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 2015  agosto 20 Giovedì calendario

FERMO RENZI E POI SMETTO

[Roberto Calderoli] –
Si ricorda la prima intervista, senatore Roberto Calderoli? 1991, per Epoca, me la fece lei. L’anno dopo, 23 anni fa, venne eletto deputato e non ha più smesso: deputato, senatore, senatore, deputato, deputato, ministro. Oltre due decenni di stipendi riscossi nella Capitale corrotta non sembrano poi male, per uno cresciuto gridando «Roma ladrona». Facile ironia. Ma quanto rimpianto per quel periodo eroico. Eravamo ragazzi, quasi coi pantaloncini e con la nostra sfrontatezza, e le idee pazze, però eravamo veri.
Oggi non più?
Lo siamo ancora, solo...
Solo...
Resi più cinici dalla durezza della politica, l’autodifesa del sistema è bestiale. Tra un attimo ci arriviamo. Ma gli ideali del nonno Guido, dentista-fondatore? Del suo avo di Bergamo che faceva su e giù dalla val Brembana già dagli anni ’50, col trapano a pedali e quei volantini lungimiranti: «Bergamo nazione, tutto il resto è meridione»? Vivono nel mio cuore come allora.
Si rivolterà nella tomba, nonno Guido: secessione, niente. Padroni a casa vostra, niente. Via le tasse romane, niente. Federalismo fiscale, niente. Bergamo nazione, nemmeno a pensarci. La Padania, quella c’è ancora: a condizione che la votino in Calabria...
È l’autodifesa del sistema, appunto. Ogni giorno verifichi quanto sia drammatico. Provi a fare e ti bloccano. A decidere, e non puoi. Il federalismo fiscale riuscii perfino a imbastirlo: la legge madre, più quindici decreti attuativi, varati tra il 2008 e il 2010. E avrebbe funzionato. Bene: arrivò il governo Monti e sospese tutto.
Infame realtà.
E devi prenderne atto anche quando governi. In questo contesto, l’avventura è dietro l’angolo, non riesci mai a cambiare niente, la delusione ti sommerge. Per i tempi e nei modi. Non è passato un anno da quando si lasciò andare: «Ho subito sei interventi chirurgici in due anni e sono stato due volte in rianimazione. Ma ho capito una cosa: quanto vale la vita, cos’è la vita e quanta ne sprechiamo. Perché non esiste nulla di più stupido dello spreco del tempo». Ripeto tali e quali le stesse parole a lei, adesso. Ecco. E così, per risparmiare tempo, il senatore Calderoli ha appena presentato 500 mila emendamenti alla legge di riforma del Senato, dicasi 500 mila, salvo aggiungere di averne pronti, buon peso, altri sei milioni. In 40 anni, magari, si potrebbe perfino sperare di smaltirne una prima tranche.
Ma dietro quei numeri c’è un lavoro appassionato, la politica continua a piacermi. Sta dicendo che la politica è fatta di mostruose perdite di tempo?
Sto dicendo che cercare il buon senso nella politica è un’imperdonabile perdita di tempo. E che è impossibile praticarla senza trovate, senza raggiri, senza usare strumenti che appaiono abnormi. Che senza la forza, cioè, ma dica pure il ricatto, non si combina niente. Sei milioni di emendamenti sono un ricatto? Lo sono. La proposta di Renzi è sbagliata, buon senso vorrebbe che ascoltasse i suggerimenti di modifica. Lui non li ascolta, lui respinge il buon senso? E io mi preparo alla guerra con 6 milioni di emendamenti. Ne servissero 12, ne farei 12.
Ricorda quel suo cugino che in famiglia, dove eravate tutti dentisti, padri, figli, zii e cognati, definiste «una testa calda» perché a Milano si fece contagiare dal clima rivoluzionario del ’68 e cercò di staccarsi dalla rigida tradizione odontoiatrica scegliendo la libertà?
Come no: voleva fare otorinolaringoiatria. A tre centimetri dai molari. O a mille miglia dalle aspettative famigliari, questo dipende.
E com’è finita?
È rientrato, fa il dentista.
