Francesca Pierantozzi, Il Messaggero 23/8/2015, 23 agosto 2015
LA VITA DI AYOUB TRA DROGA E MOSCHEE. ERA GIÀ NOTO AGLI 007 DI MEZZA EUROPA
Al Saladillo lo conoscono tutti. Ieri la notizia che Ayoub avrebbe potuto compiere una strage su un treno in Francia ha provocato un’ondata di emozione, in questo che è il più popolare quartiere di Algeciras, in Andalusia. Il Marocco è a meno di venti chilometri, dall’altra parte del mare. Ayoub el Khazzani ha vissuto per un anno e mezzo al Saladillo. Abitava in un appartamento col fratello - erano inseparabili - e i genitori, che commerciano in ferraglia. Tutti originari di Tetouan.
LA STORIA
Il profilo di Ayoub è prevedibile, quanto imprevedibili sono i gesti di queste migliaia di giovani segnalati dai servizi di mezza Europa, tutti più o meno legati a movimenti integralisti, tutti più o meno partiti per la Siria, tutti più o meno capaci di maneggiare un’arma. Ayoub era noto alle polizie di Spagna, Francia, Belgio e Germania.
È stato lui stesso a dire nome e cognome ai poliziotti di Arras che lo hanno arrestato scendendo dal treno su cui avrebbe voluto fare strage. Addosso non aveva documenti. La sua identità è stata confermata soltanto ieri sera dal Dna, ma la sua storia era già nota. Nato in Marocco il 3 settembre dell’89, aveva raggiunto i genitori in Spagna nel 2013. Al Saladillo, come tanti altri, finisce in prigione per spaccio. Ma la polizia lo tiene d’occhio perché frequenta gruppi radicali.
Nel febbraio del 2014 gli spagnoli lo segnalano ai francesi, un mese prima che Ayoub si trasferisca in Francia e in Belgio. Nello stesso periodo, il fratello torna in Marocco. In Francia, il suo nome finisce in una scheda «S» della Dcri, i servizi d’informazione. «S» sta per «Sureté de l’Etat». È la lettera che bolla qualche migliaio di potenziali terroristi. La stessa lettera che stava sopra i nomi dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, responsabili delle stragi a Charlie Hebdo e all’Hypercacher di Vincennes. Indica contatti regolari con movimenti integralisti, frequentazioni di moschee radicali, eventualmente viaggi in Siria o in altri paesi di «addestramento». Non tutti vengono sistematicamente sorvegliati, anche se i loro movimenti sono segnalati. Così è successo con Ayoub.
GLI SPOSTAMENTI
I servizi spagnoli lo seguono in Francia dove avrebbe - ma non è confermato - frequentato un predicatore radicale. Il 10 maggio di quest’anno l’ultima segnalazione: è localizzato a Berlino, dove sta per partire per la Turchia. Gli spagnoli lo credevano in Belgio, ma in realtà sarebbe ripassato, non visto, in Francia. Le sue tracce si perdono comunque a Istanbul.
Impossibile sapere se e quando ha passato il confine con la Siria. Difficile per ora sapere se la sua azione abbia ricevuto un sostegno logistico da qualche cellula, o se invece ha agito da «lupo solitario».
La distinzione pare comunque sempre più difficile, come nel caso di Yassin Salhi, l’uomo che ha decapitato il suo datore di lavoro a giugno piazzando la testa su una bandiera islamica. O come Sid Ahmed Ghalm, fermato sempre a giugno a Villejuif mentre progettava di compiere attentati in chiese cattoliche. Ormai li chiamano agenti autonomi» o «inviati speciali». Rispondono agli appelli delle organizzazioni terroriste di passare all’azione, anche «nei modi più rudimentali».
Sono dei profili «solitari» che, secondo Louis Caprioli, ex vicedirettore della Direzione francese della sorveglianza del territorio, hanno «però il vantaggio di essere più discreti delle reti logistico-operative» e che per questo sono «più difficilmente reperibili».
Difficile per ora capire quanto Khazzani sapesse maneggiare le armi. L’interrogatorio dei soldati americani che lo hanno neutralizzato dovrebbe proprio consentire di capire se si tratta di un uomo addestrato, o di un «dilettante» con un kalashnikov e nove caricatori in mano. Per Jean-Charles Brisard, esperto di questioni legate al terrorismo, l’arsenale che teneva nello zaino e altri «indizi» dimostrerebbero che Khazzani aveva intenzione di compiere un attentato terrorista e non una «rapina» come avrebbe dichiarato agli inquirenti.