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 2015  agosto 22 Sabato calendario

SCHEDONE SUGLI INSEGNANTI E LA SCUOLA PER OGGI

A oggi, del gran caos della scuola possiamo dire con certezza quanto segue: 102.734 precari firmeranno un contratto a tempo indeterminato; un insegnante neoassunto su cinque avrà una cattedra in una Regione diversa da quella dove ora risiede e la metà partirà dal Sud per trasferirsi al Nord; ci saranno ancora i supplenti; ci saranno professori di materie della stessa area, ma non per forza della materia che servirebbe; ci saranno poi le proteste, assemblee, raccolte firme, ricorsi. In ogni caso il primo settembre 2015 la «Buona scuola» di Matteo Renzi e Stefania Giannini, ovvero la legge 107 del 13 luglio 2015, arriverà in classe.


Ma ci sarà qualcuno che rimarrà precario dopo queste assunzioni? E quanti?
Numeri precisi al momenti non è possibile farne, ma si può abbozzare una stima degli insegnanti che rimarranno precari anche dopo il piano straordinario di assunzioni della Buona scuola: ventitremila maestre della scuola materna; dai venti ai trentamila supplenti annuali; più le migliaia di abilitati entrati in graduatoria fuori tempo massimo per mano del giudice; senza contare le decine di migliaia di iscritti alle liste d’attesa d’istituto.

Qualche numero più preciso lo dà Roberta Carlini su Internazionale.it: «Il piano straordinario di assunzioni è riservato ai precari storici delle gae, cioè graduatorie a esaurimento. Li assumiamo – creando ad hoc l’universo dell’organico potenziato per coloro che non riescono ad avere la cattedra quest’anno per il normale avvicendamento del turn over – e chiudiamo la gae, era la promessa: del resto, non lo dice la parola stessa? “Graduatorie a esaurimento”: nel senso che devono esaurirsi, non far entrare più nessuno. Così aveva detto l’allora ministro Giuseppe Fioroni, smentito poi dai fatti del decennio successivo. Ma anche stavolta le gae non si chiudono. Prima di tutto perché la stessa legge esclude del tutto dalle assunzioni le maestre precarie della scuola materna: saranno stabilizzate quando si attuerà una delle deleghe della legge stessa, la riforma che dovrebbe unificare asili nido e materne. Sono circa 23mila, e anche se molte di loro hanno fatto comunque domanda di assunzione per il piano straordinario (perché vantano altri titoli o solo per provarci, non si sa mai), per ora restano precarie e contano i punti in graduatoria.
Andando avanti, nella scuola elementare, un’altra delusione. Anche qui le gae restano aperte. Infatti è successo che, proprio mentre il parlamento a tappe forzate approvava il piano per svuotarle, il consiglio di stato e tribunali vari ci infilavano dentro altri precari: maestre che avevano preso il diploma quando ancora era definito “abilitante”, e che quindi hanno vinto la battaglia in tribunale per essere ammesse d’ufficio in graduatoria. L’ultima sentenza, ai primi di agosto, ha riguardato i diplomati del 2001. In tutto pare che siano almeno 4.000 gli abilitati inseriti in graduatoria per sentenza, da luglio ad agosto. Non sono previsti nel piano straordinario – e dunque andranno ad alimentare la macchina dei ricorsi – e per ora restano in graduatoria.
A costoro vanno aggiunti di 24-25mila inscritti alle gae che non hanno fatto domanda di assunzione: che ne sarà di loro? Secondo le intenzioni della riforma dovrebbero perdere ogni diritto ed essere depennati. Ma la legge è chiara solo su un punto: chi ha fatto domanda e poi rifiuta la sede viene cancellato dalla gae. Non dice altrettanto esplicitamente che viene cancellato anche chi non ha fatto domanda. Anche qui, materia per tribunali e associazioni sindacali specializzate in ricorsi dei precari».

• L’altro grande gruppo di precari sopravvissuti è stato creato dallo stesso meccanismo previsto dal ministero per le assunzioni: riguarda le supplenze annuali. Facendo venire prima la nomina dei supplenti e poi l’assunzione in ruolo con il piano straordinario, il Miur, cioè il Ministero dell’Istruzione (soprattutto attraverso l’opera del sottosegretario siciliano Davide Faraone, sensibile al grido di dolore dei precari che non vogliono/possono trasferirsi), ha permesso che l’assunzione possa slittare di un anno per chi ha una supplenza annuale: chi vuole, fa prima il 2015-2016 con l’incarico annuale – spesso più vicino a casa – e poi sarà assunto l’anno prossimo, nella sede assegnata dall’algoritmo ministeriale.
Questo meccanismo ha fatto sì che tutti coloro che temevano di dover cambiare sede per essere assunti hanno premuto per avere la supplenza annuale; e che, di conseguenza, le sedi dove sarebbero dovuti andare restano vacanti, “chiamando” altri supplenti annuali. Risultato: quest’anno i supplenti settembre-giugno saranno anche di più dell’anno scorso. Dai 20mila ai 30mila, si stima.

