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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DECAPITATO L’ARCHEOLOGO DI PALMIRA


CORRIERE.IT
Gli hanno tagliato la testa nella città a cui aveva dedicato tutta la sua vita. Khaled Asaad, 82enne studioso di antichità e capo del sito archeologico di Palmira per oltre mezzo secolo, è stato decapitato martedì dai miliziani dello Stato Islamico. Lo ha reso noto il direttore dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, informato dalla famiglia di Asaad.
Gli hanno tagliato la testa nella città a cui aveva dedicato tutta la sua vita. Khaled Asaad, 82enne studioso di antichità e capo del sito archeologico di Palmira per oltre mezzo secolo, è stato decapitato martedì dai miliziani dello Stato Islamico. Lo ha reso noto il direttore dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, informato dalla famiglia di Asaad.

Siria, Palmira conquistata da Isis
Siria, Palmira conquistata da Isis
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Franceschini: «La comunità internazionale risponda»

«Questo orribile atto non può rimanere senza risposta». Lo dice il ministro della cultura Franceschini. «La decapitazione di Khaled Asaad a Palmira - sottolinea il ministro - è un gesto che provoca orrore. La violenza barbarica nei confronti di un uomo che ha dedicato la propria vita al patrimonio culturale del proprio paese è la negazione stessa della civiltà. Questo orribile atto non può rimanere senza risposta. La Dichiarazione di Milano sottoscritta a Expo da quasi 90 Stati è un primo passo, ora serve un maggiore impegno della comunità internazionale per difendere la cultura e i suoi uomini nelle aree di crisi».

LASTAMPA.IT
Uno studioso di fama internazionale di 81 anni decapitato sulla pubblica piazza, davanti al museo che per decenni ha diretto, e il suo cadavere appeso ad una colonna romana. È uno scempio deliberato della cultura e della civiltà quello perpetrato dai miliziani dell’Isis a Palmira, in Siria, dove ieri hanno ucciso così Khaled al Asaad, per 40 anni responsabile di uno dei siti archeologici più suggestivi al mondo.
A dare notizia della tragedia compiutasi sullo sfondo delle rovine e dei colonnati romani, è stato Maamun Abdulkarim, direttore del Dipartimento nazionale dei musei e delle antichità, con il quale Al Asaad aveva continuato a collaborare come esperto anche dopo il pensionamento, nel 2003. «Lo avevamo scongiurato, io e altri colleghi e amici, di andarsene da Palmira per mettersi al riparo, ma lui non ci ha voluti ascoltare», ha detto.
STORIA - Le “Sun Girls” yazide: “Violentate dall’Isis, li uccideremo” (di F. Semprini)
Al Asaad aveva infatti deciso di rimanere a vivere vicino alle antiche rovine di questa città anche dopo che lo Stato islamico l’aveva occupata, nel maggio scorso, facendo temere che anch’essa, come diversi siti in Iraq, sarebbe diventata vittima della furia distruttrice dei jihadisti, che considerano statue e monumenti funerari come oggetti di “idolatria”. Prima dell’ingresso in città degli uomini del Califfato, l’ex direttore aveva collaborato all’evacuazione dei reperti conservati nel museo.
Proprio questo intervento potrebbe essere stato all’origine dell’arresto, circa un mese fa, di Al Asaad, e poi della sua uccisione. Abdulkarim, e con lui un ex dirigente del Dipartimento nazionale, Amr al Azm, si dicono infatti convinti che dall’ex direttore i jihadisti volessero estorcere informazioni su presunti nascondigli segreti dei reperti nel territorio sotto il loro controllo. Magari non per distruggerli, ma per rivenderli sul mercato nero internazionale, come sono accusati da più parti di fare. L’Isis ha affermato invece di averlo ucciso perché aveva collaborato con il governo di Damasco rappresentandolo in conferenze all’estero.
«La violenza barbarica nei confronti di un uomo che ha dedicato la vita al patrimonio culturale del proprio Paese è la negazione stessa della civiltà», ha affermato il ministro della Cultura Dario Franceschini, aggiungendo che «questo orribile atto non può rimanere senza risposta». «I responsabili di tutti questi atti dovranno renderne conto davanti alla giustizia», ha detto da parte sua il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius.
Nel giugno scorso si era diffusa la notizia che i jihadisti avevano minato le rovine di Palmira, facendo temere che potessero distruggerle, come già fatto in siti archeologici in Iraq, in particolare a Hatra, Nimrud e nel museo di Mosul. Abdelkarim aveva anche detto che l’Isis aveva distrutto una statua del I secolo avanti Cristo raffigurante la dea preislamica Al Lat sotto forma di leone.
Lo Stato islamico ha reso noto da parte sua di avere distrutto alcuni busti romani provenienti da Palmira trovati in possesso di un contrabbandiere nella provincia di Aleppo. Ma l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) aveva affermato che si trattava di «falsi», sospettando che si trattasse di una messinscena proprio per coprire un traffico illegale condotto dagli stessi jihadist

