dagospia http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/mente-google-ecco-come-funziona-jupiter-rete-100-mila-107247.htm, 21 agosto 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - IL FUNERALE DEI CASAMONICA
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E’ stato denunciato l’uomo che, durante i funerali di giovedì di Vittorio Casamonica, guidava l’elicottero da cui sono stati lanciati petali di rosa. Il pilota è un ex dipendente Alitalia: la polizia amministrativa gli ha notificato la denuncia in mattinata all’aeroporto dell’Urbe, mentre il volo di ieri è decollato da un eliporto nella zona di Ponte Galeria. Il provvedimento nasce dalla mancata comunicazione del piano di volo per quella rotta, anche perchè per il lancio dei petali (così come per i volantini in area urbana) è necessaria un’autorizzazione che non era stata richiesta.
Il pilota dell’elicottero, fa sapere l’Enav, ha inoltre effettuato "una deviazione non prevista nè comunicata". Il velivolo partito da Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l’elisuperficie Romanina, ha comunicato che il volo sarebbe terminato sull’elisuperficie senza spingersi più a Nord, oltre il Gra".
Arriva anche la prima relazione su quel sorvolo dell’Enac che "ha disposto la sospensione cautelativa della licenza del pilota ai comandi dell’elicottero e ne sta dando relativa informazione alla Questura di Roma. Da una prima ricostruzione dei fatti il volo è stato effettuato da un privato che è decollato dall’elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l’elisuperficie Romanina, utilizzando un elicottero monomotore R22. In arrivo su Roma ha chiesto alla torre controllo l’autorizzazione all’attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla città, non può essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri. Il sorvolo della città di Roma è comunque vietato agli elicotteri monomotore. Il lancio di materiale da bordo, peraltro, è proibito a meno di specifica autorizzazione che l’esercente non aveva. Si evidenzia, pertanto, che non è stata data alcuna autorizzazione, da parte dell’Enac, al volo o al sorvolo della città di Roma".
"L’attività della polizia locale di Roma Capitale durante il funerale di Casamonica si è limitata alla sola garanzia della sicurezza della circolazione". Così dice in una nota il comandante della Polizia locale di Roma Capitale, Raffaele Clemente.
"In questo frangente - prosegue la nota -, gli agenti, insieme ad Ama, si sono preoccupati di sollecitare la pulizia della sede stradale ingombrata dai fiori lanciati dai partecipanti al corteo, che potevano mettere a repentaglio l’incolumità dei cittadini, specie di quanti si muovono sulle due ruote". Clemente poi spiega che "tutte queste informazioni sono contenute in una nota al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, nell’ambito di una inchiesta che lui stesso ha attivato presso tutte le forze di polizia".
Intanto dalla prima relazione consegnata ieri dalla Prefettura al Viminale, emerge come almeno tre persone - il figlio di Vittorio, Antonio, e altri due parenti - fossero state autorizzate a partecipare alle esequie lasciando per qualche ora i domiciliari. Il primo intervento è delle 11, è dei vigili urbani, per motivi di viabilità. Poco dopo, mentre le esequie in stile Padrino erano ancora in corso, sono arrivate le segnalazioni ai carabinieri di Cinecittà e al commissariato Tuscolano.
1. IL PARROCO: «QUEL FUNERALE LO RIFAREI» - SOSPESA LA LICENZA ALL’ELICOTTERISTA
È di Terzigno, paese della città metropolitana di Napoli, il pilota dell’elicottero che, volando a bassa quota, ha sparso petali di rose rosse sul corteo funebre di Vittorio Casamonica. Adesso l’Enac gli ha sospeso in via cautelativa la licenza, poiché non era autorizzato al volo né tantomeno a «spargere sostanze» da lassù. L’ente avverte di aver anche informato la Questura di Roma.
IL PARROCO
«Rifarei il funerale di Vittorio Casamonica? Probabilmente sì, faccio il mio mestiere». Finito al centro della bufera don Giancarlo Manieri, il parroco che ha celebrato le esequie-show del boss, non arretra. «Io ho fatto il prete, non spettava a me bloccare il funerale - ribadisce ai microfoni di TgSky24 - . La chiesa può dire no a un funerale? Ecco, questo è un problema. Le scomuniche del Papa ai mafiosi? Bisogna chiederlo in alto, non a me».