Non ha superato le sue Colonne d’Ercole? No. L’avete scampata bella. Contento lui e contenti noi.
Vale ancora quel detto della Bergamasca: «Se el to dent el g’ha ‘l tareul, te g’ha de ‘ndà dal Caldereul?», cioè se il tuo dente ha la carie, devi andare dal Calderoli?
Oggi come allora, sì.
Cito da una sua intervista a Carlo Tecce sul Fatto quotidiano: «Volevo fare qualcosa per la gente, forse ci riuscirò più da ristoratore che da uomo di partito. Tra un po’ smetto: finisco con le riforme, che questa legislatura sia corta
o lunga, o nella prossima. E aprirò un ristorante in Piemonte: Langhe, tartufi, carni, vini, prezzi modici». Esatto.
Esatto un accidente. Tra questa legislatura o la prossima ballano sette anni, intanto. Le riforme non le mollo. Ma prima è, meglio è. Quindi, diciamo che conferma. Certo. Almeno il ristorante, però, lo apra senza raccontare balle. Quali balle? «Tartufi a prezzi modici»: non ci crede nemmeno sua sorella. Si vede che non è mai stato a Narzole. Senatore, a meno di 3-400 euro l’etto i tartufi non li trova. Ad Alba. A Narzole (sempre in provincia di Cuneo, ndr) li trovo a 80. Non ci credo. E non ci creda. Lo aprirebbe da solo? Con Marco Cremonesi del Corriere della sera e Rodolfo Sala di Repubblica. Scherza?
Proprio no.
Già capirei con fatica Cremonesi, anche se il Corriere è il Corriere, cioè dopo tutto una grande mucca. Ma un giornalista di Repubblica, il tempio laico della Nazione, non si mette in affari con un fascio-leghista, razzista, demagogo e populista. No, questa non me la bevo. Gli piace cucinare. E che vuol dire? Resta un conflitto d’interesse morale grande come una casa. Un tradimento di Gaetano Salvemini, a dir poco, uno scandalo mai visto dai tempi del Watergate. Oh, lui m’ha detto che ci sta. Ha osato dire, proprio lei: «La civiltà gay ha trasformato la Padania in un ricettacolo di culattoni. Qua rischiamo di diventare un popolo di ricchioni». E il compagno Sala si metterebbe a preparare la bagna càuda con un omofobo di tale stampo? Ho già dichiarato che mi rammarico per quelle parole. Ognuno deve essere libero, può amare chi vuole e dare affetto a chi vuole. L’ha detto al segretario Matteo Salvini? Fate Salvini più grezzo di quanto sia. Lei crede? Io so. Ha detto anche: «Ho detto e fatto tante cose sbagliate. Era un modo per finire sui giornali o in televisione». Poi: «Le ultime campagne elettorali sono state vergognose, e ci metto dentro tutti,
inclusa la Lega». Ne ha poi discusso con Salvini? Non ce n’è bisogno. Da quel che twitta e dagli slogan che lancia si potrebbe pensare il contrario. La gente capisce le cose semplici. E l’articolazione del pensiero lui la riserva alle riunioni, non la trovi nel messaggio. Le slide di Renzi sono di una semplicità disarmante. E allora?
E allora comunicare che bisogna sparare sui barconi dei migranti suona un tantino diverso. L’invasione africana non è ineludibile. Malta e la Spagna hanno dimostrato che fermarla si deve e si può. Nessuna critica a Salvini? Siamo cresciuti insieme, nella stessa casa. Nostalgia per Umberto Bossi? Certo che sì, ma che vuol dire? Quando cercai di promuovere Matteo capogruppo al Parlamento europeo, Bossi si oppose. E sbagliò. Come va la sua salute adesso? Dieci farmaci al giorno e due sedute di chemio a settimana, il giovedì e il venerdì. Ma esami ottimi. Prima le ampolle e i voti solo sopra il Po. Poi anche sotto il Po. Poi anche a Roma. Poi sotto Roma. Ora anche in Sicilia. Tra un po’ in Tunisia. Scendi oggi, scendi domani, sotto il Sudafrica basta, però, ci trovi solo i pinguini. Mica c’hanno i barconi, quelli.