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 2015  agosto 20 Giovedì calendario

UN BAIL-IN CHE RISPARMIA I CORRENTISTI – 

Chi pagherà il conto della ricapitalizzazione da 25 miliardi di euro delle banche greche? «I contribuenti della zona euro saranno protetti dalle perdite sugli aiuti alle banche greche grazie alle nuove regole di ripartizione degli oneri della Ue», ha rassicurato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, preoccupato di non far passare il messaggio del salvataggio bancario greco a carico dei contribuenti.
«Nel salvataggio greco verrà applicato il principio del bail-in in modo che saranno in prima linea per risolvere i problemi del settore bancario gli azionisti e gli obbligazionisti delle banche, non i contribuenti», ha spiegato Dombrovskis in un’intervista.
Il terzo programma triennale per la Grecia potrebbe ridursi se Atene riconquistasse l’accesso ai mercati dei capitali e se il Fondo monetario internazionale contribuisse al salvataggio, ha aggiunto la portavoce della Commissione europea, Annika Breidthardt.
Le autorità stanno cercando di completare l’analisi del sistema finanziario e una ricapitalizzazione entro la fine dell’anno, secondo una dichiarazione rilasciata dai ministri delle finanze della zona euro del 14 agosto.
Nella ricapitalizzazione delle banche greche, la Ue potrebbe applicare parte delle nuove regole di salvataggio che determinano però perdite per gli investitori. Secondo i termini del salvataggio greco, gli obbligazionisti senior sarebbero colpiti dalle perdite. I depositanti non assicurati sarebbero invece protetti fino a quando la direttiva Ue sulla risoluzione bancaria entrerà in vigore, il 1° gennaio 2016.
I bond della Banca nazionale di Grecia, la maggiore per capitalizzazione di mercato, sono precipitati dopo che i ministri delle Finanze hanno deciso che gli obbligazionisti senior potrebbero subire perdite. I 750 milioni di euro di bond in scadenza nel 2019 della banca sono crollati a 44,6 centesimi di euro dai 65,9 centesimi del 14 agosto, secondo i dati compilati da Bloomberg. Un brutto colpo.
I creditori hanno messo sul piatto 10 miliardi di euro subito per ricapitalizzare le banche greche e altri 15 miliardi dopo il 15 novembre. La troika ha puntato sull’iniezione diretta di capitali freschi in azioni utilizzando il fondo salva-Stati Esm, esperimento mai fatto prima in Europa. I fondi saranno conservati presso l’Esm ed erogati a seguito di una richiesta da parte del braccio sulla supervisione bancaria della Bce, una valutazione della divisione sulla concorrenza della Commissione Ue e l’approvazione da parte del consiglio di amministrazione dell’Esm guidato da Klaus Regling.
La novità è che le banche verranno ricapitalizzate attraverso azioni, quote che saranno poi trasferite al fondo di privatizzazione che la Grecia sta creando nel quadro del nuovo piano di salvataggio. Questo fondo non avrà bisogno di liquidare i beni greci subito, e potrà tenere le quote bancarie fino a quando le quotazioni di mercato miglioreranno.
Ovviamente tutti coloro che desiderano risolvere la crisi greca sostengono la scelta della ricapitalizzazione diretta via Esm, che risparmia la quota dei depositi non garantiti e dà un segnale forte da parte dei creditori di voler tenere la Grecia nell’Eurozona.
Fortunatamente si è deciso di far entrare l’Esm in partita con l’equity nel capitale azionario degli istituti, attuando però un’opera di pulizia preventiva, cioè facendo partecipare alle perdite (fino all’8% delle passività) azionisti e obbligazionisti senior ma non i depositanti non garantiti.
Fonti del settore creditizio ritengono che dei poco più di 120 miliardi di euro attualmente nei depositi delle banche greche, circa 100 miliardi di euro sono coperti dalla garanzia dei 100mila euro per conto. I restanti 20 miliardi di euro non sono coperti da garanzia ma si tratta soprattutto di depositi di società che sono assolutamente necessari per la loro attività in quanto sono utilizzati per stipendi e fornitori. Un bail-in anche sui depositi non garantiti (oltre i 100mila euro) sarebbe stata un’idea disastrosa per l’economia greca che avrebbe distrutto la fiducia e molte aziende locali già provate dalla recessione.
Una battaglia vinta per la sopravvivenza della Grecia e del suo sistema imprenditoriale. Poiché un haircut dei depositi non garantiti avrebbe colpito non i conti correnti e gli investimenti degli oligarchi russi, come avvenne nel 2013 a Cipro, ma la parte economicamente più dinamica dell’economia greca, cioè le piccole e medie aziende.