«NON SAPEVO NULLA»
E poi, prosegue il sacerdote, «l’esponente di un clan è comunque dentro la Chiesa. A me hanno fatto solo vedere un foglietto che diceva che era un cattolico praticante e che lasciava moglie e figli. Di tutto l’ambaradam che c’era fuori non sapevo nulla perché ero già preparato per la funzione. C’erano 500 persone fuori. I manifesti sui muri della chiesa? Me l’hanno detto i miei collaboratori, ma li hanno tolti subito. Quello con Vittorio Casamonica vestito da papa? Non ne sapevo nulla»
IL PREFETTO
Non fa giri di parole il prefetto di Roma, Franco Gabrielli: «È accaduta una cosa grave. Stigmatizzabile. Non doveva accadere». Parole dure pronunciate poco dopo aver chiesto chiarimenti formali, per lettera, alla Questura, ai carabinieri, ai vigili urbani e al Campidoglio. Una volta raccolti gli elementi sull’accaduto Gabrielli invierà una relazione al ministro dell’Interno Angelino Alfano. Anche perché, rilevano in prefettura, che in altre parti d’Italia (in particolare in Sicilia, ndr) funerali simili sono stati vietati.
2. IL CLAN CHE POSSEDEVA 23 VILLE CON PISCINA E UNA PISTA DA TROTTO
Il. Sa. per “Corriere della Sera”
Dalla Romanina ai Castelli, fra San Basilio e Ostia. A Roma i Casamonica spuntano nel dopoguerra ma diventano stanziali solo trent’ anni dopo. «Quantitativamente e qualitativamente cresciuti oggi contano su almeno un migliaio di aderenti» censisce il dizionario Castelvecchi sulle mafie.
Colonie del clan più solvibile d’ Italia si rintracciano anche in Abruzzo, Molise e Nord Italia.
Impegnati in attività di spaccio, truffa, estorsioni e usura sono stati «decapitati» più volte, sempre risorgendo. E talvolta trasformandosi in una nemesi per gli investigatori.
Nel 2013, portati in trionfo dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina con una maxi retata che coinvolse una trentina dei loro pusher , i Casamonica finirono per distruggere la carriera del pm che li arrestò, Roberto Staffa. Travolto da uno scandalo per aver preteso favori sessuali dalla moglie di Consiglio Casamonica, alla quale, per l’ accusa, avrebbe promesso di liberarlo. Accusato di concussione, Staffa, è tuttora a processo.
Gli uffici della Procura di Roma hanno, da sempre, un pm specializzato. Fra questi, il procuratore aggiunto Alberto Caperna (morto nel 2013) aveva conosciuto un Casamonica intellettuale di mestiere. Biografo ufficiale della famiglia si presentò nel suo ufficio durante un’ indagine per usura che aveva coinvolto Ferruccio Casamonica, rendendosi disponibile a ricostruire il complicato intreccio generazionale nel quale, disse, gli investigatori rischiavano di perdersi.
In seguito al sequestro di beni - fra cui ventitrè ville con piscina, Rolls-Royce, Ferrari e una pista da trotto - ci fu chi ipotizzò che la consulenza del biografo fosse finalizzata a trarre in salvo qualcosa, la pista da trotto forse. Il clan compare anche in Mafia Capitale, sia per il rapporto fra Massimo Carminati e Luciano Casamonica che per altro.
Nel 2013, quando esplose il caso dell’ ex sindaco Gianni Alemanno fotografato con un Casamonica, Salvatore Buzzi assume la posizione più garantista a difesa del sindaco: «È doveroso precisare che la foto fu scattata col telefono di quest’ ultimo e postata sul suo profilo Facebook in occasione di una cena con le coop. Rimango stupefatto dell’ uso strumentale della vicenda».
