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 2015  agosto 21 Venerdì calendario

QUANDO HUGO PRATT DIVENTO CORTO MALTESE

«Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti. Mi chiamano così da tanto tempo, ma non è vero che sono sempre calmo. A volte mi secco e allora do una spazzolata a tutti e a tutto. Oggi per esempio mi sono appena calmato dall’ultima arrabbiatura. Ieri devo aver spolverato via tre o quattro isole e altrettanti gusci di noce che gli uomini chiamano navi...». Chi lo ha conosciuto sa che parlava così, accompagnandosi con morbidi gesti della mano. La voce dell’Oceano è la sua voce, la voce di Hugo Pratt, il narratore a disegni che ha trasformato il fumetto in letteratura.
C’è una data precisa. Succede quando mette sulla pagina colui che sarebbe diventato il suo personaggio più famoso, Corto Maltese, nel giorno di Tarowean, il giorno delle sorprese, giorno di tutti i santi, primo novembre 1913. Lo piazza in mezzo al Pacifico legato a una zattera in balia delle onde. Meno male che passa di lì il catamarano di quell’assassino di Raspatili, il quale ha appena raccolto due giovani naufraghi, Pandora e Cain Groovesnore, e meno male che nella storia c’entrano il Monaco, l’ultimo vero pirata, e il tenente di vascello Slùtter, un oscuro romantico eroe. Così Coito viene salvato, e l’avventura e la fortuna possono cominciare.
La prima avventura di Corto Maltese, Una ballata del mare salato, fa la fortuna di Pratt, che a quarant’anni, nel 1967, da geniale disegnatore diventa un romanziere per immagini. Accade a Genova, merito di un imprenditore appassionato e visionario che giocava a petanque, un certo Ivaldi.
Lo riconosce a suo modo lo stesso Pratt. La prima pagina della Ballata è composta da alcuni disegni: un biplano, quattro maschere etniche, un sottomarino in navigazione e un monaco mezzo sdraiato con il cappuccio tirato sul volto. Al centro c’è una lettera battuta a macchina, datata 16 giugno 1965, Vina del Mai- (Chile), firmata da R. Obregon Carranza, che comincia così: «Stimatissimo Sig. Ivaldi, am questa mia lettera Le comunico che i manoscritti di Cain Groovesnore, mio zio, li ho affidati al Sig. Pratt. Così pure il libro di bordo del Cap. di Vascello Sliitter e due carte marine che appartenevano al Cap. Galland».
Appare sul primo numero di Sgt. Kirk, luglio 1967, stampato a Genova dall’Editrice Sergente Kirk srl, con sede in Salita Salvatore Viale 1 interno 21A, vicino a piazza De Ferrari, cuore della città. Il Sergente Kirk era un personaggio che Pratt disegnava negli anni Cinquanta in Argentina su sceneggiatura di Héctor Oesterheld. Ora diventa un mensile di comics che costa 500 lire. Sulla copertina del primo numero compaiono spavaldi a braccetto il sergente Kirk, Anna della Giungla, altro personaggio di Pratt, e Terry e i Pirati, omaggio a Milton Caniff, uno dei grandi maestri del fumetto americano.
L’indirizzo della redazione è lo stesso della nuova casa di Pratt, arrivato qualche mese prima da Venezia per cominciare una nuova avventura: una rivista tutta per lui e i suoi amici, per i vecchi personaggi e per i nuovi, finanziata da Fiorenzo Ivaldi, immobiliarista e commerciante. Ne aveva di personaggi nuovi Pratt? Sì che ne aveva. Aveva pronto quello che lui avrebbe voluto essere: Corto Maltese, figlio di un marinaio di Cornovaglia e di una gitana di Siviglia, gentiluomo di fortuna e giramondo.
