Corinna de Cesare, Corriere della Sera 20/8/2015, 20 agosto 2015
ADDIO AI VECCHI ELENCHI TELEFONICI
Abbandonati per le strade, mandati al macero. Lasciati, nel migliore dei casi, a prender polvere sulle mensole delle librerie come oggetti vintage . Qualcuno li ha messi all’asta su eBay, qualcun altro, su youtube, si è inventato il modo per trasformarli in palline di Natale «fai da te», ottenendo anche un discreto seguito (oltre 20 mila visualizzazioni). Eppure ben 21 milioni di italiani, nell’era di internet, smartphone e banda ultralarga, continuano a ricevere a casa gli elenchi telefonici.
Un servizio che non è affatto gratuito perché la cifra sborsata da ciascun utente, decurtata direttamente in bolletta, varia a seconda degli operatori e può arrivare fino a 2,54 euro l’anno. Spiccioli, si dirà, ma che moltiplicati per 21 milioni di italiani possono arrivare alla ragguardevole cifra di 50 milioni di euro. Tanto più che ora, dopo vent’anni, anche Telecom (che da sola spedisce circa 10 milioni di copie l’anno) ha deciso di passare il servizio, dal 1 ottobre, da 1,17 a 2,50 euro l’anno con un rincaro che supera il 100%. Con l’obiettivo, dichiarato, di disincentivare quella che ormai sta diventando un’abitudine rétro pagata a caro prezzo. Non solo dagli utenti in termini di bolletta, ma anche per lo spreco di carta, come dimostrano le colonne di elenchi ammassate sotto i citofoni agli angoli delle città.
In passato la spedizione delle rubriche rientrava nei servizi universali di «pubblica utilità» come le comunicazioni postali, la fornitura di energia elettrica e così via. Poi, alla buon’ora, un decreto legislativo del 2012 ha escluso la spedizione dagli obblighi di fornitura da garantire alla collettività. Eppure gli elenchi continuano ancora oggi ad arrivare, puntuali, anche nelle case di quegli italiani che non li consultano più. Come mai? Un motivo c’è: per essere esclusi dal servizio bisogna fare esplicita richiesta di disattivazione. Con procedure che da tempo, garantiscono alcune fonti, sono finite sotto la lente di ingrandimento dell’Agcom per scarsa trasparenza.
Cinque mesi fa l’Antitrust è arrivata a coinvolgere in tre procedimenti Vodafone, Wind e Telecom proprio per «l’omissione informativa sulla possibilità di rinunciare alla fornitura degli elenchi e quindi all’addebito in bolletta dell’importo relativo». Wind è stata sanzionata con una multa da 195 mila euro «per la pratica commerciale relativa ai vecchi abbonati e poi ai nuovi, per i quali l’operatore non prevede l’acquisizione del consenso espresso al pagamento di un costo supplementare per il servizio di distribuzione degli elenchi».
Telecom ora aumenta il costo del servizio ma promette il rimborso totale a chi rinuncia alla consegna dell’elenco telefonico entro il mese di settembre. Compresi gli utenti, da Bari a Cagliari, da Milano a Firenze, che lo hanno già ricevuto a partire dagli inizi dell’anno pagando la vecchia tariffa. E per ogni disdetta del servizio (o bolletta cartacea sostituita con quella elettronica) promette la piantumazione di un albero.
Corinna De Cesare