3. "CHI HA COMANDATO QUEL SERVIZIO?" - MARCO MILANI, COORDINATORE ROMANO DELL’UGL POLIZIA LOCALE, RICORDA L’IMPEGNO DEI VIGILI CONTRO I CASAMONICA E COMMENTA: "QUANTO ACCADUTO IERI IMBARAZZA I DIPENDENTI CAPITOLINI"
http://www.romatoday.it/
Le domande girano veloci sui social network e si ripetono più o meno con il seguente senso: "Possibile che abbiano scortato il feretro?". "Ma come, hanno scortato la carrozza e la polizia dice che non sapeva?". Stando a quanto siamo riusciti a sapere dei vigili erano effettivamente presenti ieri mattina. Una situazione, sembrerebbe, d’emergenza perché, senza che nessuno avesse avvisato, all’improvviso la Tuscolana è stata bloccata. Un corteo estemporaneo, con carrozza e fiori gettati a terra. In mezzo clacson impazziti.
Così, per evitare la congestione, secondo quanto RomaToday è riuscita ad apprendere, si sarebbe deciso di mandare i vigili per regolare la viabilità. Il Comandante Clemente, così come il Questore di Roma, è stato chiamato dal Prefetto a relazionare su quanto accaduto. Chiarimenti sono stati chiesti al dirigente di gruppo. La nota della Questura parla "di primo intervento effettuato sul posto risulta essere alle ore 11.00 circa di questa mattina per motivi di viabilità".
A finire sotto attacco anche il Comandante del corpo Raffaele Clemente che su twitter viene tempestato di domande e lui, come sua abitudine, non si sottrae e risponde colpo su colpo definendo quanto accaduto "un borioso insulto a tutta la città". A chi domandava se per i vigili che gestivano il traffico intorno alla chiesa era tutto ok, Celemente ha risposto, già ieri: "I vigili hanno gestito il traffico in emergenza perchè era loro preciso dovere". E ancora: "Noi non vietiamo i funerali per motivi di ordine pubblico". E oggi, a chi domanda se gli agenti sul posto hanno avvertito polizia e carabinieri una volta arrivati, Clemente risponde: "Ps e cc erano sul posto".
In attesa delle carte e delle versioni ufficiali nel Corpo c’è indignazione per l’ennesimo attacco mediatico subito. I vigili non ci stanno a fare da parafulmine, specie contro i Casamonica bersaglio di numerose operazioni condotte proprio dagli agenti della Polizia Locale.
Marco Milani, coordinatore romano dell’Ugl Polizia Locale, in una nota prova a raccogliere il grido indignato e punta il dito contro la mancanza di identità del Corpo. "Quello che è avvenuto ieri", spiega Milani, "riportato dai media nazionali e non solo, che avrebbe visto il personale del Corpo di Polizia Locale di Roma, impegnato ad agevolare il funerale del capofamiglia di una nota famiglia romana, quasi fosse un "grande evento", oltre a screditare l’immagine del Corpo di Polizia Locale più grande d’Europa, getta nell’imbarazzo i dipendenti capitolini tutti".
"Senza nulla togliere al rispetto della salma e di quei lavoratori che, da quanto riferito dai media avrebbero addirittura aperto e scortato il corteo funebre", continua Milani, "ci si dovrebbe interrogare su chi e perchè abbia deciso di "comandare" ai vigili quel servizio".
Il sindacalista dell’Ugl ricorda come il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale abbia in passato, anche in collaborazione con i Ros dei Carabinieri e del Gico della Guardia di Finanza, inferto durissimi colpi ai Casamonica. "Certi scandalosi episodi come quello di ieri", continua Milani, "derivano dalla mancanza di identità di un Corpo che, pur avendo e svolgendo a tutti gli effetti funzioni di Polizia, resta inquadrato in un ordinamento di tipo impiegatizio ed amministrativo, risentendo per tali motivi troppo spesso dei condizionamenti della politica o del potente di turno".
Milani tira in ballo anche l’episodio di piazza di Spagna: "Emblematico il fatto che, nello stesso giorno, gli agenti di Polizia Locale, dopo essere per primi intervenuti a rischio della propria vita,nei confronti di un accoltellatore, arrestandolo, siano poi finiti a "trattarlo" in un commissariato, pur essendo il Corpo munito di 19 distretti, molti dei quali forniti di apposite celle di sicurezza".
