Sandro Iacometti, Libero 23/8/2015, 23 agosto 2015
LO STATO DEVE FAR CASSA ED È PRONTO A METTERE SUL MERCATO 208 GIOIELLI
Caserme a picco sul mare, castelli cinquecenteschi, fari, antiche fortezze e persino vecchi conventi. C’è di tutto nei 208 immobili pubblici che il governo ha deciso di mettere sul mercato entro il 2020. L’obiettivo dichiarato del progetto «Valore Paese» è quello di creare un network, che sarà riconoscibile attraverso uno specifico marchio, ricettivo culturale che possa rilanciare il turismo e la promozione dell’eccellenza italiana attraverso il recupero e la riconversione di beni di grande valore storico, artistico e paesaggistico. Ma è chiaro che la speranza di Palazzo Chigi è anche quella di raggranellare qualcosa per rimpolpare il bilancio dello Stato. Il piano si inserisce infatti nella grande operazione di valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico da cui l’esecutivo conta di recuperare , secondo l’ultimo Documento di economia e finanza, 2,1 miliardi fra il 2015 e il 2017. Un traguardo ambizioso ma sulla carta non impossibile, considerato che il portafoglio immobiliare dello Stato è composto da 47.386 immobili (di cui 22.327 indisponibili) per un valore complessivo di 59,7 miliardi (di cui 35,6 riferito al patrimonio non disponibile). I beni selezionati per il progetto Valore Paese, promosso dall’Agenzia del Demania, Invitalia, Anci e ministero dei Beni Culturali, sono invece 208, di cui 111 dello Stato e 97 di altri enti, principalmente comuni. Il piano si divide in due grossi pilastri, Dimore e Fari, e si articola prevalentemente su tre strumenti: la concessione di valorizzazione, la vendita di diritto e superficie e il conferimento ad un fondo immobiliare. Nei primi due casi si procedera attraverso gare ad evidenza pubblica che saranno bandite periodicamente nel corso dell’anno. Le concessioni non potranno superare i 50 anni e i canoni, così come i prezzi di vendita, saranno calibrati sostanzialmente sulle valutazioni già effettuate dei costi di recupero degli immobili, che costituiranno un criterio per la base d’asta. Le cifre, in alcuni casi, non sono proprio irrisorie. Per risistemare il Castello Orsini di Viterbo, ad esempio, servono 14,45 milioni, mentre per il carcere borbonico di Ventotene ne occorrono 5,6.