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 2015  agosto 22 Sabato calendario

«È COMUNISTA». GLI 007 DI LONDRA SPIAVANO DORIS LESSING

Nel 1956 un agente speciale di Scotland Yard informava l’Mi5 che a Warwick Road, Londra, c’era un’abitazione «probabilmente usata per scopi immorali». A dar fondamento al suo sospetto erano le frequenti visite di «persone di varie nazionalità», tra cui «americani, indiani, cinesi e negroes », e il fatto che la proprietaria fosse «una nota comunista”. La donna, che lo zelante agente definiva «di corporatura robusta», altri non era che la futura premio Nobel per la Letteratura Doris Lessing, già allora acclamata autrice. Sono ben cinque i fascicoli raccolti sulla scrittrice britannica dall’Mi5 e dall’Mi6 contenuti tra i documenti declassificati ieri, a due anni dalla sua morte, dagli Archivi nazionali britannici. I servizi segreti inglesi spiarono la Lessing per ben vent’anni, dal 1943 al 1964. Nel frattempo, però, si lasciarono sfuggire che, tra i vertici dell’intelligence durante la seconda guerra mondiale e nei primi anni della guerra fredda, sedeva in bella vista la «più improbabile delle spie sovietiche»: Cedric Belfrage, il “sesto uomo” accanto ai Magnifici “Cambridge Five”.
Che l’autrice del “Taccuino d’oro” avesse simpatie comuniste era invece affar noto. L’Mi5 iniziò a interessarsi a lei quando, nel 1944, creò insieme al suo secondo marito, un tedesco comunista, Gottfried Lessing, un gruppo di lettura di sinistra frequentato anche da uomini della Raf nell’allora Salisbury, oggi Harare. Dopo il suo divorzio con Lessing, di cui tenne il cognome, Doris si trasferì a Londra, dove gli agenti della sicurezza continuarono a spiarla. Ne intercettavano corrispondenza e telefonate, ne frugavano i bagagli ogni volta che lasciava il Paese. Nel 1952 seguirono il suo viaggio in Unione sovietica con una delegazione di scrittori annotando: «Lo sfruttamento coloniale è il suo cavallo di battaglia ed è quasi diventata irresponsabile nelle sue affermazioni ». Tale era l’interesse nei suoi confronti che, nel suo dossier, oltre alle tessere di iscrizione al Partito comunista, è conservato il ritaglio di un piccolo annuncio pubblicato nel 1955 sul giornale comunista “Daily Worker” dove la scrittrice offriva una sistemazione economica a una donna con bambino che tenesse compagnia al suo figlio più piccolo Peter. Dopo la durissima repressione sovietica in Ungheria nel 1956, la scrittrice disgustata abbandonò gli ideali comunisti, ma i servizi continuarono a pedinarla per altri otto anni. Alla fine l’Mi5 arrivò alla conclusione che era stata lo stesso punto di partenza: Doris Lessing aveva simpatie comuniste, era un’oppositrice dell’apartheid e una convinta assertrice di idee di sinistra. Niente che lei avesse mai provato a nascondere. Ma non era una spia.
Se una Quinta colonna comunista all’interno dell’establishment britannico c’era, questa semmai era la cerchia di rampolli dell’upper-middle-class infiltrati nei ranghi più alti delle maggiori istituzioni segrete e politiche e reclutati dagli agenti sovietici: Harold “Kim” Philby, Guy Burgess, Donald MacLean, Antony Blunt e John Cairncoiss. Ossia i “Magnifici Cinque”, come li ribattezzò lo stesso Kgb, che hanno ispirato una ricca bibliografia. Da “L’intoccabile” di John Banville a “La talpa” di John Le Carré. Ora, da nove volumi declassificati dagli Archivi britannici, si scopre l’esistenza di un “sesto uomo”: il farfallone Cedric Belfrage. Anche lui studente del rinomato college, a differenza dei colleghi non portò al termine gli studi, non defezionò e non venne mai perseguitato per i suoi crimini. Critico cinematografico strapagato del “Daily Express”, fixer del produttore hollywoodiano Samuel Goldwyn, traduttore dello scrittore sudamericano Eduardo Galeano, per due anni fu il braccio destro del più alto agente d’intelligence britannica nell’emisfero occidentale, William Stephenson, a capo dell’ufficio di coordinamento con l’intelligence Usa a New York. E perciò, come l’ha definito il “Financial Times”, «la più improbabile di tutte le spie sovietiche ». Per diversi anni, per il Kgb, Belgrage fu più prezioso persino di Philby, il curatore dei quadri della Regina, “la talpa” di Le Carré. Passò ai russi diversi documenti segreti, tra cui i resoconti delle riunioni di gabinetto di Winston Churchill.
Benché si fosse iscritto al Partito comunista negli anni Trenta, avesse fondato un giornale filocomunista negli Anni Quaranta e fosse stato denunciato durante gli anni del maccartismo, l’intelligence britannica non ebbe mai dubbi sul suo agente. Fu l’Fbi a sospettare di lui. Quando infine Cedric venne smascherato dal programma di controspionaggio Usa ed espulso, Mi5 e Mi6 preferirono tacere. Belfrage morì nel 1990 a Cuernanova, in Messico, assistito dalla sua quinta moglie. Così nei primi anni della guerra fredda, mentre una scrittrice anti- apartheid era l’oggetto eletto di intercettazioni, i rampolli dell’alta società, tutti passati per le aule di Cambridge, potevano lavorare indisturbati per il nemico perché i servizi preferivano non fare nulla pur di non ammettere di aver sbagliato.