• Non si sa neanche quanti siano, gli aspiranti docenti iscritti nelle graduatorie d’istituto per racimolare supplenze. Alcuni sindacati parlano di duecentomila iscritti: ma la cifra potrebbe essere esagerata, poiché ci sono molte sovrapposizioni (una stessa persona può far domanda in varie scuole) e non c’è un’anagrafe o una rilevazione nazionale. Sta di fatti che i docenti provenienti da queste graduatorie spesso “salvano” le scuole, soprattutto su alcuni insegnamenti, come la matematica, per i quali non ci sono a disposizione docenti dalle gae (mancano all’appello, in tutt’Italia, oltre tremila prof di matematica).
Gli iscritti alle graduatorie d’istituto sono laureati, quasi sempre abilitati da Tfa, Ssis, Pas e le varie sigle che man mano hanno fatto da illusoria porta d’accesso all’insegnamento. Ma molti di essi potrebbero anche essere professionisti, persone che hanno altri lavori e che hanno messo un piedino nella scuola perché, con i tempi che corrono, non si sa mai. Per tutti costoro la fine del precariato è spostata in avanti, all’anno 2016. Quando, impegno solenne del governo, si bandirà il nuovo concorso, in tempo utile per salire in cattedra con l’anno scolastico 2016-2017. Lo stesso in cui almeno sulla carta dovrebbe entrare in vigore il grosso della riforma: a partire dalla formazione degli albi territoriali dei docenti, all’interno dei quali i presidi dovranno scegliere i docenti da chiamare.

Partiamo dalle proteste degli ultimi giorni. Perché gli insegnanti si lamentano e parlano di «deportazione»?
Gli insegnanti, sempre di più, si stanno lamentando del modo in cui verranno distribuite le cattedre, che costringerà alcuni di loro a doversi spostare in un’altra regione: gran parte dei docenti precari si trova infatti nel Sud Italia, mentre le cattedre disponibili indicano che gli insegnanti servono di più al Nord. Secondo il sindacato Anief dovranno spostarsi dal sud al nord circa 15mila persone, un docente su cinque.
Prendiamo il caso della Sicilia, dove si hanno 14% dei professori rispetto a tutta Italia e solo il 4% delle cattedre. Un algoritmo del sistema informatico del Miur che assegna i posti favorisce la vicinanza in base alla prima provincia di preferenza. Come spiega la Faq (ovvero uno della domande frequenti) 22 sul sito del Miur, «l’assegnazione degli aspiranti ai posti avverrà con una particolare attenzione a garantire – al massimo delle possibilità – che ciascuno sia assegnato proprio alla prima tra le province secondo l’ordine delle preferenze espresse». Ma succederà che un prof di Palermo finisca a Torino. E perciò migliaia di futuri neoassunti sono già sul piede di guerra: «Non ci deporterete». Il Miur, ovvero il ministero dell’Istruzione, ha fatto presente che già nel 2014, quando la «Buona scuola» non c’era, circa 7mila precari di Sud e isole si iscrissero nelle graduatorie del Nord per accelerare l’assunzione. Certo, ha ragione anche chi la pensa come Rino Di Meglio della Gilda: «Non si può pretendere il posto sotto casa se non c’è, ma il ministero doveva pensare al fattore umano: si dovranno far traslocare donne con figli in un’altra regione a 1.300 euro al mese, il problema c’è».

Marco Lodoli: «Il sistema di assunzioni della Buona Scuola sta scatenando un vespaio di polemiche: la parola chiave è “deportazione”, perché parecchi insegnanti potranno avere la tanto sospirata cattedra solo lontano da casa, dovranno fare la valigia e spostarsi dal Sud al Nord, perché è nelle regioni settentrionali che ci sono più cattedre disponibili (…) Quando si è ragazzi, la vita chiama altrove e l’altrove è sempre più interessante e seducente del tinello di casa. Ma quando si è arrivati a quaranta, a cinquanta anni, le cose cambiano. Non sono solo le abitudini a legarci al luogo dove si vive da sempre, sono gli impegni a pesare come ancore incastrate nel fondo dell’esistenza. A cinquant’anni si hanno figli da seguire, matrimoni da proteggere, vecchi genitori da accudire: è una lunga e implacabile serie di doveri che impedisce di mettere tre magliette e due libri in uno zaino e alzare le vele. Meglio precari a casa propria che occupati a mille chilometri» [Marco Lodoli, la Repubblica 19/8/2015].

