Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 21 Venerdì calendario

BOLT: «GATLIN CORRA PURE, SIAMO 6-1 PER ME» – 

Auguri Bolt, oggi sono 29.
«Guai a dire che sono più vecchio, diciamo solo che sono più esperto e maturo. E’ triste doverlo ammettere ma non farò festa. Giuro, nessun party. Domani devo correre le batterie dei 100. Però magari un dolcetto ci scappa».
Pechino nel 2008 la rivelò al mondo.
«Ma non ero quello di oggi. Ero solo un ragazzo che andava pazzo per il pollo fritto e andava veloce. La gente mi amava e lo fa ancora. Non si sono stancati di me. E io sto bene, finalmente. Tutti i pezzi della mia corsa sono di nuovo insieme. E’ frustrante quando stai male vedere che agli altri riesce quello che tu non puoi più fare. Avevo un problema di articolazioni, non ero più io, mi mancavano flessibilità, potenza, nemmeno le gambe mi giravano più».
Se Bolt va bene, tutta l’atletica corre, ascolti compresi.
«Ma siamo pazzi? Io corro per me, non vinco a nome dello sport. Non potete darmi questa responsabilità. L’atletica deve andare avanti? Sicuro che sì. Ma tutti gli atleti devono fare qualcosa, si prendano anche loro lo sport sulle spalle e gli restituiscano credibilità. Volete la mia opinione? Io non sto a vedere quello che fa questo o quello, ho una mia maniera di essere giusto, e soprattutto non è il mio lavoro commentare sentenze e decisioni sul doping».
Ritrovare Gatlin, due volte squalificato, è credibile?
«Nei confronti diretti siamo 6-1 per me. Ho perso con lui solo una volta. Le leggi non le faccio io. E se dicono che lui può correre non ho problemi Che ci guadagno a struggermi nei dubbi? Con lui o senza di lui devo sempre accendermi nei 100. Non sono preoccupato. Forse nei primi 50 metri in testa ci sarà lui. Il mio problema resta quello della partenza».
A Pechino c’è chi dubitò delle sue prestazioni.
«Tutto si è capovolto. Allora quello non pulito sembravo io, ora io sono il Santo e lui il Diavolo. Io fino a qui ci sono arrivato senza mai essere smentito. Ok, non posso dire di essere quello di sette anni fa. Lavoro duro in palestra e fuori, ma faccio più fatica a recuperare. Forse amministro meglio le energie nervose, ma mi sacrifico, eccome».
Il suo ciclo può chiudersi a Pechino?
«Mi hanno per morto altre volte. E sono sempre resuscitato. Dubitano, dubitate. E’ che ormai fanno notizia solo le mie sconfitte, che vengono date con un certo sadismo. Non i miei successi, che sembrano scontati, anche quando non lo sono. Nulla arriva per caso, ma sempre perché dietro c’è allenamento e dedizione».
Forever faster, è il suo motto.
«Non voglio parlare di tempi. Sto bene e sono pronto. Ah, ora sono superstizioso. Nel 2008 non lo ero. Ora ai mondiali ho capelli più lunghi e barba, ho visto che questo è il look portafortuna. Ai Giochi di Rio invece sarò pelato».
Non è una grande notizia tecnica.
«Per quella chiedete al mio coach Mills. Io mi dico: don’t worry, corri. Non mi nascondo. The man is ready to go».
Proprio nessuna concessione ai fritti?
«Macchè. Filo dritto, nessun peccato. Cucina internazionale, sana. Invecchio anche in questo. Anzi maturo».