La richiesta è chiara: "Chiediamo al sindaco Marino di restituire l’identità specifica al Corpo di Polizia della Capitale a partire dal nuovo contratto (fermo ad un unilaterale da oltre un anno) distinguendone specificità ed istituti dai dipendenti amministrativi e riconoscendone la peculiarità delle funzioni, nonchè di farsi promotore presso il governo Renzi, delle esigenze della categoria, con una legge di riforma, che ne veda riconosciute le caratteristiche, al livello nazionale".
Il segretario romano del Sulpl Roma, Stefano Giannini, attacca la rappresentazione mediatica che è stata data del lavoro dei vigili urbani: "Stanno diventando la barzelletta di se stessi nel continuare a dare sempre la colpa alla Polizia Locale. Dopo gli olandesi a piazza di Spagna ora il funerale. Fra poco ci accuseranno anche della strage di Ustica?".
1 - CASAMONICA: NIPOTE BOSS A ALFANO, NON SIAMO MAFIOSI
(ANSA) - "Se io faccio un matrimonio e prendo la Rolls Royce non è che c’è la mafia. Noi Casamonica abbiamo sempre fatto le feste alla grande, da quando siamo qui a Roma. Signor Alfano non siamo mafiosi, non siamo persone cattive". Così Luciano Casamonica, nipote di Vittorio, i cui funerali sono stati celebrati ieri a Roma.
2 - CASAMONICA: NIPOTE BOSS, GIUDICA DIO NON LA POLITICA
(ANSA) - "Quando se ne va qualcuno soltanto Dio giudica, non la politica". Così Luciano Casamonica, nipote di Vittorio i cui funerali sono stati celebrati ieri a Roma. "Mafia? È tutta un’altra cosa - dice - Vittorio era una bravissima persona. Noi sapevamo che doveva morire e abbiamo fatto di tutto per accontentarlo: gli piacevano tanto le feste non volevamo fare una cosa di pianto. È usanza, sono anni che quando muore uno dei nostri vecchi si usano le carrozze e i cavalli".
3 - CASAMONICA: NIPOTE BOSS, PER NOI ERA IL RE DI ROMA
(ANSA) - "Vittorio Casamonica Re di Roma? Nel gergo nostro, nella nostra cultura significa che per noi è un re, il nostro re di Roma". Così Luciano Casamonica, nipote del boss i cui funerali sono stati fatti ieri a Roma. "Dicono che era un boss. Mio zio era conosciutissimo perché lui comprava e vendeva auto. Se n’è andata una parte del nostro cuore". "Nella nostra cultura significa che è una persona che ha conquistato il nostro cuore, noi stessi - spiega Luciano Casamonica - Non era un affronto alla città. Roma è di tutti. Noi non siamo mafiosi e Vittorio non era un boss".
4 - CASAMONICA: NIPOTE BOSS,’NOSTRA CULTURA,DATO FASTIDIO A CHI?’
(ANSA) - "Ma a chi abbiamo dato fastidio? È la nostra cultura". Così Luciano Casamonica, nipote di Vittorio i cui funerali si sono svolti ieri a Roma replica a chi parla di ’show’. "Noi siamo venuti qui con un defunto - aggiunge - La Chiesa accoglie tutti".
5 - CASAMONICA: SFOGO PARENTI, LA MAFIA È
(ANSA) - "Perché i politici parlano e infangano il nome dei Casamonica? I politici cosa vogliono dai Casamonica? Nostro zio non era un boss era una brava persona. Noi siamo stufi. La mafia è dentro la politica". Questo lo sfogo di alcuni nipoti di Vittorio Casamonica i cui funerali si sono svolti ieri a Roma. "Non siamo mafiosi - aggiungono - Siamo gente onesta che vuole lavorare. Noi i funerali così li faremo sempre. Non abbiamo lanciato nessun messaggio".