Ma perché si parla di fase A, fase B e fase C? Che cosa vuol dire?
Ripartiamo dall’inizio e ripartiamo dalle cifre. Il totale dei posti a disposizione nel piano assunzioni 2015/2016 fa 102.734. Si tratta di docenti che saranno assunti a tempo indeterminato nelle quattro fasi del piano previsto dalla Buona Scuola. Di questi, i posti nuovi sono 55.258: sono quelli del «potenziamento» che si vanno a sommare ai posti vacanti negli organici dei singoli istituti.

Volendola essere precisi, i critici della riforma ricordano che 29mila precari sarebbero comunque entrati in ruolo quest’anno anche senza la Buona scuola perché sarebbero andati a sostituire i colleghi che vanno in pensione, come accade normalmente ogni settembre.

Comunque, queste sono le quattro fasi per l’assunzione degli insegnanti:
• Fase zero: 36.627 posti
In questa fase (che si è svolta prevalentemente a luglio e comunque è già chiusa) è prevista l’immissione in ruolo di 36.627 docenti, di cui 21.880 per posti comuni e 14.747 per il sostegno. In questa fase si seguono le regole degli anni passati. Unica differenza: se la graduatoria per una certa classe di concorso dovesse essere vuota si passa alla fase successiva del piano.
Alla fase zero partecipano i docenti iscritti nelle graduatorie a esaurimento e nelle graduatorie dei concorsi a cattedra. Come in passato l’aspirante docente può accettare o rifiutare la nomina con le modalità degli uffici scolastici regionali. Non serviva presentare una domanda in questa fase, ma è comunque «opportuno – ha spiegato il ministero – che tutti compilino il modulo di domanda per la fase B e C». La data finale per la presentazione del modulo era il 14 agosto.
• Fase A: 10.849 posti
Qui inizia il piano assunzioni straordinario previsto nella riforma del governo Renzi. In questa fase (e in parte anche nella successiva) si devono coprire 10.849 posti comuni e di sostegno vacanti e disponibili. Partecipano a questa fase gli aspiranti docenti non di ruolo iscritti a pieno titolo dall’entrata in vigore della legge 107/2015 nelle graduatorie a esaurimento e nelle graduatorie del concorso 2012. Anche in questa fase non serve presentare una domanda ma sempre su consiglio del ministero "è opportuno comunque compilare il modulo per la partecipazione alla fase B e C".
• Fase B: si esauriscono i posti della Fase A
I posti avanzati nella fase A vengono coperti in questa fase. «L’aspirante docente è nominato nella prima provincia nella quale vi sia disponibilità - spiegano dal ministero dell’Istruzione - per l’insegnamento per cui concorre. Tale provincia è individuata scorrendo l’ordine di preferenza indicato nella domanda».
A questa fase partecipano i docenti non di ruolo iscritti nelle graduatorie a esaurimento e nelle graduatorie del concorso 2012 che non hanno avuto una proposta di nomina nelle fasi precedenti. In questa fase è obbligatorio aver presentato una domanda nella sezione Istanze Online del Ministero dell’Istruzione entro le 14 del 14 di agosto.
• Fase C: i 55.258 posti straordinari
Qui si parla del potenziamento: questi posti non sono previsti negli attuali organici delle scuole, sono "in più" e sono ripartiti fra le classi di concorso in base al fabbisogno di docenti «inclusi i collaboratori del dirigente scolastico», si legge sul sito del Ministero. Le scuole devono comunicare il proprio fabbisogno dal 21 settembre al 5 ottobre. Gli uffici scolastici verificheranno le richieste. Gli aspiranti docenti vengono nominati nella prima provincia «nella quale siano disponibili posti di potenziamento per l’insegnamento in cui concorre», spiegano dal Miur.
A questa fase partecipano gli aspiranti docenti non di ruolo iscritti a pieno titolo nelle graduatorie a esaurimento e nelle graduatorie del concorso 2012 che non hanno avuto una proposta di nomina nelle fasi precedenti. L’aspirante docente dopo la comunicazione del fabbisgono da parte delle scuole verifica sulla sezione Istanze Online se ha ricevuto una proposta di nomina. Ha dieci giorni per accettare o rifiutare.