REPUBBLICA.IT
DAMASCO - Era riuscito a nascondere centinaia di statue in un luogo sicuro prima che gli estremisti dello Stato islamico arrivassero a conquistare la ’sposa del deserto’, l’antica città romana di Palmira, in Siria, che è patrimonio Unesco dell’umanità. Ma loro, gli uomini del Califfato, l’hanno preso e imprigionato. Tenuto sotto torchio per quattro settimane affinché rivelasse dove aveva messo al riparo i reperti romani. Poi gli hanno tagliato la testa davanti a un pubblico che ha assistito all’esecuzione. Come ultimo scempio, hanno appeso il suo corpo a una colonna. Ancora orrore, ancora morte in Siria. Militanti dello Stato islamico hanno decapitato l’ex capo della direzione generale delle antichità e dei musei di Palmira, Khaled Asaad, 82 anni, in una piazza della città. La conferma l’ha fornita l’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’archeologo è stato ucciso con un coltello dopo il tramonto davanti a una folla.
Siria, Palmira sotto assedio dell’Is: centinaia di reperti trasferiti
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VIDEORACCONTO La furia dell’Is sull’arte: tutti i tesori distrutti

Poi, dopo essere stato ammazzato, l’uomo è stato appeso a un’antica colonna nella piazza principale di Palmira. A riferire per primo quanto accaduto è stato iI responsabile delle Antichità siriane, Maamou Abdulkarim, il quale ha precisato di essere stato informato dalla famiglia della vittima. Per oltre mezzo secolo Asaad è stato il responsabile delle antichità di Palmira: era stato arrestato da oltre un mese e sottoposto alle interrogazioni dei militanti sunniti radicali, la corrente ultra ortodossa dell’Islam.
Siria, veduta aerea del sito di Palmira prima dell’arrivo dell’Is
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Abdulkarim ha sottolineato che Asaad era conosciuto per il suo lavoro di studioso anche a livello internazionale. Era noto, infatti, per svariati lavori scientifici su Palmira, pubblicati su riviste archeologiche internazionali. Nel corso degli ultimi decenni aveva lavorato con missioni archeologiche statunitensi, francesi, tedesche e svizzere.

Di fatto, una vita interamente dedicata, e infine sacrificata, alla sua Palmira dove peraltro era nato. Per le sue ricerche di studioso e il suo lavoro durato quattro decenni come direttore del sito, Asaad si era guadagnato il soprannome di ’Mr. Palmira’, come lo ha definito oggi Amr al Azm, un ex dirigente del Dipartimento dei musei e della antichità siriane, attualmente docente in una università americana.
Siria: a Palmira l’Is decapita il responsabile del sito archeologico
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Nato nel 1934 a Tadmur - il nome arabo di Palmira, derivato da quello originale aramaico di Tadmor, che significava appunto ’palma’ - Asaad si era laureato nel 1962 all’università di Damasco, per cominciare l’anno dopo a lavorare presso il Dipartimento dei musei e delle antichità come responsabile dei progetti di studio e ricerca. Proprio nel 1963 fu nominato direttore del sito archeologico e del museo di Palmira, carica che avrebbe retto fino al 2003. Tra il 1962 e il 1966, ricorda oggi l’agenzia governativa Sana, Asaad partecipò a una importante campagna di scavi che permise il recupero di una parte della Via Colonnata romana e la scoperta di diverse tombe.

