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 2015  agosto 21 Venerdì calendario

RIFIUTI, COSI’ L’ITALIA PAGA MEZZO MILIONE AL GIORNO

Il documento riservato è arrivato in pieno agosto sulla scrivania del ministro dell’Ambiente. Due copie sono state immediatamente spedite anche al dicastero del Tesoro e a Palazzo Chigi, vista la rilevanza del testo. Venti pagine in cui spiccano – in ’neretto’ – scadenze da rispettare, penali milionarie da pagare a stretto giro, decine di infrazioni commesse da enti locali ed elenchi di innumerevoli discariche abusive che continuano a rimanere attive quasi in ogni angolo dello Stivale. È il dossier che sintetizza la mancata risoluzione dell’emergenza rifiuti nel nostro Paese. Un problema su cui pesano enormemente le bonifiche non effettuate degli impianti irregolari che, in base al Testo unico sull’ambiente del 2006, sarebbero di competenza delle amministrazioni locali. Dopo anni di avvertimenti e procedure d’infrazione avviate in sede comunitaria all’alba del nuovo millennio, adesso il nodo spazzatura è diventato un vero e proprio salasso per le casse dello Stato. Il calcolo attuale dice che siamo già a circa 180 milioni di euro all’anno di penali da pagare all’Europa. Una cifra che corrisponde a mezzo milione al giorno. Senza gli opportuni rimedi e se dovesse diventare esecutivo anche solo un altro dei 17 procedimenti giudiziari pendenti in materia ambientale, il conto rischia di triplicarsi a stretto giro. Ma sfogliando il dossier, risulta subito evidente l’entità della spesa a cui il Paese già sta facendo fronte.
Partiamo dal capitolo discariche. Secondo i censimenti europei sono quasi 200 le raccolte irregolari presenti sul territorio di ben 18 Regioni. In pratica, escluse Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, tutte le altre hanno almeno un sito abusivo. «Per queste violazioni del diritto dell’Unione europea – si legge nel documento –, all’Italia è stato imposto il pagamento di una sanzione forfettaria di circa 40 milioni di euro e una penalità semestrale di altri 42 milioni finché gli impianti non saranno messi a norma». Mentre per ogni discarica bonificata si ’risparmierebbero’ tra gli 800mila e i 400mila all’anno a seconda che smaltisca rifiuti pericolosi o non pericolosi. La sanzione da 40 milioni e la prima rata da 42 sono già state saldate dallo Stato centrale a inizio anno. Tra meno di una settimana – il 27 agosto – scade il termine per staccare il secondo assegno da 39,8 milioni di euro. Si tratta di una somma leggermente inferiore perché, nel frattempo, l’Europa ha riconosciuto un errore di valutazione sulla messa a norma di 14 impianti, facendo scendere così il numero complessivo dei «non conformi» a quota 186. Ma cambia poco o nulla. In quanto, calcolatrice alla mano, solo per le discariche abusive, usciranno dal bilancio pubblico 120 milioni di euro.
Un caso a sé, poi, è quello della Campania. Meno di un mese fa, la Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia perché la Regione in questione non ha applicato la direttiva comu- nitaria sulla gestione del ciclo di rifiuti. La mancata costruzione di una rete adeguata ed integrata di impianti di smaltimento ha portato a una multa di 20 milioni e a una penalità di 120mila euro per ciascun giorno di ritardo nell’attuazione della sentenza del 2010 a partire dal 16 luglio 2015 (cioè l’equivalente di 43,8 milioni di euro all’anno).
Finora, né il ministero né la regione Campania hanno messo mano al portafoglio. E così la pena pecuniaria è lievitata a oltre 25 milioni. Su chi dovrà tirar fuori i soldi per la multa si è acceso un duro scontro. Dalla sede di Palazzo Santa Lucia, a Napoli, fanno sapere che «non c’è alcuna intenzione di pagare per responsabilità estranee all’ente regionale ». Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, dal canto suo, ricorda come la norma in vigore preveda che le sanzioni «riguardanti le regioni vadano pagate dalle stesse». Sempre dal dicastero si sottolinea, inoltre, il supporto costante garantito da tempo a tutte le amministrazioni locali per le operazioni di bonifica e messa in sicurezza. Ma molte Regioni latitano e sembrano essere sorde alle continue sollecitazioni che arrivano da Roma. Tanto che, fonti del governo, minacciano di ricorrere a soluzioni estreme per risolvere le inadempienze degli enti locali, togliendo loro ogni potere.
Anche perché, andando avanti di questo passo, si potrebbero aggiungere nuove multe ancor più salate. Del resto, tra le procedure d’infrazione Ue a carico dell’Italia rientra pure quella sulla depurazione dei mari. Un’analisi di Legambiente ha appena calcolato che c’è un punto inquinato ogni 62 chilometri di costa. E sulla contaminazione delle acque marine l’Italia rischia sanzioni europee per 416 milioni di euro all’anno dal 2016 fino al completamento delle opere per la messa a norma.