Ma quanti hanno fatto domanda alla fine per rientrare nel “piano straordinario” previsto dalla riforma?
71.643, ovvero l’80% dei precari che aveva diritto a presentare la domanda per un contratto a tempo indeterminato. Vuole dire che uno su cinque non ha presentato domanda.

Le cifre cha dà Zunino su Repubblica: «Le domande presentate per diventare un nuovo insegnante della scuola italiana, dall’infanzia (pochi i posti disponibili) alla quinta liceo, sono 71.643, su una platea di precari interessata a questa fase di assunzioni da parte del ministero dell’Istruzione di 90mila (sono 134mila, in tutto, quelli aventi diritto a un posto secondo la “Buona scuola” Renzi-Giannini, ma solo 90 mila gli interessati alle “domande online”)».

Tra questi 71.643 la maggioranza sono uomini, con una prevalenza di richieste dalle regioni del centro sud (il 60%), come previsto. Il boicottaggio non c’è stato, complici anche i sindacati che, pur contestando il piano di assunzioni, hanno spinto gli insegnanti a compilare la domanda per non rischiare di essere esclusi e non precludersi la possibilità di un ricorso in tribunale.
Quelli che hanno fatto domanda hanno dovuto accettare le regole del gioco: esprimere la propria priorità sulle province dove si potrà lavorare, e aspettare che l’algoritmo ministeriale, combinando preferenze ed esigenze territoriali, assegni la sede. Da qui sono scattate le proteste.
Sono Sicilia, con 11.864 domande, Campania (11.142), Lazio (7.125), Puglia (6.040), Calabria (4.314) le regioni da cui proviene la fetta più consistente di docenti pronti a occupare una cattedra, che per molti di loro sarà provvisoria: gran parte di questi neo assunti, infatti, andrà a ricoprire i posti dell’organico funzionale, quelli che saranno definiti entro ottobre dopo che le esigenze espresse dai dirigenti scolastici saranno incrociate con le preferenze degli insegnanti sulle province dove essere sistemati. Sono ruoli legati a progetti integrativi, molto diversi dal posto fisso destinato ai 29 mila che hanno già firmato un contratto nei giorni scorsi. «Abbiamo già immesso in ruolo molti più insegnanti dello scorso anno e con un mese di anticipo — conferma Giannini —. A metà settembre, con l’avvio delle lezioni, avremo coperto le cattedre vacanti e daremo più continuità didattica ai nostri ragazzi». In realtà nel 2014, con il normale turn over, ne erano stati ammessi 23 mila, quindi non una cifra così inferiore: ma è vero che a questi già inseriti a tutti gli effetti vanno aggiunti i 16 mila posti vacanti rimanenti.

Qual è il destino di chi è arrivato alla scadenza del 14 agosto senza candidarsi?
Non sarà espulso dalle aule: la chiusura delle graduatorie a esaurimento non avverrà — se non altro perché vi ristagnano i maestri dall’infanzia, i 23 mila che saranno assunti con l’attuazione delle deleghe — e continuerà ad avere supplenze. Un destino che a molti (16 mila secondo l’Anief) è parso meno peggio dell’emigrazione forzata.

Ma quanta sono invece gli insegnanti che non sono rientrati in questa riforma? E cosa succederà a loro?
Sono rimasti esclusi i professori abilitati con i Tfa, ovvero i tirocini formativi attivi, o con i Pas, i percorsi speciali. Loro dovranno aspettare il concorso del 2016 per 60mila cattedre. Ma non avranno una quota di posti riservati bensì gli sarà riconosciuto un punteggio aggiuntivo per il servizio già svolto. La legge di Stabilità ha stanziato 1 miliardo di euro proprio per eliminare le graduatorie ad esaurimento. Dal 2016, poi, si entrerà solo per concorso.

Ma quanti dei 71.643 precari che saranno assunti dovranno spostarsi?
Secondo il sindacato Anief, specializzato in ricorsi del personale scolastico, “un docente su cinque sarà assunto in una regione diversa da quella scelta”, e dovranno trasferirsi dal sud al nord 15mila persone. Lo stesso sindacato ha calcolato la differenza, regione per regione, tra le domande presentate e i “posti” disponibili (sommando quelli previsti dal potenziamento dell’organico, previsto dalla riforma, e quelli di sostegno, insomma quelli che i tecnici del Miur hanno chiamato fase B e C delle assunzioni).

