Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 21/8/2015, 21 agosto 2015
IL CAMEO DI RUGGERI
Il mese d’agosto per noi analisti è un mese maledetto.
Se hai un minimo di serietà professionale non puoi commentare la lite da condominio fra una stagionata rock star inglese, proprietaria di un monolocale alla Giudecca, e il Sindaco, prima esaltato perché targato Nazareno, ora snobbato.
Oppure, che c’è da commentare sulla vicenda dell’assegnazione del bambino della coppia dell’acido? La legge e i giudici, giustamente, dicono che il bene del bambino ha la prevalenza su tutto e tutti.
Malgrado l’età incongrua mi metto nei pannolini del bambino: qualsiasi coppia perbene mi adottasse sarebbe meglio di una coppia di criminali idioti come i miei due genitori naturali.
O forse dovrei scrivere dei coniugi Clinton e degli stagisti, loro passione e maledizione? Lo confesso, non li sopporto più: guardateli, loro sì sono la coppia dell’acido politico.
E che dire delle feroci polemiche sulle auto GM made in China importate (orrore!) in Usa? La patria del liberismo più sfrenato, quando si tratta di schei (per usare la terminologia del Sindaco) è disposta a rinnegare tutto, così Dem. e Rep. sparano alzo zero contro le delocalizzazioni per difendere il lavoro americano, l’opposto di quello per cui noi ci eccitiamo. Un mondo capovolto.
Che resta? Monsignor Galantino, e sia benedetto. In fondo dice le stesse cose di Boldrini, di Saviano, di don Ciotti, di Serra, ma le dice con più trasporto. Il copione è sempre lo stesso, nessuno indica come risolvere il problema dell’immigrazione, tutti si insultano sulle rispettive dichiarazioni alte o basse, infine trovano l’accordo dando colpa all’Onu, pur sapendo che è stato concepito per fungere da sfiatatoio delle orrende emissioni, solide, liquide, gassose, della politica mondiale.
Meglio il Monsignore, più parla, più è simpatico, è la dimostrazione che chiunque di noi può andare a occupare una posizione importante e rimanere l’uomo semplice e pieno di entusiasmo che era prima. Alcuni entrano Papa ed escono Cardinale, altri entrano Parroco ed escono Vescovo: sono le casualità della vita, accettiamole.
Lo confesso, ho un debole per il linguaggio, le locuzioni, le parole. Quando poi si tratta di una lectio magistralis del Segretario della Cei, scritta in onore di Alcide De Gasperi (sic!) e letta dal professor Giuseppe Tognon, uno con la mia passione per le parole non poteva non coglierne la frase chiave.
Eccola: «la politica di De Gasperi non è quella che siamo abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi».
Sono uno che deve tutto alla Buona Scuola, però quella della Riforma Gentile, per cui ho difficoltà a capire questo italiano raro. Che volesse dire in modo semplice «la politica di De Gasperi aveva ben altro respiro e nobiltà di quella attuale »?
E che dire del termine «puzzle»? Visto che voleva usare un termine straniero, stante il prosieguo della frase, era forse più corretto usare «matrioska» che può contenere in successione una serie di «bamboline» quali: «ambizioni personali», «harem», «cooptati», «furbi».
Una domanda, sempre per capire, il contenitore di queste negatività è l’harem o l’atmosfera impregnata di ambizioni personali? Dal testo non lo si capiva, per cui ho optato per harem, che nella penna di un Vescovo è termine raro, quindi da cogliere come un dono.
Non c’è dubbio che nel contesto, ovviamente riferito alla politica, il termine «cooptati» debba intendersi come negatività.
Monsignor Galantino non poteva certo riferirsi a quelli eletti con il voto popolare con preferenze (forse gli sarà sfuggito, ma fra i suoi bersagli preferiti proprio Salvini è il solo «non cooptato») ma allora il suo obiettivo era forse il Governo? In effetti, nel Governo sono tutti cooptati, in primis il Premier, così i ministri, parlamentari sì ma «nominati» dalla Segreteria PD. Condivisibile quindi la reazione freddissima di Renzi alle sue parole.
Curioso però che nessuno faccia notare come nella Chiesa a loro volta tutti siano cooptati, salvo uno, il Papa, nominato dai cardinali con votazione segreta, ma singolarmente ispirati dallo Spirito Santo. Anche il termine «harem», che presuppone però un Sultano (chi sarà?), è imbarazzante.
Vogliamo forse definire «harem» il Parlamento? Il Governo? I Partiti? E allora perché no la Curia o la Cei?
La condivisione generale, stile Onu, la troviamo invece sull’epiteto «furbi», nell’ipotesi ovvia che sia inteso «urbi et orbi». «Furbi» lo siamo tutti, in giacca/cravatta, in maglioncino, in felpa, in tuta, in tonaca, e lo siamo o perché lo facciamo, o perché lo millantiamo.
E qui, per spirito cristiano, mi taccio.