Giuditta Marvelli, Corriere della Sera 23/8/2015, 23 agosto 2015
BORSE E BTP, CHE COSA FARE PER RIPARARSI DALLA TEMPESTA
Se è stato solo uno scivolone saranno le Borse (non quelle Emergenti) a riprendersi per prime. Difficile invece, comunque vadano le cose tra Pechino e Atene, prevedere un autunno facile sul fronte obbligazionario. Perché il probabile rialzo dei tassi da parte degli Stati Uniti, certificherà la ripresa dell’economia Usa, ma renderà decisamente più complicata la vita di chi deve investire in bond a tutte le latitudini.
Analisti e gestori pensano che la nuova ondata di volatilità arrivata sulla riva dei mercati non sia sufficiente per mettere in moto radicali rivoluzioni di portafoglio. «Se l’economia cinese è arrivata a un collo di bottiglia bisogna cambiare: ma è presto per dirlo», spiega Giuliano Cesareo, presidente di Augustum Opus Sim. Un mese fa — ricorda Cesareo — tutti i riflettori erano puntati sulla Grecia e sulla tenuta dell’Europa al nuovo scossone. Adesso alla ribalta c’è la Cina. Il tema comune è quello della mancanza di crescita: non cresce a sufficienza il gigante asiatico, il Vecchio Continente è in perenne pista di decollo senza però mostrare un abbrivio sufficiente. «Resto però convinto che le azioni europee siano da preferire», dice ancora. Certo fino a quando non sarà chiaro se questa è una tempesta o l’inizio di qualcosa di più serio non è il caso di spingere l’acceleratore sui titoli azionari in generale, conclude Cesareo.
«Eppure saranno i mercati azionari a riprendersi con più facilità se l’orizzonte dovesse rasserenarsi», dice Angelo Drusiani, consulente obbligazionario di Banca Albertini Syz. Il fronte dei bond, in attesa delle mosse della Federal Reserve americana (che già tra il 16 e il 17 settembre potrebbe alzare il costo del denaro, fermo vicino allo zero dal 2008), non sarà semplice da affrontare. «Anche se l’economia europea non sprizza salute, se la Fed muove al rialzo una sorta di contagio non è da escludere», dice Drusiani. E, quando i tassi salgono, i titoli lunghi (gli unici che ora offrano un rendimento soddisfacente) perdono in conto capitale. Un meccanismo penalizzante per i privati che dovessero vendere prima della scadenza naturale i Btp o altri titoli obbligazionari e che impegna i gestori nell’utilizzo di strumenti di copertura per ottenere risultati soddisfacenti nei fondi e nei portafogli.