Quali sono le regioni dove c’è più carenza di insegnanti? E quali quelle dove ce ne sono troppe?
Le regioni a più alto tasso di “esodo” sono Campania e Sicilia, ma avranno un saldo negativo (più precari che posti) anche Lazio, Puglia, Calabria, Abruzzo, Molise, Basilicata. Mentre sono importatori netti di precari la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, la Liguria e il Friuli. Ma questi numeri potrebbero non corrispondere alla realtà, alla fine dei conti, dato che pare che tra le settantamila domande ce ne siano molte irricevibili, perché provenienti dalla scuola dell’infanzia.
Il sito «Tecnica della scuola» stima che tra Sicilia e Campania sono 6-10mila gli insegnanti destinati fuori dalla propria regione.
Ma i conti delle assunzioni non tornano neppure se si vanno a spulciare le domande presentate dai prof entro il 14 agosto. Delle 70 mila ricevute, tra le 10 e le 14 mila sono state spedite da insegnanti delle scuole dell’infanzia, che sono nelle graduatorie ad esaurimento ma sono esclusi da questa stabilizzazione. Si aggiunga che altri 16 mila insegnanti dovranno essere utilizzati per coprire le cattedre del turnover che sono rimaste vuote. Non ce ne sono abbastanza per coprire tutti i 55 mila posti creati per il cosiddetto organico potenziato (insegnanti che coprono le supplenze brevi, che si occupano dei progetti aggiuntivi, dei laboratori e delle attività che dovrebbero rendere più moderna la scuola). Porte aperte dunque per altri 10-15 mila supplenti annuali. Che arriveranno soprattutto nelle scuole del Nord, dove peraltro si prevedeva già che per le cattedre di inglese, matematica e per il sostegno sarebbero serviti circa 10 mila supplenti. In Piemonte per esempio dei 4.254 posti di ruolo liberati dal turnover il Miur ha trovato solo 2.266 insegnanti da assumere. Nel Lazio mancano circa 700 insegnanti di sostegno. A Palermo le cattedre non assegnate dal piano sono solo 35.

La regione da cui si è levata più alta la protesta degli insegnanti precari che si ribellano al trasferimento è sicuramente la Sardegna. Prima di Ferragosto maestre elementari e professori di liceo hanno occupato l’aeroporto di Cagliari portandosi dietro le loro valigie ed esibendo lo striscione, “Scuola sarda no trolley”, martedì 18 agosto hanno dato vita a un’altra iniziativa presentandosi sempre con le valigie su una spiaggia cagliaritana. Questo accade per un motivo semplice: la Sardegna è una delle regioni in cui è più basso il rapporto tra alunni e docenti. Ovvero, rovesciando i termini, oggi nelle scuole sarde c’è un numero di insegnanti in servizio più alto rispetto ad altre regioni come le Marche o l’Emilia Romagna che invece sono più in sofferenza.

Al Nord l’offerta di forza lavoro docente latita, mentre cresce la domanda di istruzione, cioè il numero degli alunni: nelle regioni dove c’è più occupazione l’aumento dei residenti stranieri, immigrati extracomunitari mediamente giovani e quindi con figli piccoli, compensa il calo demografico degli italiani e fa salire la popolazione in età scolastica. In Lombardia gli studenti sono circa un milione e 200mila, in Sicilia meno di 800mila, in Sardegna appena 200mila. Ecco perché nel piano di assunzioni previsto dalla riforma Renzi-Giannini la fetta più ampia dei posti è prevista per la Lombardia: 8mila insegnanti in più con il cosiddetto “potenziamento” degli organici, più altri 4mila per coprire chi è andato in pensione, più un altro numero che sarà definito quando saranno più chiare le cifre della cosiddetta “fase B”. Come e peggio della Lombardia peraltro si trovano anche altre regioni, a cominciare da Marche ed Emilia Romagna hanno un rapporto insegnanti/alunno piuttosto alto. Ancora più alto è, a sorpresa, quello della Puglia, dove però sono tanti anche i precari da regolarizzare, e secondo stime sindacali diverse migliaia di pugliesi saranno costretti a trasferirsi se vorranno ottenere il ruolo sulla base della riforma renziana.