DAL CORRIERE DI STAMATTINA
Uno show per dire addio a Vittorio Casamonica. La salma trainata da cavalli, petali di rosa lanciati da un elicottero e Il Padrino come colonna sonora. E poi Rolls-Royce, gigantografie del Colosseo e striscioni che lo glorificano («Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso»). Un funerale, quello del boss romano coinvolto in numerose inchieste sulla criminalità, che non passa inosservato e scatena non poche polemiche. La Bindi parla di «ostentazione di potere mafioso», l’M5S accusa «le giunte di destra e sinistra che hanno permesso con i loro silenzi e il più delle volte con vere e proprie complicità un’infiltrazione senza precedenti» e Zingaretti grida allo scandalo: «È un messaggio terribile». Intanto ci si chiede come sia stato possibile
Corriere della Sera, venerdì 21 agosto 2015
La salma di Vittorio Casamonica arriva in una carrozza nera, con bassorilievi dorati, trainata da sei cavalli: in sottofondo la colonna sonora del film Il padrino; al termine del funerale, il feretro va via in Rolls-Royce, mentre un elicottero lascia cadere petali di rosa e la banda accompagna il corteo con le note di 2001: Odissea nello spazio; la facciata della chiesa, in quel momento, è coperta da gigantografie del Colosseo e della cupola di San Pietro, con sotto le scritte: «Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso» e «Vittorio Casamonica re di Roma».
È questo l’addio – nella Capitale – regalato a uno dei maggiorenti dell’omonimo clan che, secondo varie inchieste, a Roma è responsabile di usura, racket e traffico di stupefacenti. E la parrocchia di Don Bosco, al Tuscolano, è la stessa nella quale, nel 2006, Mina Welby chiese inutilmente di celebrare il funerale del marito, Piergiorgio. Invece nel 1990 la stessa chiesa celebrò il funerale di Enrico De Pedis, uno dei boss della banda della Magliana.
Una cerimonia, quella di ieri, che non passa inosservata: ne parla il New York Times, su Twitter l’hashtag «Casamonica» è superato solo dal compleanno di Robert Plant, dei Led Zeppelin. Moltissime, poi, le polemiche politiche (scontro tra Pd e Lega) e due interrogazioni parlamentari sono già pronte per il ministro Angelino Alfano (che ha già chiesto una relazione al prefetto Franco Gabrielli): «Chi ha dato l’autorizzazione?», chiede il deputato Pd Roberto Morassut.
Il prefetto Franco Gabrielli fa capire l’intenzione di appurare i fatti: «Non avevamo alcuna contezza. Cercheremo di capire, al di là dei clamori, eventuali responsabilità. Senza dubbio c’è stato un difetto di comunicazione, lo dico senza voler fare processi».
La polemica politica deflagra. È il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ad attaccare: «Eh sì, con il Pd al governo Roma è proprio Mafia Capitale». Replica il presidente Pd Matteo Orfini: «La mafia a Roma ha dilagato quando c’era il tuo amico Alemanno e tu governavi. Abbi la decenza di tacere». Per il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, «è allarmante che il funerale di un esponente del clan Casamonica, coinvolto in numerose inchieste sulla criminalità e su Mafia Capitale, si sia trasformato in una ostentazione di potere mafioso. Non è accettabile». Per il leghista Buonanno «l’indignazione del Pd è penosa».
Il M5S accusa «le giunte di destra e sinistra che hanno permesso con i loro silenzi e il più delle volte con vere e proprie complicità – scrive la deputata Roberta Lombardi – un’infiltrazione senza precedenti». E il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, dice che quello che arriva dal funerale è «un messaggio terribile da combattere con tutte le forze».
La domanda centrale della vicenda è: come è potuto accadere? Il deputato del pd Dario Ginefra chiede ad Alfano «un’indagine per verificare come sia stato possibile che la questura romana abbia consentito che si svolgesse un funerale in pieno stile mafioso». Con una nota, la questura risponde: «Il defunto risulta ai margini degli ambienti criminali. Il primo intervento effettuato sul posto risulta essere alle ore 11 per motivi di viabilità».
E il volo a quota bassa con lancio di petali? «Allo stato risulta noleggiato un velivolo commerciale che non necessita di autorizzazioni». Ma un piano di volo avranno dovuto presentarlo. Il sindaco Ignazio Marino: «I funerali non possono essere strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi». Per i Verdi quanto accaduto a Roma è una «sfida allo Stato». Il vicesindaco di Roma, Marco Causi, parla di «un’offesa per tutti». E il comandante dei vigili, Raffaele Clemente, pare aver già chiuso la pratica: «Noi non abbiamo alcuna responsabilità».
