MilanoFinanza 21/8/2015, 21 agosto 2015
NOMINATI I VERTICI DI RAI E MUSEI. MA LA CONSOB? –
Con le nomine dei nuovi direttori dei musei e con quelle del vertice e del cda della Rai il governo ha ottemperato a obblighi cogenti rinunciando, nel caso dell’emittente di Stato, a decidere solo una volta varata la riforma in corso di valutazione dal Parlamento, come si era pensato in un primo momento.
A questo punto, è sempre più inspiegabile il motivo per cui non ci sia altrettanta diligenza nel designare i due Commissari Consob che da tempo avrebbero dovuto essere nominati. L’Authority opera ora con tre esponenti di vertice, presidente compreso, ma poiché lo stesso esecutivo a suo tempo ha giustamente ricostituito il collegio a cinque, dopo che il governo Monti lo aveva ridotto a tre presentando la cosa assurdamente come una riforma dell’Autorità, è ancor più singolare che i provvedimenti di nomina tardino da molti mesi, dopo avere sollecitato, con una sorta di bando pubblico, la presentazione di candidature per tali cariche ricevendone oltre 150. Come si ricorderà, trascorse alcune settimane dalla verifica di tali autocandidature, si lasciò trapelare da Palazzo Chigi l’imminenza della designazione di due nomi, dei quali nulla poi si è più saputo; anzi, si disse che il premier Matteo Renzi non sarebbe stato d’accordo (allora non si capisce perché quei nomi siano stati divulgati). È calato dunque il silenzio, anche da parte di quei commentatori di solito più pronti a rilevare ritardi e inottemperanze del governo. Da ultimo, si è detto che le nomine potranno essere deliberate a settembre. Non è il primo caso di vacatio in questa Istituzione Per lungo tempo c’è stata in passato la reggenza del presidente-vicario, quando il governo non provvedeva alla nomina. In quest’ultimo caso furono necessari fermi interventi dell’allora Presidente della Repubblica perché finalmente si procedesse alla nomina. Per alcune era stata diffusa anche la notizia secondo la quale l’indecisione sulle nomine dei due commissari era attribuibile anche all’intento del governo di aggregare la Consob alla Banca d’Italia. Ma questa strampalata idea, se mai sia stata partorita, non ha trovato per fortuna conferme ed è quindi caduta anche la spiegazione (non certo una giustificazione) del rinvio sine die. Semmai, come altre volte da noi sostenuto, andrebbe ripreso il disegno di riforma delle Autorità di regolazione e controllo, partendo da quelle del credito e del risparmio, includendovi la Covip – Commissione di controllo sui fondi pensione – per ridefinire funzioni e poteri. Ma ciò non sarebbe un buon motivo per non provvedere alle nomine in questione, ammesso che un intento di riforma sussista, sebbene mai manifestato. Insomma, l’indecisione su queste due nomine – per le quali di tanto in tanto si parla anche di un interesse di magistrati – è da ricondurre agli arcana imperii. Vedremo se il mese di settembre davvero vedrà il completamento del vertice Consob, come imporrebbe la decenza istituzionale, a maggior ragione per evitare qualsiasi malignità sulle connessioni tra questa vicenda e le indagini svolte dalla Consob sulle vicende che precedettero e accompagnarono l’adozione del decreto sulla trasformazione in spa delle Popolari con asset superiori a 8 miliardi. Se anche a settembre non si dovesse decidere alcunché, e quindi emergesse ancor più la differenza di trattamento con altre nomine pubbliche – non solo quelle testé ricordate, ma anche le precedenti in imprese pubbliche – non resterebbe che rivolgersi, come accaduto in passato, all’autorità del Capo dello Stato.