Pietro Piovani: «Come è risaputo, oggi nelle regioni centro-settentrionali le classi sono affidate in larga parte a docenti siciliani e campani. Non esistono rilevazioni in proposito, ma si può stimare che i professori in servizio lontano dalla loro terra d’origine siano centinaia di migliaia. Nel solo 2014 sono stati 7 mila quelli che hanno offerto la disponibilità a spostarsi in province distanti da quella di residenza. Anche il motivo di questa transumanza è ben noto: al Sud la scuola offre un’occasione per uscire dall’incubo della disoccupazione, e l’opportunità di uno stipendio che nelle aree meno floride del Paese ha un discreto valore, mentre in quelle più ricche è poco più che una miseria. Uno studio condotto un paio d’anni fa dagli economisti Tito Boeri (ora divenuto presidente dell’Inps), Andrea Ichino ed Enrico Moretti ha calcolato che un insegnante di Milano ha un potere d’acquisto inferiore del 32% rispetto a un suo collega di Ragusa, pur ricevendo la stessa busta paga» [Pietro Piovani, Il Messaggero 20/8/2015]

Ma cosa andranno a insegnare questi settantamila precari assunti col piano straordinario della Buona scuola?
Questo è ancora molto vago. Il ministero non ha dato alcun numero ufficiale sul lato della “offerta”: dove servono i posti di potenziamento, e per fare cosa. Le scuole hanno mandato le loro preferenze, ma non è detto che saranno incrociate con le disponibilità dei professori: in questo campo, niente algoritmo. Potrebbero aver chiesto più docenti di fisica, e trovarsi con molti letterati (che predominano nelle graduatorie a esaurimento) e anche con qualche stenografo (le ore di stenografia non ci sono più, ma i docenti sì). Secondo l’idea del governo, il fatto che ogni scuola abbia a disposizione un gruppetto di docenti fissi in più dovrebbe aiutare a organizzare il lavoro, “potenziare” l’offerta formativa e soprattutto coprire le assenze brevi dei docenti di ruolo.

Sembra ormai chiaro che molte scuole ci saranno materie senza il professore giusto a insegnarle. Perché, ripetiamolo, le assunzioni sono previste solo per i docenti iscritti nelle Graduatorie a esaurimento (Gae) e in quelle del concorso 2012. Ma in quelle liste, per certe materie, non ci sono abbastanza insegnanti. Mancano ad esempio nelle regioni del Nord insegnanti di matematica. O quelli per i laboratori (insegnamento che invece la «Buona scuola» intende rafforzare e ampliare sempre di più).

Corrado Zunino spiega bene perché mancano alcuni professionali e perché questo, almeno per il momento, porterà a un numero minore si assunzioni rispetto alle 102.734 promesse dal governo: «Dopo cinque giorni, ferie comprese, il ministero dell’Istruzione ha completato la prima analisi delle 71.643 richieste di assunzione inviate dai docenti precari. E ha scoperto che mancano profili professionali per riempire diverse classi di concorso, che poi sono le materie da insegnare. In particolare mancano insegnanti di sostegno e prof di matematica. Il primo controllo restituisce, quindi, un risultato inaspettato: le assunzioni non saranno 102.734, come scritto sulla legge 107, ovvero la “Buona scuola”, ma 15-20 mila in meno. È una novità di rilievo, e negativa, per una legge fin qui molto avversata che nella sua prima stesura aveva promesso 148.000 assunzioni e che si sta dimostrando troppo rigida nella scelta delle categorie da cui pescare: gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento (125 mila) e i vincitori o idonei dei concorsi precedenti (11 mila). Già, il problema — fin qui sottostimato — nasce dal fatto che in questi due blocchi ci sono poche figure di insegnanti specializzati nel sostegno e pochissime di insegnanti di matematica, in particolare per le scuole medie. A questi due aspetti, che il Miur conosceva, se ne sono aggiunti altri due dopo la verifica delle domande. Tremila delle oltre 71 mila sono da stracciare perché, sostanzialmente, compilate da precari nel frattempo assunti. Poi, 14.951 richieste di assunzione sono state fatte da chi ha il curriculum adatto per insegnare nelle scuole dell’infanzia, ma i posti a disposizione per il potenziamento delle classi 3-6 anni sono zero. Un terzo di chi ha fatto richiesta per l’infanzia ha il curriculum buono anche per le primarie (elementari), ma almeno diecimila domande resteranno inevase: nessuna assunzione. Sono quattro, quindi, le variabili (due controllate e due no) che stanno erodendo assunzioni alla scuola 2015-2016» [Corrado Zunino, la Repubblica 20/8].

Ad esempio, nel Lazio e a Brescia non ci sono professori di spagnolo. Non solo. Per le assunzioni conterà l’ambito disciplinare e non la singola materia. Questo aspetto è spiegato bene da Ottavio Fattorini, da tre anni preside del liceo scientifico Labriola di Ostia: «Il sistema informatico del Miur che assegna le cattedre può creare qualche disagio, perché ad esempio sceglie l’ambito disciplinare senza specificare la materia: io potrei trovarmi un prof di geografia astronomica che insegna matematica».

