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 2015  agosto 22 Sabato calendario

«HO FATTO TROPPI ERRORI, ORA SONO PENTITO E SCRIVERO’ ALLE VITTIME» – 

«Spero di riuscire a incontrare Martina e insieme vedere il nostro bambino. Mi auguro che questo avvenga al più presto». Sono le prime parole che Alexander Boettcher, 30 anni, ex broker assicurativo, rampollo di una famiglia benestante milanese, detenuto a San Vittore dalla fine del dicembre scorso, pronuncia da genitore, incontrando il suo avvocato, il professore fiorentino Giovanni Flora.
«Ha dimostrato uno spirito nuovo», garantisce Flora, dopo un incontro che ieri, in carcere, è durato oltre un’ora e mezza. «Sono cambiato, sto capendo i miei errori e l’arrivo di mio figlio sta modificando anche le mie prospettive». Altre parole che Alexander consegna al suo legale. «Ci tengo a fare il padre, ma soprattutto a cambiare il mio stile di vita, perché in passato ho commesso tanti, troppi errori». Apparentemente un ravvedimento, rispetto a quell’atteggiamento di distacco altezzoso che invece Boettcher ha dimostrato durante il processo che si è concluso a giugno con la condanna a 14 anni per il broker e la sua compagna, Martina Levato. Apparentemente un cambio di rotta - che andrà ovviamente riscontrato dagli analisti - anche rispetto ai giudizi che hanno espresso gli psichiatri che in questi mesi lo hanno incontrato in carcere.
In questa vicenda, soprattutto dopo la nascita del bambino delle “coppia diabolica dell’acido” – la definizione è del pm del Tribunale dei minorenni, Annamaria Fiorillo sembrano quasi passate in secondo piano le prime, vere vittime di questa vicenda torbida, i due ragazzi sfregiati con l’acido, che devono affrontare sofferenze enormi e fare i conti con un futuro ben diverso da quello che avevano progettato per le loro vite. «Voglio fare una premessa – sottolinea sul punto Flora, subito dopo aver incontrato il suo cliente in questa storia servono il massimo rispetto per le vittime e tutta la solidarietà umana ». Un pensiero a cui - riferisce l’avvocato difensore - si associa anche Boettcher. «Ho cercato di spiegare il mio pentimento durante il processo, ma non ci sono evidentemente riuscito», giura il trentenne, che aggiunge anche «di aver pensato di spedire una lettera alle vittime». Una intenzione che però non si è trasformata in realtà. «In questi casi si rischia la strumentalizzazione, c’è il pericolo che un sentimento sincero passi per un tentativo esclusivamente mediatico», dice ancora il difensore. «Spero solo che nessuno – ha aggiunto Alexander ieri mattina dal carcere – cerchi punizioni esemplari, ma solo giustizia. Poi ognuno pagherà per quelle che sono le proprie responsabilità».
Chi immaginava che il carcere potesse sciogliere il legame tra Alexander e Martina, al momento dovrà ricredersi. «Appena riuscirò a sistemare le cose – ha giurato ancora Boettcher - ho intenzione di sposare Martina». Ma prima di farlo Alexander dovrà affrontare ancora parecchi ostacoli. Un processo di secondo grado e l’eventuale Cassazione, altri processi per le lesioni inferte ad altri giovani, la pratica per l’adottabilità del figlio – al momento non sembra probabile che possa essere affidato ai genitori materni, più probabile una soluzione “esterna” alla famiglia - e dovrà chiudere un precedente matrimonio con una ragazza croata, interrotto brutalmente a fine dicembre, con la polizia che gli faceva scattare le manette ai polsi con l’accusa di lesioni gravissime per aver sfigurato lo studente Pietro Barbini. Tutto per un rito di “purificazione” pianificato con Martina.