Dopo il pensionamento, ha continuato a lavorare come esperto nel Dipartimento dei musei e delle antichità, oltre che nelle sue collaborazioni con studiosi stranieri. Tra i suoi libri, citati anch’essi dalla Sana, figurano Le sculture di Palmira, I principali scritti tadmurici a Palmira e nel mondo e Zenobia, regina di Palmira e dell’Oriente, dedicato alla sovrana che nel III secolo dopo Cristo sfidò l’impero romano, venendo alla fine sconfitta.

Prima che i miliziani dello Stato islamico si impadronissero di Palmira, nel maggio scorso, Asaad aveva collaborato a evacuare e a mettere in salvo numerosi reperti custoditi nel museo locale. Poi, nonostante i consigli di amici e colleghi che cercavano di convincerlo ad andarsene per non correre rischi, ha scelto di rimanere lì.
Siria, Is assedia Palmira e minaccia distruzione: l’appello dell’Unesco
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"La costante presenza di questi criminali nella città - ha detto Abdulkarim - è una vergogna e un cattivo presagio per ogni colonna e per ogni frammento archeologico lì preservato". Palmira, infatti, rappresenta uno dei principali siti archeologici del Medio Oriente. Si trova nella Siria centrale ed è stata conquistata dall’Is il 21 maggio scorso dopo il ritiro dell’esercito di Bashar al-Assad, ma non si conosce la reale entità dei danni provocati dai miliziani. I jihadisti, infatti, hanno già devastato diversi insediamenti storici nel territorio da loro controllato. L’Unesco ha dichiarato che l’eventuale distruzione della città sarebbe "una perdita enorme per l’umanità".

Su quanto accaduto è intervenuto il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha sottolineato: "Questo orribile atto non può rimanere senza risposta". La Dichiarazione di Expo sottoscritta da 89 Stati "è un primo passo, ora serve maggior impegno della comunità internazionale per difendere la cultura e i suoi uomini nelle aree di crisi. La decapitazione di Asaad a Palmira è un gesto che provoca orrore. La violenza barbarica nei confronti di un uomo che ha dedicato la propria vita al patrimonio culturale del proprio Paese è la negazione stessa della civiltà. Questo orribile atto non può rimanere senza risposta".

E’ da quasi tre mesi che il sito viene usato dall’Is come palcoscenico per efferatezze e violenze. In un video diffuso all’inizio di luglio dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), vengono mostrate immagini scioccanti: venticinque soldati siriani inginocchiati, alle loro spalle altrettanti giovani, alcuni ragazzini di forse 13 o 14 anni, che li uccidono con un colpo alla nuca mentre sulle gradinate dell’anfiteatro si vedono centinaia di uomini in abiti civili che assistono.

Intanto, oggi in un’intervista alla televisione panaraba Al Jazira, lo stesso Amr al Azm ha affermato che diversi archeologi sono stati fatti prigionieri dall’Is in Siria negli ultimi anni mentre altri sono stati sottoposti a pressioni perché "ritenuti in possesso di informazioni su antichità nascoste di cui i jihadisti vogliono impadronirsi". Al Azm ha detto di ritenere che anche Asaad fosse stato arrestato perché ritenuto responsabile dell’evacuazione di molti reperti dal museo di Palmira e quindi a conoscenza delle località dove potrebbero essere stati nascosti.

"Personalmente - ha aggiunto Al Azm - conosco un archeologo che a Raqqa (nel Nord della Siria, ndr) è stato perseguitato dall’Is per diverso tempo con l’intento di estorcergli informazioni su presunti tesori nascosti". Amr al Azm, che dal 1999 al 2004 è stato direttore dei laboratori scientifici e per la conservazione presso il dipartimento della antichità e dei musei, è ora professore di Storia del Medio Oriente e Antropologia all’università americana di Shawnee, nell’Ohio.

Mosul, Ninive, Hatra, Nirmud, Khorsabad: viaggio tra i siti archeologici devastati dal Califfato. Luoghi di culto, statue, manufatti di valore inestimabile distrutti dai jihadisti. Che ora sono arrivati anche a Palmira, in Siria. E hanno deturpato le rovine patrimonio dell’Unesco.

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