E come si farà?
Le scuole dunque dovranno ricorrere anche questa volta ai supplenti annuali, cioè a quell’organico di istituto dal quale da anni pescano per coprire i buchi. Dovranno essere nominati entro l’8 settembre: chi vorrà, potrà scegliere il posto fisso o aspettare il prossimo anno e quindi trascorrere questo nella scuola di sempre, vicino a casa.

Scrive Lorena Loiacono: «Sono circa 20mila tra i 71mila che hanno fatto domanda di assunzione a tempo indeterminato i docenti che potrebbero accettare una supplenza fino al 30 giugno: si tratta di stime che prendono in considerazione i partecipanti alle fasi B e C del piano straordinario e che, in attesa di un’immissione in ruolo per l’organico del potenziamento, potrebbero accettare di buon grado una supplenza» [Lorenzo Loiacono, Il Messaggero].

Restano in attesa anche i supplenti delle graduatorie di istituto a cui, fino allo scorso anno, venivano assegnate le supplenze brevi che, d’ora in poi, saranno coperte dall’organico del potenziamento che secondo i piani partirà dal mese di novembre: fino a quel giorno, a coprire le supplenze di pochi giorni ci penseranno i precari delle graduatorie di istituto.

C’è poi una circolare del Ministero della scorsa settimana di cui si è parlato molto?
Una circolare del Miur fa sapere che i docenti che nei prossimi giorni riusciranno ad ottenere una supplenza annuale dall’ufficio regionale potranno – quando all’inizio di settembre saranno chiamati a prendere la cattedra di ruolo secondo la distribuzione nazionale prevista dalla legge sulla scuola – accettare la cattedra e l’assunzione a tempo indeterminato ma optare per la supplenza annuale. Chi andrà al loro posto nella cattedra che è stata loro assegnata dal piano di assunzioni? Un altro supplente annuale.

Lorena Loiacono: «A tendere una mano ai docenti, è stata la ministra Stefania Giannini che in merito alle supplenze sull’organico di fatto ha chiesto espressamente agli uffici scolastici territoriali di effettuare le nomine entro l’8 settembre. Si tratta degli incarichi di docenza fino al termine delle lezioni. Una sorta di compromesso tra le parti che sta dando i suoi frutti e che da qualcuno viene però interpretato come una cessione alle pressioni dei sindacati: i docenti infatti non dovranno rinunciare all’assunzione prevista dalle fasi B e C ma non dovranno neanche affrontare subito i trasferimenti» [Lorena Loiacono, Il Messaggero 20/8].

Si posticipa poi a settembre 2016 anche l’avvio degli albi territoriali e della cosiddetta chiamata diretta dei presidi.

Gianna Fregonara: «Più si avvicina settembre e più il numero di supplenti annuali necessari per far funzionare le scuole italiane cresce. Cresce a tal punto da avvicinarsi, secondo le stime meno ottimistiche, a quello degli scorsi anni. L’ultimo contingente è stato creato in questi giorni da una circolare del Miur. “Una mano tesa ai docenti”, la definisce il sottosegretario Davide Faraone, dopo le proteste degli insegnanti (…) Ma i conti delle assunzioni non tornano se si vanno a spulciare le domande presentate dai prof entro il 14 agosto. Delle 70mila ricevute, tra le 10 e le 14mila sono state spedite da insegnanti delle scuole dell’infanzia, che sono nelle graduatorie ad esaurimento ma sono esclusi da questa stabilizzazione. Si aggiunga che altri 16mila insegnanti dovranno essere utilizzati per coprire le cattedre del turnover che sono rimaste vuote. Non ce ne sono abbastanza per coprire tutti i 55 mila posti creati per il cosiddetto organico potenziato (insegnanti che coprono le supplenze brevi, che si occupano dei progetti aggiuntivi, dei laboratori e delle attività che dovrebbero rendere più moderna la scuola). Porte aperte dunque per altri 10-15mila supplenti annuali. Che arriveranno soprattutto nelle scuole del Nord, dove peraltro si prevedeva già che per le cattedre di inglese, matematica e per il sostegno sarebbero serviti circa 10mila supplenti. In Piemonte per esempio dei 4.254 posti di ruolo liberati dal turnover il Miur ha trovato solo 2.266 insegnanti da assumere. Nel Lazio mancano circa 700 insegnanti di sostegno. A Palermo le cattedre non assegnate dal piano sono solo 35» [Gianna Fregonara,

«In realtà avremo la stessa scuola di prima — sorride Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale Presidi —, perché la vera “Buona scuola” entrerà a regime nel 2016: ma ora con le assunzioni si avvia una lunga preparazione al prossimo anno».

