’economia cinese. Il secondo elemento di apprezzamento riguarda Ferrari (che secondo Morgan Stanley potrebbe avere una valutazione di 9 miliardi di dollari) e in particolare il fatto che il piccolo ammontare di azioni che verrà collocato potrebbe tradursi in alto valore dell’intera società. Il terzo fattore riguarda il potenziale di Jeep (giudicata l’asset di maggior valore, con un enterprise value di 16 miliardi di euro, ossia circa 11 euro per azione). Secondo Morgan Stanley, infatti, Jeep potrebbe essere il marchio dell’auto meglio posizionato nei prossimi tre-cinque anni. Infine gli anlisti della banca Usa pongono l’accento sul recupero del mercato europeo, con gli ultimi risultati definiti incoraggianti.
Sempre sul titolo Fca gli analisti di Credit Suisse hanno abbassato il target price a 18,9 euro, ma restano comunque positivi con un rating outperform. Gli esperti della banca svizzera hanno una visione negativa sul settore in quanto le recenti svalutazioni dello yuan non solo tagliano i margini ai produttori fortemente esposti sulla Cina, ma anche a chi è maggiormente focalizzato sull’Europa. Il deterioramento della bilancia commerciale del Vecchio Continente, infatti, metterà pressione agli utili europei anche a causa di uno scenario dei prezzi più impegnativo. Stime sul settore, quindi, tagliate del 10%, ma Fca resta la preferita dal Credit Suisse.
Manuel Costa, MilanoFinanza 25/8/2015