Giorgio Cappozzo, Linus agosto 2015, 20 agosto 2015
LA COMMEDIA DEI VENTIDUE MIGRANTI
Galleria di tipi migratori, non da commiserare né da benedire. Solo da leggere (li indichiamo al maschile ma valgono anche al femminile, ok?).
1. Lo schizzinoso. Per lui viaggiare sul barcone è una sofferenza innanzitutto d’ordine igienico. Appena a bordo ha vampate di calore e senso di morte. Viaggia con un paio di scarpe da ginnastica, un asciugamano e un flacone di Amuchina.
2. L’aggressivo-passivo. Si apposta ai semafori con l’occorrente per pulire i vetri. Ma resta impalato ai bordi della strada, braccia conserte e sguardo torvo. A chi gli chiede cos’è che non vada, risponde: «Tanto io sono quello che vi ruba il lavoro, no?».
3. Il nichilista. Vende accendini senza entusiasmo. Si proclama profugo o semplice immigrato, «fate voi».
4. Il poeta. Parla in rima («Cocco bello/mio nome Marcello»), ha la fama dell’invasato. Vende parei e perde molto tempo perché fingendosi cieco, in onore a Omero, non vede con chi sta contrattando, tipo un pattino.
5. L’infiltrato. Fin dalla partenza dalle coste della Libia è guardato con circospezione dagli altri migranti. C’è qualcosa che non torna. Sebbene faccia di tutto per essere cordiale e utile agli altri, gli sforzi non compensano il fatto di essere bianco come la cera, capelli rossi e occhi azzurri.
6. Il megalomane. Dopo aver fallito come lavavetri (si presentava agli automobilisti con un idrante), si è realizzato nel campo della vendita floreale. Ammalia le coppie sedute ai tavoli dei ristoranti con grandi sorrisi e versi poetici tradizionali, rifila batterie di 24 rose rosse e sul finale si limona la tua fidanzata non senza prima aver pagato il conto.
7. Il razzista. Odia i negri. Li considera esseri inferiori. Spesso, soprattutto se alticcio, si lascia andare a «soluzioni finali» e altre aberrazioni. Procede per battute sul ritmo nel sangue e il pisello grosso. A chi, tra i suoi amici migranti, gli fa notare che viene dal Senegal, lui risponde stizzito «Poi il superficiale sarei io, ve’?».
8. Il pigro. È quello che manda i soldi alla famiglia sempre in ritardo, costringendo i parenti a enormi sacrifici. Da lavavetri, ai semafori, liquida gli automobilisti con frasi del tipo «Ho visto vetri più sporchi, non ne farei un dramma».
9. Il romantico. Tra le centinaia di profughi, è il solo ad attraversare il Mediterraneo mirando il cielo. Con la testa all’insù si esalta per ogni stella cadente. Batte le mani, intona canti felici e chiede ai compagni quale desiderio esprimere. Di solito dopo tre comete gli menano tantissimo e in gruppo.
10. Il complottista. Vede sempre una trama oscura. Appena arrivato in Italia passa la prima settimana, giorno e notte, con gli occhi strabuzzati a girare e rigirare la mappa di un Paese sinistramente a forma di stivale.
11. Il tedesco. Nato in Bangladesh, ma convinto di essere l’ultimo discendente della casata degli Hohenzollern, dirige lo spaccio di frutta e verdura con piglio marziale. Non sopporta il pressappochismo di alcuni suoi connazionali e teme il dilagare della corruzione. Si è autoespulso dall’Italia per un vizio di forma nella compilazione del modulo A-1433.
12. L’animalista. Vende borse di pelle finta proprio perché di pelle finta.
13. L’italiano. Partito dalla Libia, dov’era andato per una vacanza mal organizzata, si imbarca su un barcone per errore di calcolo. L’italiano oppure Il tonto.
14. Il nuotatore. Nuota benissimo. Spesso è quello che a metà traversata sente nostalgia di casa, si tuffa in acqua e nuota verso il punto di partenza. Il ministero lo conteggia tra i morti. Ma lui invece è vivo e felice.
15. L’invasato. Convinto di essere un personaggio, da lavavetri dribbla le auto al semaforo sorridendo e salutando tutti tipo il Papa, stringe le mani ai guidatori e prende i bimbi dai finestrini per baciarli e fa il segno della vittoria, che un po’ è vero, però.
16. L’innovatore. Creativo e inquieto, invece del barcone è arrivato sulle coste italiane usando WeTransfer™. Gestisce un call center ma in realtà lavora a una app per smartphone rivoluzionaria: geolocalizza La Mecca, ma la geolocalizza sbagliata, obbligando i fedeli a pregare verso chissaddove. Non è stronzo, è cattolico.
17. La matrioska. Nessuno ha mai visto il suo volto. Indossa sempre il burqa. Ogni tanto, quando è in compagnia, se lo sfila via, ma sotto ne ha un altro. Si sfila anche quello ma sotto ne ha un altro ancora. E così via per molte altre volte fino a quando non scatta automatico l’applauso e lei si riveste. Sembra che sotto sotto sorrida.
18. Il trasformista. Per paura di essere beccato dalla polizia ha messo a punto una serie di trasformazioni incredibili. È approdato a Lampedusa travestito da gattino. Adottato da una famiglia di Milano per mesi ha finto di essere il Fontana in salotto. L’inverno l’ha passato facendo il varesotto esagitato vestito di sole felpe e inneggiando a ruspe e dintorni.
19. L’ostinato. Rispedito in patria più volte, non si arrende mai. Si imbarca a ogni inizio primavera, arricchendo scafisti e mafie locali. La sua è una battaglia di principio, che conduce con tenacia. Viene sempre fermato per lo stesso motivo: cammina per i porti urlando a squarciagola «Stavolta vi ho inculato alla grande!».
20. Il cinefilo. Vive la sua migrazione come se fosse dentro un film. Parla solo per battute, citando personaggi e scene. Simpatico e alla mano, ogni città che attraversa la lega a una pellicola di cui conosce ogni singolo fotogramma. Dopo Napoli è migrato dritto fino a Bologna saltando volutamente Roma per polemica contro Sorrentino e «certo neorealismo infingardo».
21. Quello dell’Isis. È il più celebre, attualmente, tra tutti i migranti. Ha studiato in grandi università, tornato in patria, ha contribuito a erigere il Nuovo califfato, a formare i bambini al tagliagolismo e ad aprire account Twitter. Viaggia sotto copertura, però ogni tanto non resiste e se ne esce con «Io sono quello dell’Isis», ma nessuno gli crede ovviamente.
22. Il gay. Sono tanti, tantissimi i migranti gay. Lo dice la nostra ricerca. Per motivi culturali e religiosi spesso non si manifestano. Fingono di aver lasciato mogli in patria e fischiano dietro le ragazze, come i loro amici etero. Hanno l’aria triste. Di chi vede l’amore precluso. È una storia tristissima che fa piangere, quella dei migranti gay.