Ma come è nata l’espressione «deportati»?
La parola “deportazione” corre sui social dalla seconda metà di luglio, da quando il ministero dell’Istruzione ha reso pubblico il piano di assunzioni per i 102.734 docenti precari. La Cisl scuola e i Cobas l’hanno usata in piena libertà e c’è chi – opponendosi alla consegna del modulo online, rifiutando quindi l’assunzione per il prossimo anno scolastico — ci ha battezzato siti di successo. “Basta precarietà, no alla deportazione”. Questo è il più gettonato: 2.280 membri. Sulle pagine Facebook si legge l’amministratrice mettere in riga i dissenzienti alla linea: «Visto che in questo gruppo siete diventati tutti buoni e tolleranti nei confronti di chi ha presentato la domanda, al punto da criticarmi, cancello tutti i post e se mi gira chiudo il gruppo» [Corrado Zunino, la Repubblica 18/8].

Martedì 18 agosto su Repubblica è comparsa la lettera della professoressa campana di latino e greco Marcella Raiola, 44 anni, precaria pendolare da tredici, che ha scelto di non istruire il modulo online per la prossima assunzione in ruolo e lo ha rivendicato: «Quell’offerta è un salto nel buio, un ricatto, una dequalificazione. A quelli che puntano il dito contro di noi, in questi giorni, denigrandoci e accusandoci di “sputare in faccia al posto” per difendere il privilegio di lavorare “sotto casa”, voglio spiegare le mie ragioni e perché ci viene chiesto un vero e proprio salto nel buio. Quale lavoratore, dopo 15/20 anni di precariato, accetterebbe che un computer stabilisse dove deve andare a sopravvivere con mille euro al mese, andando a svolgere, per di più, mansioni ad oggi non definite e sicuramente diverse da quelle per cui ha studiato e lavorato?».

Ci aspetta un autunno di proteste?
«L’11 settembre ci sarà un incontro le tra le rappresentanze sindacali al teatro Quirino di Roma, per organizzare un piano di lotta e mobilitazione e per difendere i diritti di tutti i docenti. Ne uscirà un piano di mobilitazioni unitario», ha annunciato Domenico Pantaleo della Flc Cgil. E gli insegnati, in questo percorso, saranno affiancati dagli studenti: «La mobilitazione ci vede uniti – assicura Danilo Lampis dell’Unione degli studenti – per il 23 settembre lanceremo la notte bianca della scuola con occupazioni pomeridiane negli istituti mentre il 9 ottobre invaderemo le piazze con cortei in tutta Italia e blocchi nelle città. Una protesta contro l’austerità e la mancanza di democrazia, coinvolgendo tutte le scuole e le università. Vogliamo contestare i comitati di valutazione e gli organi collegiali così come saranno riformati, bloccando l’ingresso dei privati nelle scuole e promuovendo assemblee permanenti anche con la collaborazione dei genitori».

E i ricorsi?
Basti pensare che a inizio luglio, quando la riforma della scuola non era stata ancora approvata in via definitiva, erano già quattromila i ricorsi presentati da Anief per chiedere l’inserimento di insegnanti nelle graduatorie. E altrettanti quelli effettuati per ottenere la stabilizzazione e il risarcimento dei danni.
Marcello Pacifico, presidente Anief, è molto chiaro: «Ci sono cinquantamila assunzioni da attuare ad anno iniziato, l’altra metà in corso d’opera. Ci sarà una pioggia di ricorsi: oltre cinquantamila. Arriveranno da quanti, avendo superato i tre anni consentiti per contratti a tempo determinato, non si vedranno riconfermare le supplenze ma anche da quanti, idonei ai precedenti concorsi, sono esclusi dalle graduatorie a esaurimento. Tutti ricorsi ad alta probabilità di essere accolti».

D’altronde, è lo stesso governo a prevedere nella norma le risorse per pagare i danni che saranno richiesti dagli insegnanti non stabilizzati. O meglio, i danni per i quali lo Stato già attende la condanna al risarcimento. I numeri sono importanti. «Si parla complessivamente di almeno un miliardo di euro – prosegue Pacifico – e questo se i calcoli si fanno al ribasso, ossia tenendo conto del risarcimento minimo di ventimila euro. Ci saranno però, sicuramente, rimborsi più consistenti». I precari della scuola – e non solo – non sono tutti giovani neolaureati, ma anzi sono spesso over 40, con situazioni mobili sul lavoro.
Oltre a quelli che si rivolgeranno al giudice perché non compresi nella stabilizzazione, è possibile anzi probabile che diversi altri aprano un contenzioso per opporsi a un trasferimenti obbligato.