Alessandro Capponi e Ilaria Sacchettoni
Breve ritratto di Vittorio Casamonica, il “Re di Roma” che gestiva l’eroina della Capitale. Un’ampia zona della città era sottoposta al suo controllo militare. Collezionava Ferrari e opere d’arte. «Sono solo uno zingaro», diceva di sé
Il Messaggero, venerdì 21 agosto 2015
Su Youtube il più cliccato è un video in cui canta My Way: interno giorno, in una casa piena di quadri e di uomini con gli occhiali da sole e i capelli lunghi. Ed è vero, Vittorio Casamonica «did it» a modo suo, come urlava Frank Sinatra. Negli anni ’70 è tra i capifamiglia del clan sinti che, da secoli radicato in Abruzzo, decide di spostarsi a Roma in cerca di fortuna. Il commercio di eroina è ancora un affare emergente e per la famiglia è facile inserirsi, anche grazie ai rapporti di parentela con i nomadi Di Silvio. Come racconta l’ordinanza di custodia cautelare che nel 2012 porta dentro 39 affiliati ipotizzando per la prima volta che i Casamonica siano un’associazione per delinquere (l’accusa è stata recentemente smontata in appello), la famiglia è «del tutto autosufficiente nelle modalità di approvvigionamento della sostanza stupefacente, nelle condotte di cessione, nell’organizzazione dell’acquisizione dei proventi e del loro reinvestimento». Dunque, può battere la concorrenza anche sui prezzi. Vittorio è considerato un capo, o almeno uno dei capi. Nel 2004, quando una maxi retata colpisce il clan ma lui subisce solo un sequestro ed una interdittiva antimafia, tutti sanno che in famiglia lo chiamano «Il Re» come ricordavano ieri i manifesti appesi in chiesa. Ai giornalisti che lo vanno a cercare, risponde sorridente: «Sono uno zingaro e vendo macchine, non so niente di mafia e usura. La mia famiglia ha sempre commerciato cavalli».
La base operativa della famiglia, dove periodicamente si svolgono blitz che non hanno mai decapitato l’organizzazione, è nella zona della Romanina: un popoloso agglomerato di edifici originariamente abusivi, non lontano dallo svincolo del Gra verso l’autostrada Roma- Napoli. Da qui, la famiglia controlla le aree meridionali della città, soprattutto i quartieri Appio, Tuscolano, Anagnina, Tor Bella Monaca. E lo fa in modo militare. Scrive la Direzione nazionale antimafia in un dossier sul Lazio: «Particolarità del gruppo criminale è quella di attuare un controllo sistematico di varie strade, trasformate in una sorta di enclave all’interno della quale la polizia giudiziaria non riesce a svolgere i suoi compiti istituzionali sia per il rischio di ritorsioni anche violente, sia per la sussistenza di una rete di sorveglianza efficacissima composta da punti di avvistamento controllati dalle cd. sentinelle». La forza e il controllo territoriale, consentono ai Casamonica di stringere accordi anche con le ’ndrine dei Piromalli e dei Molè oltre che con la criminalità romana (la collaborazione è stata stretta anche con la Mafia capitale di Carminati).
Vittorio fin dall’inizio ci mette del suo. A metà anni ’80 è accanto all’ex cassiere della Banda della Magliana Enrico Nicoletti nell’attività di recupero crediti o di estorsione contro i negozianti che si rifiutano di obbedire ai voleri dell’usuraio. Sarebbe stato lui il garante del patto che permette al cassiere di chiamare «gli zingari» quando un venditore di auto di lusso rifiuta di restituirgli l’anticipo già versato, o quando un altro concessionario non vuol cedere l’attività al cassiere che si è invaghito del suo redditizio autosalone. Tutto quello che guadagna, «il Re» lo investe. Soprattutto in opere d’arte. Nel corso della retata del 2004, quando 400 agenti della Dia si presentano nel fortino dai rubinetti d’oro della Romanina, restano sorpresi dalla quantità di beni preziosi accumulati dal capo clan che ha in casa persino dei vasi archeologici. L’ultima Ferrari, invece, Vittorio Casamonica l’ha comprata un anno fa, con una truffa che gli è costata una condanna di un anno e pochi mesi.
Sara Menafra