Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 25/8/2015, 25 agosto 2015
PERCHE’ SEMPRE BALO -
È l’estate del 2012 e Mario Balotelli ha appena schiantato la Germania nella semifinale dell’Europeo. Da calciatore ha già vinto tutto, da uomo ha sopportato in ogni campo il coro “non esistono neri italiani”. Il giorno dopo aver schiantato la Germania però, quando la pastorale italiana sembra aver disegnato la sua parabola di riscatto e riconciliazione, si apre lo squarcio più profondo: sulla Gazzetta dello Sport una vignetta lo paragona allo scimmione nero King Kong, mentre Tuttosport titola “Li abbiamo fatti neri”. Il rimosso coloniale dell’Italia riaffiora in tutta la sua cupezza. Quello che ha fatto finora non basta, Balotelli capisce che dovrà continuare a lottare.
Nato a Palermo da genitori ghanesi, nei primi due anni di vita una malformazione intestinale fa pensare al peggio. Quando i coniugi Barwuah si trasferiscono con i quattro figli a Bagnolo Mella, periferia industriale di Brescia, in un piccolo appartamento da condividere con un’altra famiglia, il lavoro del padre non basta e gli assistenti sociali decidono per l’affidamento: la scelta cade sui coniugi Balotelli, famiglia benestante di Concesio con figli già grandi.
L’affidamento si ripete ogni anno, e col passare del tempo Mario si allontana sempre più dai vecchi genitori: se all’inizio sta con loro ogni fine settimana, in adolescenza decide di non volerli vedere più, mantenendo rapporti solo con i fratelli. Intanto il calcio è occasione di riscatto, e Mario brucia le tappe esordendo a soli 15 anni (grazie a una deroga) in Serie C con il Lumezzane. Due anni dopo passa alle giovanili dell’Inter e cinque anni dopo con i nerazzurri ha già vinto tutto (una Champions, tre scudetti e una Coppa Italia) ed è considerato uno dei migliori talenti.
Ma avere vent’anni è difficile, il calcio non basta. Le famiglie si fanno la guerra: i Barwuah accusano i Balotelli di avergli fatto il lavaggio del cervello e di esserselo tenuto grazie a influenti amicizie pur rifiutandosi di adottarlo, i Balotelli accusano i Barwuah di averlo abbandonato e di essersi ripresentati per soldi. Nel mezzo, un ragazzo che prova a fare il calciatore, tra biografie non autorizzate e ritagli di giornali che improvvisano perizie psichiatriche nazionalpopolari.
Dopo avere litigato con Mourinho e buona parte della stampa italiana si trasferisce al Manchester City dal vecchio mentore Mancini. In un paese dove, spiega il suo tifoso Noel Gallagher, “vivere ai limiti è concesso alle celebrità perché permette al pubblico di non doverlo fare in prima persona”, le nuove balotellate – tra incidenti d’auto, freccette lanciate sui ragazzi delle giovanili e case incendiate coi fuochi d’artificio – restano nella pagina dei gossip a fronte di due ottime stagioni (60 presenze e 27 gol: un campionato, una Coppa d’Inghilterra e una Supercoppa).
Dopo Euro 2012 il magazine Time gli dedica la copertina e lo include tra le persone più influenti del mondo. Ma qualcosa si è rotto. Una relazione con una nota soubrette lo rende padre di una figlia che inizialmente non vuole riconoscere.
La maglia “Why always me?” sfoggiata da subito e oramai diventata il suo marchio, anche commerciale, racconta ora di una genialità che resta prigioniera dei limiti del controllo, non li eccede. Mancini si stufa e a gennaio Balotelli torna in Italia, al Milan. Dopo una primavera gioiosa (12 gol in 13 presenze) arriva un nuovo inverno del discontento, con il presidente Silvio Berlusconi che lo bolla come una “mela marcia” dopo che il fratello Paolo lo aveva definito “il negretto di famiglia”.
Al Mondiale 2014 il ct Prandelli e la stampa ne fanno il capro espiatorio di una spedizione disastrosa. E così è di nuovo in Inghilterra, a Liverpool, dove la scorsa stagione segna il punto più basso della sua carriera (28 presenze e 4 gol, di cui solo uno in campionato). A un mese dalla scomparsa del padre adottivo, ancora non riconciliato con la famiglia di origine, il Balotelli che torna per l’ennesima volta in Italia e al Milan – oggi dovrebbe ufficializzarsi il prestito annuale dal Liverpool – forse è diverso da quello che è partito. Non chi lo aspetta. Sui forum e nei sondaggi i tifosi non gli riservano una bella accoglienza. Fa eccezione, dopo la disastrosa prova del Milan a Firenze, l’ironia di chi scrive: “Balotelli non è manco arrivato e ha già rovinato la squadra”.
Ps: le voci della sera davano Berlusconi pronto a mandare tutto a monte, ma Milan Channel – che si presume ben informato di cose rossonere – da per certo che oggi Mario Balotelli si sottoporrà alle viste mediche e sarà (di nuovo) un giocatore del Milan.