Come sia uscito dalla sua penna, a Genova, nell’estate del 1967, lo racconta Claudio Bertieri, 90 anni portati da giovanotto, che del mensile Sgt. Kirk era direttore responsabile, dopo essere stato critico cinematografico e aver fondato nel 1965, insieme con Umberto Eco, Rino Albertarelli e Lanfranco Colombo, il Salone Internazionale dei Comics. «Ivaldi aveva scoperto Pratt nell’immediato Dopoguerra» ricorda «quando con Mario Faustinelli, Alberto Ongaro, Dino Battaglia e il gruppo veneziano, Hugo aveva dato vita a una rivista intitolata Asso di Picche. Ivaldi era rimasto folgorato dal suo tratto e dalla sua scrittura. Voleva fare una rivista anche lui e voleva Pratt come firma principale». Era il 1947-1948. Impiega ventanni a realizzare il suo sogno, ma ci riesce.
«Quando mette da parte abbastanza soldi per finanziare il suo progetto, si rivolge a Pratt. È la fine del 1966. Chiede a un amico comune, un bravo disegnatore veneziano, Stelio Fenzo, di farglielo conoscere. Stelio organizza rincontro a Malamocco, al Lido, in un ristorante. In quel periodo Pratt non aveva grande successo commerciale. Era un personaggio curioso, difficile entrare in amicizia con lui. Le sue storie non piacevano molto, non erano per il mercato, erano già storie d’autore, avevano uno spessore narrativo».
Al ristorante impiegano meno di un pranzo per mettersi d’accordo. Ivaldi propone: creo una rivista come vuole lei. Pratt, che allora collaborava con il Corriere dei Piccoli, accetta: va bene. E si trasferisce a Genova. «E così in redazione mi trovo Hugo Pratt, un incantatore di serpenti» sorride Bertieri. «Aveva più di un talento. Suonava la chitarra in modo straordinario, cantava benissimo, parlava cinque lingue, spagnolo, brasiliano, francese, inglese, italiano, oltre al veneziano. Ma il suo carisma veniva dalla capacità di narrare la sua vita avventurosi» in giro per i continenti. Faceva grandi racconti di ogni piccola cosa. Credo ben che Strehler lo volesse come attore!».
A Genova, mentre scriveva di Corto, Pratt era tutto casa e bottega. E cinema. «La cosa più sorprendente di Hugo è che non aveva vestiti. Il suo appartamento era arredato solo con delle casse dentro cui c’erano libri e riviste. Era un lettore accanito e uno spettatore cinematografico eccezionale. Nella zona dove abitava e lavorava c’erano molti cinema. E lui alla sala dei Postelegrafonici, poi diventato Dante d’Es- sai, era capace di vedere per tre volte di seguito lo stesso film. E quando usciva era in grado di ricostruire tutte le sequenze e i movimenti di macchina». In effetti, le sue tavole sono inquadrature e movimenti di macchina, sono azioni cinematografiche.
«Sembrava uno sciampradoso» chiosa Bertieri. «A Genova vuole dire un allegrone, tutto feste e brillantezza. In realtà era un solitario che non sapeva stare solo, e allora si metteva in palco- scenico. Per fare dispetto a Ivaldi, quando lo sentiva entrare in redazione, nascondeva ciò che faceva, prendeva un foglio bianco e disegnava un riquadro in basso a destra. Quando Ivaldi si avvicinava e chiedeva come andava la Ballata del mare salato, Hugo rispondeva: mah, non so, adesso ci penso, sai, è una storia dei mari del Sud, con due personaggi misteriosi... Non diceva ciò che aveva in testa, fingeva di non sapere».
Una volta il Sgt. Kirk esce senza Corto e le tavole della Ballata, perché Pratt, avuto notizia che sul fiume Togo erano stati scoperti i resti di un incrociatore tedesco, era partito per l’Africa senza lasciare il materiale. La rivista resiste trenta numeri, un anno e mezzo. Pratt fa in tempo a concludere la Ballata e a cominciare una nuova avventura, Gli scorpioni del deserto. Poi se ne va da Genova. Il più è fatto. Ix> aspettano la Francia e il successo. Nemmeno lui sa ancora quanto Corto Maltese gli segnerà la vita e quanto la sua vita, oltre alla sua arte, diventerà leggenda. Una leggenda che, a vent’anni dalla morte, 20 agosto 1995, viene voglia di rileggere. Anche di riscrivere. Magari di disegnare.