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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

YVONNE SCIO’: «LA MIA AMICA GENIALE»

Arriva dal mare della Toscana, il vento le ha scompigliato i capelli, la figlia ha riempito il Suv insabbiato di scritte «Mamma, io ti amo», il sole le ha fatto uscire ovunque le lentiggini. Si scusa per non essersi presentata all’appuntamento ordinata e bella come avrebbe voluto. «Francamente, mi è mancato il tempo: per rendermi presentabile, per sistemarmi». Ma Yvonne Sciò – 46 anni, e ben lontana dal dimostrarli – non ha niente di cui scusarsi.
Seduta al tavolino di un bar, sembra ancora non crederci: il suo primo documentario, Roxanne Lowit Magic Moments, sulla grande fotografa, è pronto e sarà proiettato a Venezia il 5 settembre. Lo stesso giorno la Lowit sarà protagonista di una mostra presentata da Vanity Fair e Istituto Luce Cinecittà, con le sue foto realizzate per il nostro giornale e altri scatti storici.
Nella vita di Yvonne ci sono storie che lei chiama «sepolte», e poi invece sono le prime di cui parliamo. Il produttore Stefano Dammicco, quel «marito sbagliato, sposato di corsa in quattro mesi, per l’orologio biologico, per voglia di costruire». La sua Isabella Beatrice, sette anni, «cresciuta da sola». Quello spot della Sip (lo ricordate? Mi ami, ma quanto mi ami?) che «per registrarlo ho dovuto mentire alle suore da cui vivevo, dicendo loro che avevo la febbre». L’aggressione di Naomi Campbell: «Scattò dal niente, non riuscii a difendermi». Infine, l’assenza dalla Tv dopo Non è la Rai, «che non vuol dire essere stata con le mani in pasta».

E che cosa vuol dire?
«Avere lavorato altrove: in Spagna, negli Stati Uniti. Qui, quando mi riconoscono per strada, spesso assumono l’espressione di chi ha visto un morto risorto: “Com’è che non ti si vede mai in televisione? Eppure sei tanto caruccia”».
Lei che cosa risponde?
«Che appartengo al partito del fare da quando, neanche maggiorenne, sono andata via di casa: mia madre pittrice e mio padre, proprietario di hotel di lusso, hanno avuto una separazione tormentata. E poi io non ho più l’età per aspettare. Figurarsi per aspettare in eterno l’esito di un provino, come succede in Italia».
Da quando sente di non averla più?
«L’ho capito a New York, che nella vita bisogna darsi una mossa. Erano le selezioni per una campagna di moda. Sfilavo, un tizio chiese secco, urlando: “Anni?”. Sedici. “Avanti la prossima”».
A lei, invece, è mai capitato di rifiutare?
«Chabrol, a Roma. Indossavo i pantaloni a zampa di elefante di mia madre, mi stavano grandi, e li avevo stretti con una cintura. Mi fece camminare avanti e indietro, avanti e indietro. “Ma che sublime”. Tutto sembrava essere andato per il verso giusto. E infatti ricevetti il copione. Lo aprii: era una parte porno».
Partecipare a Non è la Rai ha aiutato o «marchiato» la sua carriera?
«Fa dimenticare che ci sono stati anche i fratelli Taviani, Pupi Avati, Mario Monicelli, Carlo Verdone. Grazie a quel programma, però, quando scrivo le mail almeno mi rispondono».
Molti guardano a quel passaggio come a un presagio di berlusconismo. Lei come lo ricorda?
«A dire il vero, solo una volta mi toccò uno “spogliarello”, se così può definirsi: mi sono calata giù la vodka, per scacciare quel senso di colpa cattolico che mi portavo dal convento. Mi divertii anche molto, però lasciai quasi subito: volevo fare cinema».
È successo anche stavolta, se è vero che per il suo documentario ha rinunciato a Notti sul ghiaccio, prima serata di 
Rai­uno.
«Sì. Non avendo mai messo un paio di pattini, mi ero allenata 4 ore al giorno per poter partecipare, con i lividi anche nei capelli e i dolori ovunque: ero pronta. La convocazione arrivò però alla vigilia del volo transoceanico che avevo prenotato per andare a girare il film. E scelsi di partire».
Si è autoprodotta.
«A un budget più ricco ho preferito l’indipendenza».
Perché ha scelto proprio Roxanne Lowit?
«Tutti conoscono le sue foto delle celebrity, da Kate Moss a Johnny Depp, a Madonna – e le tante realizzate per voi di Vanity Fair – ma nessuno conosce lei. Mi scattò un servizio sulla Dolce vita, 22 anni fa. Da allora, siamo rimaste vicine. È stata la mia testimone di nozze, c’era al primo compleanno di mia figlia, a dare colore alla mia solitudine con cup-cake in giardino, è la mia amica geniale e insieme come una seconda madre, la spalla su cui ho pianto i miei momenti più complicati».
Quando ha deciso d’imbarcarsi in questa avventura?
«Dopo una telefonata in cui aveva una voce diversa dal solito. Mi è presa la gran paura che quella donna che avevo creduto essere senza tempo in verità non lo fosse. Roxanne è elegante anche quando è odiosa, con addosso la gioia di vivere e negli occhi il backstage di un mondo che sta svanendo. Va a ballare la black dance con i gangster, si mischia ai travestiti di New York, s’infila nei club di notte e fa le 5 di mattina bevendo acqua Panna».
Nelle interviste del film manca quella a Naomi Campbell. Strascichi di quella rissa che subì all’Hotel Eden 10 anni fa?
«L’ho incrociata a Parigi e sono stata tentata di avvicinarmi e chiederle un contributo. Poi ho ricordato la causa che le feci – e che vinsi – perché si rifiutò di chiedermi scusa pubblicamente. E ho avuto paura mi lanciasse dal balcone».
Dicono che la scintilla si accese perché indossavate un vestito uguale.
«Balle. Ora posso raccontarlo: le stavo facendo un discorso sul senso di fare figli, di mettere su una famiglia, e lei si è trasformata in una belva».
A proposito: Roxanne Lowit Magic Moments è dedicato a sua figlia.
«Sì. Mi ha messo la forza nelle braccia quando il peso di crescerla sola aumentava e io quella forza proprio non sapevo dove andarla a trovare. Il fatto è che ci siamo lasciati subito, con mio marito, e lui poi per noi non c’è mai stato. Adesso stiamo per divorziare».
Desidera risposarsi? Dicono che da un po’ sia felice a fianco del suo fidanzato iraniano, Hormoz Vasfi.
«Per ora niente altari. Con Hormoz l’amore cresce, il rispetto anche. Mi spinge, e insieme mi dà la pace. Ha un bambino, e con la mia siamo ormai una famiglia allargata. Insomma, ho imparato la lezione. Anche quella del Dalai Lama».
Quale delle molte?
«Se ti circondi di positività, allora escono cose belle, se t’impantani nella negatività, non accade che il brutto».
E adesso, come si sente?
«Finalmente protetta. So che, se cado, lui mi prende, se Isabella Beatrice fa una recita, lui è in platea. Perché un padre non è sempre chi ti mette al mondo, ma sempre è chi ti ama».