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 2015  agosto 14 Venerdì calendario

Nel privé di Andrea Diprè, povero re del trash con la sua ombra nera– Il trash è uno stile inconfondibile, ma forse anche un concetto cosi relativo da risultare terribile e buffonesco, sfuggente e sconvolgente ad un tempo

Nel privé di Andrea Diprè, povero re del trash con la sua ombra nera– Il trash è uno stile inconfondibile, ma forse anche un concetto cosi relativo da risultare terribile e buffonesco, sfuggente e sconvolgente ad un tempo. Così si rimane incerti nell’assegnare corone a questo o a quell’altro suo esponente. Ma una scelta va pur fatta. C’erano molte immagini, in verità, per celebrare quale mostruoso king del trash stagionale Andrea Diprè, l’uomo che rallegra questa pagina agostana di Indizi Neurovisivi. La rete abbonda infatti di sue foto: sguardo lievemente strabico, vestito in giacca e cravatta come pure in camicia sbottonata fino all’ombelico, ovvero in canotta e mutande, non di rado stravolto dall’alcol o dalle droghe, disteso su un lettuccio d’albergo o stravaccato su un modesto divano da discoteca, spesso con quel microfono che sempre sollecita ammiccamenti e simulazioni in quelle singolari creature - aspiranti pornostar, uomini pelosi con voci femminili, persone con evidenti disagi e smanie di protagonismo - che Diprè, con indulgente auto-fideismo, definisce «opere d’arte mobili». Da qualche tempo si accompagna a Sara Tommasi, circostanza che lo ha spinto a farsi un inno-rap, intitolato Nel mio prive, con acclusa clip in cui entrambi appaiono proiettati in un sogno incubatico, sommersi di banconote, lambiti da fiamme infernali, intenti ad inalare polvere bianca mentre risuona il sempiterno motto e programma dipreiano: «Coca e mignotte/ tutta la notte». E vabbè: sebbene deviarne, trasgressivo e ai limiti della legalità, il trash finisce per ispirare pensieri più ingombranti di quanti ne vorrebbe eccitabili, ridicoli o sgomenti. Chissà quale posto Diprè si sta conquistando sulla scena. Quarantanni, trentino, forse avvocato, forse ex politico (Margherita, Lega Nord), a suo modo critico d’arte, per molti versi presentatore tv: ma di chi e di che cosa se non, forse, del grottesco e dell’umana, sgangheratissima debolezza? Si è scelta dunque una foto con una classica cascata di spaghetti dalla bocca. Perché in fondo la pastasciutta sdrammatizza e ridimensiona tutto, ma non l’ombra nera che si staglia fra collo e orecchie del soggetto.