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 2015  agosto 25 Martedì calendario

A MILANO PEGGIOR CALO DAL 2011. CADONO BANCHE, ENERGETICI E LE AZIONI DI CHI ESPORTA IN ASIA

Piazza Affari in picchiata. Inutili i tentativi di resistere all’ondata furibonda di vendite: i lievi miglioramenti dell’indice, in sintonia con le altre Borse europee, si sono infranti davanti all’apertura pesantissima di Wall Street. E’ già tanto, si consolano gli operatori, se l’indice Ftse Mib ha recuperato qualche posizione rispetto al -7% segnato nel suo momento peggiore, chiudendo a meno 5,96%. Tra l’altro, con scambi molto forti: il controvalore delle azioni passate di mano è stato pari a 5,8 miliardi.
La Borsa di Milano ha chiuso, seppur di misura, in fondo alla classifica dei paesi europei – Grecia a parte – lasciando sul terreno quasi 38 miliardi di capitalizzazione, in quella che è stata la peggior seduta degli ultimi quattro anni (il 10 agosto 2011 aveva perso il 6,65%). La tempesta più forte si è abbattuta sui titoli considerati maggiormente esposti alla frenata cinese e al crollo, altrettanto violento, del prezzo del petrolio. Dunque Eni (-7,98%) e un pochino meglio Saipem (-6,27%) ed Enel (-6%) mentre il titolo peggiore in assoluto, tra le big, è Tenaris (-9,61%) la cui attività - tubi speciali per condotte - è molto legata al prezzo del barile.
E ancora: vendite a piene mani sul lusso, da Luxottica (-7,07%) a Yoox (-6,82%) a Ferragamo (-6,44%); per il gruppo di Agordo peraltro c’è il doppio legame con il lusso e con il dollaro (ieri in ripiegamento sull’euro). E proprio la rinnovata forza dell’euro (oltre alla Cina) ha portato gli analisti del Credit Suisse ad esprimersi negativamente sull’intero comparto auto in Europa ( colpito da forti ribassi) perché il progressivo apprezzamento dell’euro nei confronti di molte valute si farà sentir negativamente sui livelli di produzione. Un’esposizione geografica più favorevole, in questo contesto, dovrebbe invece limitarne gli impatti per Fca ritenuta la preferita dagli analisti svizzeri. Tuttavia ieri sul mercato molti hanno sottolineato la debolezza del Brasile, dove il gruppo è leader di mercato: a fine giornata, il calo di Fca è stato del 7,76%.
«Buona parte del made in Italy trova sbocco sui mercati asiatici – conferma Carlo Gentili, amministratore delegato di Nextam partners – nel lusso ma anche nel settore della meccanica: è ovvio che gli investitori stiano rifacendo i conti, cercando di valutare quanto impatterà il rallentamento cinese su fatturato e utili delle singole imprese». Ma a Piazza Affari ieri si sono mossi anche i bancari: nonostante siano ridotti al minimo i movimenti sui titoli di Stato, le banche sono state vendute a piene mani: Mps, la peggiore, ha ceduto il 7,07%, ma Unicredit (-6,2%) Intesa Sanpaolo (-6,1%) e Bper (-6%) non sono andate molto lontano. L’unica consolazione, e non è poco, è che la Borsa italiana continua ad essere il miglior mercato azionario in Europa da inizio anno ad oggi: l’indice Eurostoxx dal primo gennaio ha perso il 2,32% mentre Piazza Affari ha guadagnato il 7,5% (e mantiene ancora un piccolo vantaggio rispetto ad un anno fa, +2,67%). Solo Parigi condivide il segno più, ma “solo” per il 2,5%, sempre da gennaio ad ora.
Insomma non sembra esserci un “caso Italia” anche se le vendite hanno colpito ferocemente una parte importante di Piazza Affari e ad un certo punto della giornata metà del listino principale era sospeso per eccesso di volatilità. Alla fine, tra i big solo tre titoli hanno resistito all’urgano borsistico, tutti oggetto di Opa: Pirelli (-0,67%) Ansaldo Sts (-0,37%) e Wdf (-0,20%).